Bonucci: ”Roma, scudetto solo per noi”

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NOTIZIE AS ROMA (Gazzetta.it) – Dalla stagione 2009-2010 ad oggi, Leonardo Bonucci ha messo insieme 14.888 minuti di serie A. È un “Ironman” del nostro calcio: meglio di lui tre portieri (De Sanctis, Handanovic e Mirante) e un solo uomo di movimento, Alessandro Lucarelli con 15.033. “Un dato che mi inorgoglisce – dice il 27enne difensore azzurro – . Nessun segreto: vita sana e serietà professionale. In campo mi sento decisamente un soldato. E dico grazie pure al mio motivatore Alberto Ferrarini: l’ho conosciuto che ero in tribuna a Treviso, e ora sono alla Juve e in Nazionale”.

Bonucci, cosa rappresenta oggi Juve-Roma?
“La sfida fra le più forti squadre italiane”.

Alla pari?
“I più forti siamo noi, lo abbiamo dimostrato sul campo negli ultimi tre anni, ma la Roma è cresciuta, molto, sia tecnicamente sia a livello di autostima. Mi aspetto una sfida parecchio diversa dalle passeggiate che abbiamo fatto in casa negli ultimi anni”.

Che peso avrà sulla corsa scudetto?
“È presto per arrivare a conclusioni particolari, di sicuro lo scudetto sarà comunque un affare a due, fra noi e la Roma appunto. Il resto del gruppo mi sembra piuttosto lontano…”.

Tolga di mezzo due giocatori giallorossi?
“Eviterei volentieri Totti e Gervinho. Francesco è un grande, un fenomeno, il vero leader, mentre Gervinho è l’uomo chiave della Roma, è il cambio di passo dei giallorossi”.

Juve a due velocità: devastante in campionato, timida in Europa. Dove sta la verità?
“Forse in Europa manchiamo di un po’ di personalità. A Madrid in effetti ci siamo limitati al compitino, mentre a un certo punto bisognava osare di più. Però, la gara l’abbiamo fatta noi, da grande squadra”.

Parliamo di Nazionale: come si può giustificare il disastro in Brasile?
“Siamo partiti convinti di essere fra le più forti, parlavano di grande gioco, di ‘Tiquitalia’, e la nostra testa è andata forse un po’ oltre. E poi il ritiro era un po’ troppo vacanziero. Eravamo in un resort meraviglioso, con la spiaggia e il mare lì, a due passi. Una situazione simile non era in effetti il massimo per preparare anche mentalmente un Mondiale, soprattutto deviava quei giocatori meno abituati a gestire la pressione di eventi tanto importanti”.

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