AS ROMA NEWS (CORSPORT, M. DE CESARE) – Il calcio è un sogno, quando sei bambino: guardi la partita in tivù e sei nel futuro, ti senti già un giocatore affermato. E’ sempre un sogno, quando corri e sudi nelle giovanili: pensi solo al giorno in cui potresti esordire in serie A. E resta purtroppo un sogno quando, invece, non riesci a diventare un campione, smetti e rimani un tifoso, uno dei centomila, un calciatore mancato. E quel tifoso una notte fa un sogno: se provasse a raccontarlo rischierebbe di sentirsi dire che ha avuto un incubo. Ma ci pensa bene e gli viene in mente che qualcosa di vero quell’incubo nasconde. Nel buio della notte ha “visto” parlare Josè Mourinho e Rudi Garcia. Impossibile: da pari a pari, anche se il primo è un autentico totem e ha vinto tutto a tutte le latitudini e in tutta Europa, fin quasi alla noia. Mentre l’altro poco o niente, sette partite di fila con la Roma (e i tifosi sono lì che già fantasticano) e solo uno scudetto e una Coppa tra le mure di casa, in Francia. Ma nei sogni niente è impossibile: quel dialogo quasi irreale, perfino irriverente, in fondo è interessante. (…)
«Sono Josè Mourinho, ho 50 anni, sono professore di educazione fisica, sono l’unico allenatore ad aver vinto i campionati in Inghilterra, Italia e Spagna».
«Io, Rudi, adotto di solito il 4-3-3, chiedo alla squadra di stare molto alta e chiedo agli esterni di partecipare al gioco sia in fase offensiva che in quella difensiva. E, adesso, faccio a meno anche del centravanti. Credo nel gruppo e nella forza dello spogliatoio. Le primedonne sono al servizio del collettivo».
«Io, Mou, nella varie fasi della carriera, ho alternato soprattutto il 4-3-3 al 4-4-2. Anche io chiedo una intensa partecipazione al gioco da parte degli esterni. Il centravanti? Con me un certo Eto’o, nell’Inter faceva il tornante e rientrava a chiudere al limite della nostra area di rigore. Credo nel gruppo e nella forza dello spogliatoio. Le primedonne sono al servizio del collettivo».
«Io amo far allenare la squadra usando molto il pallone, a Trigoria se ne sono accorti: corsa abbinata alla tecnica, schemi provati e riprovati».
«Io sono considerato uno dei principali artefici del pallone abbinato alla tecnica, da sempre: faccio svolgere allenamenti esclusivamente attraverso l’uso del pallone».
«Io ho un carattere particolare: non aggressivo come te, Josè, ma tendo anche io a fare da parafulmine e, soprattutto, a essere graffiante («abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio», «chi contesta la Roma non è della Roma…. Al massimo della Lazio») usando tanta ironia. Ma i miei toni sono garbati».
«Io, invece, sono una forza della natura. Grinta, rabbia, agonismo in panchina e non solo. Il tutto finalizzato al bene alla squadra; è giusto, come facciamo noi, metterci al centro del “ciclone” mediatico, la squadra resta al riparo».
«Comunque, grazie della chiacchierata, Mou…».
«Di niente, Rudi… ti confermo che mi somigli in tante cose».

