«Bravo Lorenzo. Così hai coronato pure il mio sogno»

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AS ROMA NEWS – Poche ore prima dell’esordio in A del figlio, Angelo Di Livio era al campo della Tor Tre Teste, con l’amico Di Biagio e Fabio Liverani per un torneo di ragazzi del 2002. «È vero, la prima squadra ha parecchie assenze — spiegava — ma non sono voluto andare a Verona, la partita la guarderò in tv. Anche per non mettergli troppa pressione». Nel pomeriggio, poi, le cose sono andate bene: non per la Roma, ma per la famiglia sì. Tenendo conto che lui, che in carriera ha vinto tre scudetti, una Champions e l’Intercontinentale, giocato due Mondiali e due Europei, ha sempre ammesso il rammarico per non aver esordito con la Roma. «Ma ora questo rammarico non c’è più — commenta —, sono andato in panchina con la prima squadra 2-3 volte con Eriksson, ma andai via senza giocare un minuto. Era il sogno di mio padre, vedermi in A con la maglia della Roma: Lorenzo ha realizzato il sogno suo, il mio, e quello di mio padre. Che non c’è più, ma in qualche modo avrà visto lo stesso».

QUANTI SQUILLI – E se l’ex Soldatino ci riuscì a 27 anni, il figlio lo ha fatto a 18 (19 lunedì). «Sono il padre, e non posso certo essere imparziale, ma a me la sua prova è piaciuta: è entrato in un momento difficilissimo e ha fatto le cose semplici, senza strafare. Lui ha più qualità di me, e anche personalità, ma ci sarà tempo per fare dribbling e giocate, in quella fase serviva altro. E la cosa che mi è piaciuta di più è stata quel fallo su Pepe, per cui si è preso un giallo sacrosanto: stava andando via, per il bene della squadra in qualche modo bisognava fermarlo». Tante le telefonate di complimenti:«Giannini, Desideri, Righetti. Mi sa che ora spengo il telefono, è un continuo squillare. Pure Del Piero mi ha mandato un messaggio…».

(Gazzetta dello Sport, F. Oddi)

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