Il rebus è la società, non la squadra

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IL MESSAGGERO (P. LIGUORI) – Adesso è derby e le regole sono chiare. Primo, tentare di vincerlo. Secondo, non perderlo. È sempre stato e sempre sarà così. Anche se non è uno scontro di vertice e neppure direttamente per la zona Champions. Si gioca di lunedì e le discussioni nei bar sono rimandate a martedì, ma i tifosi giallorossi sanno che, dietro una sconfitta, si nasconde molto di più che la cojonella del giorno dopo. Alla vigilia, sono stati fatti paragoni su tutto: l’organico, il gioco, lo spirito di squadra, i campioni, l’età media, gli allenatori. Hanno messo in secondo piano il confronto tra le due società e su questo terreno partiamo molto svantaggiati. La proprietà e la dirigenza della Roma restano un bel rebus, anche dopo due anni. Pallotta e’ arrivato entusiasta e ha fatto benissimo. Però, ha parlato di una programmazione di 20 anni, dimenticando che il tifo ha il bioritmo della rosa. Fiorisce meravigliosamente, inarrestabile. E sfiorisce di colpo.

Ingenuamente Pallotta ha anche ammesso di cercare denaro fresco e qui sta il punto debole. Per lavoro, gestisce fondi, cioè denaro di altri che fa fruttare, i tifosi cercano proprietari che rischiano mezzi propri. Ed è difficile gestire un mondo complicato a distanza. Certo, è attivo uno stuolo di dirigenti, ma hanno fatto molto male finora. Ecco perché la Roma rischia di più nel derby. E come sempre aggrappati a Francesco, il nostro Capitano.

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