GIALLOROSSI.NET (A. Misuri) – Le bandiere esistono finché c’è qualcuno che ama sventolarle, finché il vento soffia e ci sia qualcuno che gli piace stare li a guardarle.Le bandiere sono simboli, motivo di vanto e di orgoglio cittadino. Patrimonio calcistico di una società, protagonisti di animate discussioni da bar. Le bandiere non si toccano, se segnano si applaudono, se sbagliano anche. Funziona così, da sempre.
Nella Capitale più di ogni altra città, l’attaccamento ai colori della maglia è da considerarsi sacro. Una frase detta male può essere più fatale di un calcio di rigore sbagliato all’ultimo minuto. Funziona così, da sempre. Eppure ultimamente si respira un’aria strana in città. Quello in mezzo al campo, quello li con la maglia giallorossa numero sedici, Danielino, De Rossi, Capitan Futuro, DDR, o come meglio preferite chiamarlo, beh, proprio quello lì, non corre più come una volta, quella grinta che l’ha portato fino a vincere un Mondiale in Germania non si vede più, quella vena gonfia sul collo che sembrava esplodere s’è appassita in maniera inversamente proporzionale alle sue voci di mercato che lo vogliono sempre più lontano dalla città che lo ha cresciuto. I nomi delle società accostate al nostro vanto sono tante: Real Madrid, Chelsea, City sono in fila, con loro De Rossi rinascerebbe, dicono.
Oggi noi siamo qui, al bar all’angolo del nostro quartiere a sperare non si sa cosa. Perché il romanista s’affeziona alle sue bandiere, conosce i nomi dei figli e li cresce come se fossero i suoi, si dispera se prendono una storta, è disposto a difenderli a occhi chiusi, anche quando magari non ce ne sarebbe motivo. Funziona così, da sempre. Ma le bandiere esistono finché c’è qualcuno che ama sventolarle, finché il vento soffia e ci sia qualcuno che gli piace stare li a guardarle. Una nostra bandiera sta lì, fa fatica a tenersi in piedi, il vento s’è fermato, fa caldo, arranca, e lo spettacolo offerto non è più quello di una volta.


Gran bel pezzo… Ti conosco e mi conosci troppo bene per prenderti per il culo e dirti una bugia. Complimenti
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