Bojan: “Io, dal Barca ad Eriksen. Ma con la Roma nel cuore”

5
2125
CATANIA, ITALY - JANUARY 14: Krkic Bojan of Roma during the Serie A match between Catania Calcio v AS Roma at Stadio Angelo Massimino on January 14, 2012 in Catania, Italy. (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

AS ROMA NOTIZIE – Dopo aver girato mezza Europa, ora Bojan Krkic sta provando il calcio in capo al mondo, al Montreal Impact, sotto la guida di Thierry Henry. Lo spagnolo non si è dimenticato però le esperienze passate, su tutte, ovviamente, quella al Barcellona e quella alla Roma, della quale ha ancora tanti ricordi freschi. Ne ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole:

Un’immagine per Roma?
Francesco Totti. Lui è stato Roma e la Roma, era come un dio. Adesso che lui e De Rossi non giocano più mi fa davvero strano. Ricordo anche l’Olimpico, i tifosi, il mio primo gol in casa con l’Atalanta. Mi hanno sempre voluto bene e tutt’ora penso a loro. Anche a Sabatini, mi ha sempre dato fiducia. Era onnipresente. Si metteva sul tetto e osservava tutto. Viveva la Roma h24.

Provò a farlo anche Luis Enrique.
Aveva una sua idea e voleva imporla, non fu facile. Quando andò via noi giocatori eravamo dispiaciuti, ma in Italia è difficile convincere con un certo tipo di idee. Ricordo partite in cui avevamo in mano il gioco, tanto possesso palla, ma prendevamo gol in contropiede.

È contento di quanto ha fatto alla Roma?
Certo. Era il primo anno in Serie A, lontano da Barcellona, in una piazza importante. Segnai 7 gol e giocai quasi tutte le gare. Non so quanti giocatori abbiano fatto lo stesso alla prima stagione in A.

Arrivò in Italia come “nuovo Messi”, questo l’ha condizionata?
Sì, sono sincero. Feci bene, ma siccome arrivavo con quell’etichetta allora i tifosi si aspettavano che segnassi tutte le partite. Una cosa così non puoi gestirla, viene dall’esterno, dai media. Mi chiede se avrei potuto fare meglio. Certo, è normale, serviva soltanto un po’ di pazienza. Però dico una cosa: dopo aver giocato nella Roma, l’anno successivo mi prese il Milan. Segnai tre gol e giocai in una squadra importante, con una maglia che conta. Ecco, se un club come quello ha creduto in me, vuol dire che all’Olimpico avevo fatto vedere belle cose.

(Gazzetta dello Sport, F. Pietrella)

Vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime notizie della Roma sul tuo cellulare? Iscriviti subito al canale Whatsapp di Giallorossi.net!
Articolo precedenteFonseca, storia di un torneo infortunato
Articolo successivoLa Roma scommette sul futuro: da Zaniolo a Diawara c’è un tesoro

5 Commenti

  1. Per le qualità enormi che aveva ha fatto una carriera insignificante, qual è il suo problema non lo so, ma questa è la dimostrazione palese che nel calcio a volte non bastano avere solo le qualità per diventare un calciatore importante

  2. ATTENZIONE: La moderazione dei commenti è ora più rigorosa.
    Per qualsiasi dubbio potete consutare il nuovo regolamento.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci qui il tuo commento
Inserisci qui il tuon nome