IL MESSAGGERO (S. MENAFRA) – È la giornata decisiva per la chiusura dell’offerta sull’acquisto della società sportiva As Roma. E lo sceicco Adnan Adel Arel Qaddumi ha già detto che riuscirà a dimostrare che «non è in difficoltà economica» e che anzi ha i 50 milioni necessari a concludere l’affare. Nel frattempo, però, la procura di Roma ha deciso di iscrivere al registro degli indagati il suo nome, con l’accusa di aggiotaggio. L’iscrizione al registro degli indagati è un atto dovuto per verificare se fosse corretto il comportamento dello «sceicco» quando nel corso del mese scorso ha fatto circolare la voce sulla sua offerta alla As Roma Spa che poi, su richiesta della Consob, ha fatto un comunicato pubblico spiegando di aver ricevuto una manifestazione di interesse.
I dubbi dunque riguardano soprattutto l’effettiva consistenza del patrimonio di Al Qaddumi. Nei giorni scorsi, il Messaggero ha pubblicato alcuni documenti riservati in cui si dimostra che l’imprenditore, apparentemente milionario, ha un debito di 4mila euro con la Popolare di Spoleto. E le società a lui riconducibili al momento sono appena due: la prima, l’unica attiva, è la Amyga oil & gas holding srl, e resta tutta in famiglia. Il 77% appartiene allo stesso Adnan al Qaddumi, il 10% è del figlio carabiniere Adel, un altro 10% per la figlia Yasmin che è anche impiegata presso la stessa società più un 3% di azionisti minori. L’altra società dello sceicco è la Technofin, capitale di 10mila euro di cui 3mila versati e di fatto inattiva. Lui ne controlla solo il 50%. A sentir lui però il suo patrimonio arriva a 2 miliardi e in Medio Oriente gli affari fioccano. L’ultimo per la costruzione di una zona industriale, Assir, in società con l’Hitech international group/Aramco. A pesare negativamente sull’immagine di Adan Adel Aref Al Qaddumi al Shtewi c’è anche il precedente di due anni fa con Acqua Marcia. Lo sceicco promise di salvare l’azienda e che avrebbe versato immediatamente 30 milioni. Poi però i soldi non arrivarono.

