
ULTIME NOTIZIE AS ROMA – Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma e della Nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista a Walter Veltroni pubblicata sull’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. Questo uno stralcio delle risposte del numero 7 giallorosso:
Si ricorda la prima volta che è andato allo stadio?
«Sì, fu in curva, con papà. La prima volta che andammo lui rimase sbalordito. Avrò avuto cinque anni, non di più. Mi ha raccontato che, diversamente dagli altri bambini, io mi misi seduto serio e composto e seguii tutta la partita senza dire mai una parola. Ero teso, concentrato. D’altra parte il calcio riempiva ogni momento della mia giornata. Facevo la collezione delle figurine Panini con grande dedizione. Le prime immagini che cercavo erano quelle della Roma. Anzi, la prima in assoluto, nella mia lista dei desideri, era quella di Francesco Totti. Facevo spendere un sacco di soldi ai miei per l’acquisto delle bustine finché non la trovavo. E non ci sono riuscito sempre».
Come seppe di avercela fatta?
«Mi ricordo quando arrivò a casa la lettera che diceva che la Roma mi avrebbe preso. Per due o tre giorni non feci altro che guardarla e riguardarla, non mi sembrava vera. Può immaginarsi che cosa possa significare, per un bambino di nove anni malato di calcio, sapere che la tua squadra del cuore ti prende nel suo seno. Ero rapito da quel sogno che si realizzava».
La prima volta in sede come fu?
«Mi portarono i miei, ovviamente. Dovevo firmare una carta, non un contratto. E firmai, con la mia calligrafia incerta di bambino. Avevo meno di dieci anni di vita. Fu lì che incontrai Bruno Conti, persona straordinaria, alla quale sono sempre restato legato. Da allora, fino a che non ho preso la patente, mio padre e mia madre mi hanno sempre accompagnato all’allenamento. Restavano in macchina ad aspettarmi, oppure prendevano un caffè con gli altri genitori. Noi ragazzini qui a Trigoria entravamo dal “terzo cancello”, quello delle giovanili. Non avrei mai immaginato, allora, di varcare il primo, quello grande, della prima squadra. Ci penso ogni mattina, ora, quando entro con la macchina. E ripenso sempre alla fatica e al sacrificio dei miei».
Totti era il suo idolo, ricorda quando lo ha incontrato la prima volta?
«La prima volta che ci ho parlato è quando, con la Primavera, ci allenavamo con la prima squadra. Ma prima, quando lo incrociavo da ragazzino, ci parlavo tantissimo, dentro di me. Ma lui non lo sapeva. Era un dialogo a senso unico».
Ebbe una malattia seria.
«Sì, era la conseguenza infettiva di una mononucleosi che avevo contratto nello spogliatoio. Malattia asintomatica che però produsse una serie di anomalie temporanee nel funzionamento del cuore. Degli scompensi, che il mio cuore compensava accelerando i battiti. Una persona normale può avere aritmie nella misura di quattro o cinquecento. Io, lo disse l’Holter, ne avevo ventimila. Ogni piccolo sforzo mi produceva un affanno terribile. Decisero un piccolo stop: la diagnosi era di sei mesi. Ma io ero talmente entrato in sintonia col mio corpo che ogni sera mi mettevo la mano sul cuore e misuravo la frequenza dei battiti irregolari. Riconoscevo le aritmie e ne contavo la frequenza. Mettevo il cronometro sul cellulare e, con la mano sul petto, cercavo di capire se andasse meglio. Avevo fretta di guarire. Dopo quattro mesi mi accorsi che le aritmie, prima diminuite, erano sparite. Chiamai i miei genitori e facemmo un controllo. L’esito fu positivo. E fu meraviglioso. Rientrai in campo dopo poco ma, alla prima partita, dovetti uscire per una frattura del quinto metatarso. Fermo altri venti giorni. Che mi sembrarono un’eternità, dopo i quattro mesi con la mano sul cuore».
Ebbe paura, in quei giorni?
«No, non ho mai avuto paura che il mio sogno finisse. Sono caratterialmente fatto così. Penso che ci sia un significato nelle cose che mi accadono. Per questo non ho mai mollato. Mi ripetevo che mi stavo solo riposando, per tornare più forte, con più voglia. E alla fine è stato così».
Cosa significa essere romani nella Roma?
«E’ una responsabilità importante. Ti senti in dovere di fare felice la tua gente. So quanto conti da come il calcio è vissuto dalla tua famiglia. Lo so da mio padre. Per fortuna per papà conto più io. Almeno un po’ di più della Roma…».
Che tipo di responsabilità è?
«Quella che sento tanto è trasmettere ai miei compagni cosa vuol dire stare qui. Nulla mi fa più male della superficialità o del menefreghismo. Per fortuna nella mia squadra questi atteggiamenti non esistono. Tutti sanno quanto sia importante stare qui. E mettercela tutta. Si può vincere o perdere,ma devi uscire dal campo senza rimpianti».
Perché è così difficile vincere a Roma?
«Vincere è difficile dappertutto. L’unica cosa che si può fare per vincere è lavorare, essere seri, professionali e creare un clima tanto forte e positivo qui dentro, tra noi, da resistere alle pressioni esterne. La Roma oggi sta crescendo anche in questo, si sono fatti passi in avanti importanti. Non so se vinceremo o no, ma oggi c’è un clima nuovo. Ripeto: per vincere bisogna solo lavorare. Sono convinto che un giocatore la domenica si esprima al livello che ha tenuto la settimana durante gli allenamenti».
Fonseca ha aiutato questo clima?
«Quest’anno abbiamo trovato un allenatore che, secondo me, è tra i cinque migliori al mondo. Non solo dal punto di vista tecnico, anche per il carattere, per la positività che porta nel collettivo. Lui e il suo staff si prendono cura della squadra da tutti i punti di vista e fanno capire che qui non si scherza. Un gruppo così qui non c’è mai stato. Siamo amici, compatti, ci aiutiamo l’uno con l’altro. So che ci si attendono vittorie, da noi. Sono convinto che, continuando così, potremo toglierci molte soddisfazioni».
Quest’anno la Champions è un obiettivo realizzabile?
«E’ il nostro obiettivo. Questo è stato un anno di grandi cambiamenti. Stiamo migliorando. Non dobbiamo porci dei limiti perché non ne abbiamo. La Champions è raggiungibile, se continuiamo così».
Un altro modo per arrivarci è vincere l’Europa League…
«E’ un altro obiettivo che abbiamo sviluppato in questi mesi. Non si deve sottovalutarlo, la società ci ha chiesto di prenderla seriamente. Nel girone potevamo fare meglio. Dovevamo passare per primi. Vuol dire che quello che abbiamo sbagliato al primo turno non dobbiamo sbagliarlo ora».
Si sente più mezzala o regista?
«Forse più mezzala. Il regista ha più compiti e responsabilità tattiche. A me piace vagare per il campo, toccare la palla tante volte, essere sempre nel vivo del gioco. Toccando tante volte il pallone prendi confidenza, ti senti più sicuro. Fonseca mi lascia libero. Mi chiede di cercare lo spazio, di non frenarmi. Mi dice sempre: “ Dove è lo spazio, tu vai”».
Fare un assist è come fare un gol? Lei ne fa molti e belli.
«Ora è più semplice. I miei compagni hanno imparato a conoscermi: quando io ho il pallone “vanno” tutti, nessuno viene più incontro alla palla. Sono anche schemi studiati in allenamento. Molti mi prendono in giro ma per me fare un assist è come fare un gol. Ti arriva la palla, vedi uno spazio, una linea di passaggio e vai, secondo l’istinto… Sono frazioni di secondo. Istanti in cui devi decidere. E per me un vero campione è quello che prende le decisioni e che sa rischiare anche le giocate difficili. De Bruyne è così, non sbaglia mai una decisione. Se lui forza una giocata è perché è possibile».
Cosa ha imparato da Totti?
«Tanto. Quando era in campo non si poteva non rubare con gli occhi da lui. E’ uno di quei giocatori che, da solo, vale il prezzo del biglietto. Dopo mi ha aiutato a capire tante cose qui dentro, ad avere gli atteggiamenti giusti. La sua esperienza calcistica e umana mi è stata molto utile. Mi ha confortato nei momenti difficili. A ventuno anni essere accolto da Totti mi è sembrato un film. Non entro nelle vicende specifiche ma, a livello umano, mi dispiace tantissimo venire qui e non vederlo tutte le mattine, come succedeva prima. E lo stesso vale per Daniele».
Sarà un giorno capitano della Roma?
«E’ una cosa molto importante, significa trasmettere agli altri cosa significa giocare a Roma, nella Roma. Ora c’è Florenzi e nessuno sa farlo meglio di lui. Sa trasmettere il senso di questa identità e sa capire e tirare fuori dai compagni di squadra il meglio. Se questa squadra ora è in ripresa molto è merito suo, di Dzeko, di Kolarov e di tanti altri».
Resterà a vita nella Roma?
«Io cerco sempre di essere sincero, tanto le parole vengono sempre giudicate, almeno si giudica il mio pensiero autentico. Che si possa paragonare la mia carriera futura a quella di Francesco o Daniele è per me solo un onore. In questo momento vorrei stare qui sempre ma certamente questa deve essere anche l’intenzione della società. Io sono un ragazzo molto ambizioso, che pretende molto da se stesso e dagli altri. Per me sarebbe perfetto restare qui per sempre. Sono orgoglioso della Roma, non lo dico formalmente, e penso che la società possa crescere ancora. Qualcuno dice che vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci. Io voglio vincerne dieci, non uno. Dieci che valgono dieci».
Come vivete il cambio di proprietà in corso?
«Noi sappiamo quello che leggiamo. Le nostre realtà sono lo spogliatoio, il campo, tutti i giorni. E in queste dimensioni sentiamo sempre la società presente. Il resto è un altro livello, che non dipende da noi. Restiamo in attesa, sapendo che, se anche le cose cambiano, la Roma resta la Roma».
(Gazzetta dello Sport)
Caro Lorenzo, clima nuovo, allenatore nuovo, DT nuovo, problemi VECCHI.
A distanza di sei / sette mesi ancora non riusciamo a mandar via i strapagati di questa rosa.
E decidere per confermarti.
Non capisco che strategie adottano, ogni anno gli stessi problemi, ogni anno le stesse cose scritte, la Roma Punta a …….. e poi non spara mai.
E ci si lamenta perché i tifosi non vanno più allo stadio.
E BASTAAAAAA !!!
“Io sono un ragazzo molto ambizioso, che pretende molto da se stesso e dagli altri. Per me sarebbe perfetto restare qui per sempre. Sono orgoglioso della Roma, non lo dico formalmente, e penso che la società possa crescere ancora. Qualcuno dice che vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci. Io voglio vincerne dieci, non uno. Dieci che valgono dieci».
Mi sembrano ragionamenti di un giocatore che vuole giocare in club che ogni anno competono per qualche titolo o trofeo.
La Roma storicamente non fa parte di quei club.
Non penso farà la carriera di Totti e DeRossi.
Credo che lo saluteremo prima o poi.
…per favore aspetta una mesata …
Da fare rinnovo immediato Friedkin o Pallotta Pellegrini non si tocca+!!
Rinnovo subito!
Nzonzi Pastore Kalinic Zappacosta Juan Jesus Fazio Florenzi Shick Karsdrop.
Me volete di che non si riesce a rinnovare a Lorenzo? Per favore non fatemi questo. Per favore rinnovate subito. Altro che aria nuova. Servono i soldi per i giocatori da comprare ma serve cervello e soldi pure per tenerli.
Magic Monchi pezzo di …..
A.presto con annuncio ufficiale senza se senza ma.
Roma sempre.
“….se anche le cose cambiano, la Roma resta la Roma.” Sintesi perfetta! Alla faccia di tutti quelli che affibbiano stupide etichette, “pallottiani o anti-pallottiani”, “tottiani o anti-tottiani” e così via. Anche su questo sito leggo ogni tanto amenità simili…”divide et impera”…la storia è sempre quella!..e mentre ci si accapiglia su queste stupide pseudo-rivalità gli altri si aggiustano i c…zi loro. Per questa sintesi perfetta con cui hai chiuso l’intervista: Bravo Pellegrini…continua così e…con la Magica! Questo è il mio auspicio..forza Roma.
Se lui vuole fare come Totti e De Rossi, dipenderà dalla società è vero ma molto anche da lui
Domenica è stato l’unico a tirare in porta, in un paio di occasioni ha anche esagerato spedendo in tribuna mentre poteva passare a compagni completamente smarcati (vedi primo tempo).
Il rinnovo del contratto lo vedo scontato, ritengo che sarà il primo atto della nuova proprietà con il quale si presenterà ai tifosi.
Pellegrini lo reputo un discreto calciatore, ma comunque è ancora troppo discontinuo e purtroppo, come molti altri compagni di squadra (Perotti, Pastore, Miki) soffre della sindrome della mosciarella tiro zero potenza.
Una bella intervista e frasi non banali, di cui apprezzo l’onestà, tanto riguardo al presente quanto al futuro (se ha quelle ambizioni, difficile che resti a vita).
A chi quotidianamente si scanna cercando il “colpevole” dei nostri insuccessi, consiglio di soffermarsi su queste due frasi: “Ripeto: per vincere bisogna solo lavorare. Sono convinto che un giocatore la domenica si esprima al livello che ha tenuto la settimana durante gli allenamenti” e “Un gruppo così qui non c’è mai stato. Siamo amici, compatti, ci aiutiamo l’uno con l’altro”.
Non è la prima volta che un nostro giocatore ammette che la mancanza di vittorie deriva dalla poca applicazione in settimana, così come è evidente che in diverse stagioni ci sono state tante parrocchie e mai un gruppo. Manca da sempre il manico? può darsi, ma se così tanti allenatori e dirigenti hanno fallito, forse la soluzione non sta solo nel “sergente di ferro”, ma nel metterlo in condizione di lavorare in un certo modo (vedasi come Conte ha trasformato l’Inter, squadra e non più prime donne, anche se giocano da schifo). Mi auguro che Fonseca venga messo nelle condizioni di poter lavorare bene e far rendere al meglio, come in parte con alcuni ha già fatto, le potenzialità della squadra, così come accade su altre piazze meno famose, ma forse più affamate. Quanto a Pellegrini, se resta con i piedi per terra, smette di cercare il colpo a effetto prima che la partita sia già al sicuro, ha tutto per diventare un top player
Sono d’accordo, e come ho già detto non condivido tutto questo pessimismo dopo la partita di domenica: abbiamo fatto 31 tiri (loro 4 o 59 e non ci siamo mai fermati, ed è questo che conta perchè conferma la buona preparazione ed il buon gruppo. Le critiche aprioristiche sono di non-tifosi o di chi non ha visto la partita.
C è un clima nuovo……te schifano tutti a sparlotta, ma popo tutti, ce ne fosse uno,ma uno, oltre i tre quattro nick qua dentro, che parla bene del ballotto.
Ormai sanno che te ne vai e pianpian usciranno tutti i commenti che ti schifano
può anche darsi che tu abbia ragione, ma che c’entra questo commento con l’intervista a Pellegrini? possibile che di qualsiasi cosa si parli dovete per forza infilarci pallotta? ma non vi siete rotti le palle di dire sempre e solo le stesse identiche cose da anni? un mese di pazienza e se ne va, così potrete esultare tutti e 3 i milioni di veri tifosi della Roma, tranne i 4 che tifano pallotta, va bene? però poi ve prego: basta infilarcelo in ogni discorso che si fa…non se ne può più
Magari criptico…magari…
Questo e’ davvero un ragazzo eccezionale. Professionista serio e maturo. Puo’ piacere o meno tecnicamente (a me piace molto) ma queste sue caratteristiche non sono in discussione. Sara’ un perfetto futuro capitano della roma…spero il prima possibile.
A rega sento gente che lo etichetta come TOP PLAYER …. ma che ve calate?????? Allora se credete queste cose vi faccio un quesito:
Se ci fossero De Bruyn Eriksen Ozil in panchina sto Top player lo fareste MAI giocare??? Senza farla troppo lunga paragonate il miglior Pastore ( e dico Pastore ehhhh) visto a Roma con il miglior Pellegrini , onestamente chi fareste giocare??? Ma per favore o siete veramente con i prosciutti davanti gli occhi o siete intellettualmente disonesti.. aa maja.. ma per piacere.
Ma quale toppleye e toppleye..scambio anche oggi Eriksen-Pellegrini , TUTTA LA VITA.
A Pellegri’ se voi rimanè levate quella clausola e firma sto contratto e niente fascia per ora. Facce vince con le tue giocate se rimani e poi fascia… altrimenti al braccio la devono avere i veri Top (della Roma) Edin o Kolarov.
Mettono i pollici versi i soliti “zolo aa maja , romano e romanisda” “damoje aaa fascgia perghè è romano e romanisda ” colpa vostra per i 3 scudetti in 92 anni … Petrachiiiii PIJA ERIKSEN!!!
pellegrini…vuoi fa una scommessa??…a te er derdy non te lo fanno giocare!! lorenzo sei diffidato te , Florenzi, Kolarov…che se giocamo??? na biretta? io ce sto..(magari pago)..
se vuole rinnovare a massimo 3 mln ok, se vuole di più impari prima a segnare.
altrimenti mi prendo eriksen a zero a giugno e gli do 8 mln l’anno ma quello sa segnare
Sei come tutti gli altri giocatori fai pressione su di noi tifosi per strappare più soldi e nello stesso tempo rimanere a casa. Dopo tanti anni di giocatori e delusioni il mio motto è gioca,impegnati senza parlare.
Tra quelli da te nominati mi ha meravigliato il nome di Ozil, una delle pippe assolute che per sbaglio è stato definito grande calciatore.
Tranne all’inizio di carriera al Werder Brema dove sembrava un fenomeno successivamente ha fallito miseramente con Real e Arsenal soprattutto per il carattere.
Pellegrini a Eriksen, leggermente in calo nelle ultime 2 stagioni forse perchè stanco della sua avventura al Tottenham, e De Bruyn al momento potrebbe portare la borraccia.
Abbelloo smetti col peyote, poi possiamo parlà …de bruyn porta la borraccia…tavci vostra ahahahahah
Ma tutte queste belle parole le ha dette prima o dopo la partitaccia col Toro? No, perché se le ha dette poco sarebbe stato meglio restare in silenzio…
(“Ballotta purciaro caccia li soldini / Togli la clausola e paga Pellegrini”. Io scrivo i testi e sono abbastanza intonato, chi mi accompagna con la chitarra?)