L’uomo «normale» che fa volare la Roma

13
650

AS ROMA NEWS – Si può dire senza timori di smentita: è il momento più alto della Roma americana. Ancora senza titoli, ma ormai in pianta stabile nei piani alti del campionato e, finalmente, grande anche in Europa. La vittoria del girone di ferro in Champions League arriva nel giorno dell’approvazione del progetto del nuovo stadio, la squadra ci crede sempre più, la società gongola e si appresta ad accogliere a breve anche il main sponsor. Ma il segnale più importante percepito a Trigoria è un altro: i tifosi non sono mai stati così vicini a questa proprietà, dopo tante delusioni, qualche gioia rara, polemiche, illusioni, critiche, menzogne e progetti abortiti troppo in fretta. E se l’Olimpico si sta riempiendo un po’, pur lasciando ancora dei vuoti da colmare, il futuro impianto di proprietà potrà dare la svolta per raggiungere il livello della Juve e delle big d’Europa.

Non è un caso che Pallotta, come raccontato dal dg Baldissoni, martedì abbia chiesto dall’America: «I tifosi finalmente sono contenti?». Adesso sì, pur dovendo coronare il tutto con un trofeo che manca da quasi un decennio. Il presidente non ha mai perso l’ottimismo e continua a fidarsi totalmente dei dirigenti che ha messo ai posti giusti a Trigoria. Quest’anno non verrà in Italia per la festa di Natale come era solito fare, ma la sua assenza non è mai stata percepita come un reale problema a Trigoria. Semmai, a voler usare la battuta di un ex dirigente, «il vero guaio è quando Pallotta è qui». Veleni del passato a parte, adesso si respira un’armonia totale, figlia ovviamente dei risultati. Gran parte del merito va a due uomini che si sono inseriti in fretta nei meccanismi giallorossi: da una parte il diesse Monchi, dall’altra Di Francesco che è il personaggio in copertina di questi giorni. Due «normali» che hanno riportato serenità e fatto tornare l’attenzione sul campo, il calcio. Il tecnico è l’emblema della nuova Roma. La concretezza sembra la sua dote migliore, ma la squadra l’ha conquistata col lavoro di tutti i giorni. Superate le difficoltà iniziali e qualche naturale perplessità scaturita dall’addio di Spalletti, i giocatori ora sono tutti convinti che il sistema di gioco portato da Di Francesco sia quello giusto per vincere. Il pressing collettivo è la nuova arma micidiale dei giallorossi, che seguono uno spartito a prescindere dall’avversario: l’identità definita è segno di grande squadra. Eusebio fa ruotare tutti, ma non è un tipo tenero. Anzi: quando c’è da dire qualcosa ai calciatori, non usa giri di parole. Ne sanno qualcosa Dzeko e De Rossi, solo per citare due esempi. Il rapporti tra allenatore e dirigenti, poi, si è cementato in fretta.

Monchi ha il merito di aver scelto un tecnico che non poteva conoscere in profondità, Di Francesco è stato bravo a confermare da subito le buone impressioni del direttore sportivo. Una qualità particolarmente apprezzata? A differenza di Garcia e Spalletti, non ha il minimo desiderio di protagonismo e non ha imposto scelte particolari in settori che in teoria non gli competerebbero. Esempio: a inizio anno aveva ripristinato il ritiro pre-gara in albergo, ma quando gli è stato fatto notare che non porta chissà quali benefici, ha accettato di buon grado di tornare a vivere le ultime ore prima delle partite casalinghe a Trigoria. Dettagli che spiegano la «normalità» dell’abruzzese, molto più concentrato su quello che c’è da fare piuttosto che su quanto vada detto nelle interviste. Un risultato l’ha già ottenuto e non glielo toglierà nessuno: la Roma ha giocato il miglior girone di Champions League della sua storia. Ma il bello deve ancora venire.

(Il Tempo, A. Austini)

Articolo precedenteNuovo stadio, un anno per i cantieri
Articolo successivoEmerson e Schick veri rinforzi di gennaio

13 Commenti

  1. Si infatti e tanti “C.D. tifosi” lo hanno criticato e crocefisso ad inizio campionato.
    Ora bisogna andare avanti partita dopo partita serenamente ,con la
    consapevolezza di avere una bella squadra capace anche con le grandi
    di vincere e regalare grandi emozioni e di saper soffrire ed essere gruppo e famiglia soprattutto.
    Daje Daje Daje Roma Roma Roma.

  2. Senza esagerare (premetto) ma nessun tifoso della Roma (o simpatizzante) deve sminuire il risultato ottenuto in CL; soprattutto in confronto con le due penose eliminazioni dello scorso anno. Dopotutto (ma naturalmente non ci accontentiamo) vincere il girone di CL è un titolo. Forza Roma!

  3. Tutto bello, ma ancora non è arrivato il momento di fasse li boccioni a vicenda. La stagione è lunga e non commettiamo gli erroracci che hanno fatto i Milanari e che faranno sicuramente gli Intertristi e i Napuletani. Io a Settembre ho detto che secondo me se annamo a batte la vittoria del Campionato con la Juve alla penultima giornata , se così fosse ce metterei la firma da mo.
    Aspettiamo ora di vedere ( co sta fortuna che se trovamo) chi sarà la nostra avversaria agli ottavi. Vorrei un Siviglia che Monchi già conosce bene, o il Porto per una rivincita. Escluderei Shaktar ( non facile quel campo in inverno) Basilea ( soffriamo le squadre arroccate in difesa ) e ovviamente da evitare gli spauracchi Bayern e Real .AVANTI !

  4. Mi sono fatto l’idea che Pallotta venne a Roma per fare uno dei suoi tanti Business sparsi per il mondo e che poi, pian piano,si sia innamorato di questa Donna ideale che si chiama Roma.Ancora non vuole ammetterlo a sè stesso , perchè lui deve essere un freddo Uomo d’Affari, ma l’altra sera nella sua casa di Boston, pure a lui è spuntata una lacrima dopo la vittoria in Champions League.- Che hai Jimmy – gli avrà detto la moglie. – Maledetto raffreddore ,mi dà le lacrime agli occhi – avrà risposto lui…

  5. E’ una Champion League particolare, dove ben 5 squadre su 16 (tra cui noi) sono riuscite a qualificarsi agli ottavi partendo dalla terza fascia. Quattro di queste poi (tra cui noi) hanno addirittura vinto il loro Girone (oltre a noi Liverpool, Tottenham e Besiktas). Il nostro comunque era il secondo peggior girone per una squadra di terza fascia (conto come peggiore quello con Bayern e PSG…) e il nostro merito è enorme anche per il fatto che contemporaneamente non abbiamo perso punti in Serie A. Non ho parole, sono allibito / ammirato e provo una leggera ma netta vertigine da grande altezza ? …

  6. un plauso al mister artigiano della qualità..all’inizio,come molti,avevo avuto delle perplessità sul suo conto,ora invece,sono convinto,specie per il rapporto con i giocatori,che sia stata una scelta giusta,per cui accetti le mie scuse mister,del resto,sono i mister (i) della vita..eh eh eh..

  7. Ma perché non ribaltiamo il nostro punto di vista?
    Invece di pensare a quale squadra ci conviene pescare per andare avanti in CL pensiamo a quale squadra vorrebbe incontrarci.
    Io credo che nessuno dall’urna attualmente vuole pescare la Roma come avversaria.

    • Mah, Grunch, sarebbe bello ma non credo… forse un giorno chissà. Perché per adesso mi sa che a quelli del Real o del Bayern non glie ne importa un fico secco di incontrare noi. Le altre quattro, magari sperano più nel Besiktas o nel Tottenham… non lo so. Di sicuro immagino che nessuna di loro voglia pescare il Barcellona, il PSG o il City.

  8. DiFra mi ha sorpreso.
    Ho preso la sua nomina non come un ridimensionamento, ma come progetto a lunga scadenza.
    E la cosa mi lasciava perplesso perché la squadra c’era e i nuovi acquisti non mi dispiacevano, per contro, questa non è una piazza che ti lascia lavorare. Non più.
    Sapevo che la base c’era e che ci voleva un po’ di fortuna per avere un certo abbrivio iniziale, fare gruppo, crederci.
    Non c’è stata con l’inter, anche giocando bene.
    C’è stata con l’Atletico ed è stata importante.

    Il mister ci ha messo del suo nella gestione illuminata e fortunata del turnover, una lettura della partita attenta e puntuale, una gestione della comunicazione esterna perfetta.
    E credo anche interna, ma non lo sappiamo.
    Insomma: meglio delle più ottimistiche previsioni.
    BRAVO!

  9. Chissà se l’hanno preso perché reduce dalla bella prova di Sassuolo, e pronto al grande salto. E perché dopo anni di lamenti e livore occorreva un tizio capace di portare finalmente serenità e fiducia.
    Il progetto è uno e trino, perché è arrivato anche Monchi (non uno qualsiasi; mancandoci gli sceicchi, ed emigrato Tabagini ai Navigli, per forza ci occorreva uno capace di scovare talenti a prezzi sostenibili). E c’è il traguardo dello stadio.
    DiFra ha chiesto a Monchi di allestire 2 squadre competitive. Vogliamo dire che per un motivo o per un altro (Schick/Karsdorp/Peres) ancora non ci siamo del tutto? Tuttavia, anche per uno come me che di calcio è fermo alle aste, sembra un’idea tutt’altro che astrusa. Così si vince? Forse. Ma di certo così si potrebbe vincere.

  10. Difra fai attenzione oggi tutti si scappellano ma qualche mese molti di loro non la pensavano così. Non ti far incantare e tira dritto come hai fatto fino ad ora …fortunatamente conosci bene l’ambiente e sei corazzato

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci qui il tuo commento
Inserisci qui il tuon nome