Ecco lo Stadio della Roma: il sogno è aprirlo nel 2016

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AS ROMA NEWS (IL TEMPO, A. AUSTINI) – Eccolo. Hanno provato a tenerlo nascosto per due anni, mentre l’architetto Dan Meis, un americano appassionato di Roma e della Roma, lo disegnava ispirandosi al Colosseo. Il nuovo stadio giallorosso da ieri non ha più segreti. Ora bisogna costruirlo. A Tor di Valle, lì dove c’è ancora l’ippodromo di Febbre da Cavallo ormai fallito. Ci vorranno almeno tre anni, poi vedremo i giocatori uscire per il riscaldamento da una piattaforma idraulica che si alzerà fino al campo. Come i gladiatori: l’americanata che non guasta.

«Lancio la sfida a Pallotta di inaugurarlo nella stagione 2016-17, mi piacerebbe vederci giocare Totti» dice il sindaco Marino. In realtà sarà già un buon risultato aprirlo nel campionato successivo. Uno stadio mai visto in Italia. Moderno, iper-tecnologico, rialzato di 13 metri rispetto al terreno, con tre anelli e la Curva Sud da 14mila posti separata dal resto dei settori a costo di rimetterci qualche seggiolino. All’esterno una facciata che richiama il Colosseo e «verrà costruita usando le stesse cave da cui venivano le pietre dell’anfiteatro Flavio» dice orgoglioso Meis. La copertura sarà di vetro opaco e teflon. La capienza base è di 52.500 spettatori, estendibile fino a 60.000 per ospitare una finale di Champions League.

Ieri, nell’affollata Protomoteca del Campidoglio, il presidente Pallotta, il Ceo Zanzi e Meis hanno svelato una serie di dettagli del progetto. Non tutti perché come specifica la Roma, «il progetto è attualmente in fase di sviluppo». Resta da chiarire il piano delle infrastrutture: l’impianto è bellissimo ma per raggiungerlo ci sarà bisogno di uno svincolo sulla Roma-Fiumicino, l’ampliamento della Via del Mare e una nuova stazione ferroviaria della Roma-Lido, anche se l’assessore Caudo parla addirittura di un prolungamento della metro B.

Si vedrà. Intanto gli americani e il costruttore Parnasi hanno creato una Newco italiana denominata «Stadio Tdv Spa» che guiderà l’operazione. Poi, a costruzione ultimata, l’impianto «sarà di proprietà della Roma» assicura Pallotta. Ovvero quando produrrà ricavi e i costi saranno coperti. Lo stadio in sé costerà 300 milioni di euro, ma ne serviranno altri 700 per completare tutte le infrastrutture: 1 miliardo di investimenti complessivi, interamente coperti da privati. La garanzia economica di un’operazione così imponente è il coinvolgimento della Goldman Sachs, l’advisor mondiale scelto da Pallotta e Parnasi per cercare finanziatori. Saranno coinvolti diversi partner, venduti in anticipo pacchetti «vip» per creare subito un’economia e ceduti i diritti sul nome dell’impianto: la ricerca è già a buon punto e probabilmente troverà l’azienda giusta in America. Per ora si chiama semplicemente «Stadio della Roma». Con un suo sito internet dedicato e un logo.

Al momento non è previsto alcun coinvolgimento del potenziale socio cinese. Anche perché «non abbiamo parlato con loro – spiega Pallotta – negli ultimi due mesi. Abbiamo avuto qualche contatto preliminare, ci sono piaciuti, ma non è necessario averli come investitori: qualsiasi contatto è con Unicredit».

Il resto dovranno farlo i tifosi-clienti: agli abbonati per la prossima stagione verrà riservata una prelazione sui posti del nuovo stadio. Quanto costerà un abbonamento? «I prezzi – giura Zanzi – saranno ragionevoli e competitivi». Attorno allo stadio nascerà il Villaggio della Roma. I giocatori si alleneranno nel nuovo centro sportivo, mentre Trigoria verrà destinata alle giovanili. I romanisti, prima e dopo le partite, potranno sbizzarrirsi nei ristoranti a tema e i negozi (245 punti vendita compresi quelli interni), il Nike Store che avrà all’esterno un maxischermo e sorgerà davanti a una scalinata «come quella di Trinità dei Monti» sogna Meis. Sugli scalini si potranno radunare i tifosi per seguire le partite in trasferta. Una sorta di Curva Sud bis. E quando non si gioca, spazio a concerti e convegni.

La scommessa vitale per il futuro ad alti livelli della Roma è anche un’occasione d’oro di rilancio per Marino. «Valuteremo il progetto in 90 giorni – assicura il sindaco – vogliamo dimostrare che a Roma si può realizzare un’opera del genere in un tempo relativamente breve. Aumento di cubature? Non vogliamo nuovo cemento nell’agro romano e non si aprirà lo stadio se non verranno completate tutte le opere infrastrutturali che noi chiediamo. Forse non si è capito, noi abbiamo cambiato pagina». E la Roma vuole cambiare marcia.

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