La stella d’argento

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GIALLOROSSI.NET (A. Diofebbo) – Quando Dexter raccoglie l’assist di Balzaretti (il secondo consecutivo, ndr) e con un unico movimento schiaccia nella porta di Handanovic il pallone della tranquillità, tutto cambia nell’umore del tifoso giallorosso. 2700 (+600) secondi di noia, mista a rabbia e incredulità, prima di vedere la partita andare nel verso giusto. L’Inter perde anche Cambiasso proprio durante il riscaldamento, eppure è la squadra di casa ad aprire le marcature con una triangolazione Alvarez – Rocchi – Jonathan, che fa brillare gli occhi di ironia e stupore (e i motivi sarebbero interminabili…). Poi passa la Roma. Quella Roma che ha un ‘ventaglio’ di motivazioni per cercare la finale, che poi, vuoi perché la rotta viene invertita, vuoi perché l’Inter ha fatto di tutto e anche oltre per salvare la faccia, alla fine, ottiene quasi forzatamente.

Doveva andare così. Perché quel lontano 26 Maggio è ora vicino. Allungare la stagione, dare una ragione all’ambiente, alimentare le speranze, sono solo filosofia se le confrontiamo con le cose pratiche che vanno a cozzare contro la squadra giallorossa. In palio c’è una finale, c’è un derby, c’è una supremazia e c’è una stella d’argento. Molto più di una sola ragione. Si dice che l’Argento abbia un valore protettivo. E si dice anche che i sacerdoti Romani usassero nascondere sottoterra statuine argentate per tenere lontani i barbari. Sempre l’Argento, proprio la cosa per cui una squadra lotta (o due, volendo parlare in generale) vestita di giallo ocra e rosso pompeiano, inequivocabilmente e anch’essa romana. Un traguardo inseguito, quasi preso, poi fuggito, e ora riavvicinato.

Ci sono voluti tre anni per rivedere la Roma in finale di Coppa Italia e mai come ora, il traguardo, appare avvicinabile a tal punto da poter essere strappato, preso, portato via con sé e fare in modo di continuare la corsa fino al raggiungimento di un Argento che, analizzato, vale come Oro. Questo perché è l’occasione giusta, la partita giusta, la situazione giusta dalla quale portare via tutto, non solo una Coppa. Aggiungiamoci anche la possibilità di vedere per la prima volta la nuova ‘società’ alzare un titolo che potrebbe essere l’inizio, il primo fuoco d’artificio, la scintilla da cui (ri)partire, (ri)cominciare, (ri)provare. La Roma, dalla sua parte, non solo ha la chance perfetta, ma ha anche un protettore che, di questi tempi, ma soprattutto in questa partita, in pochi possono vantare : l’Argento. Proprio lui.

Protettivo e romano. Lo stesso Argento che popola una stella che nessuno ha la possibilità di richiedere, perché nessuno ha mai vinto dieci finali nella storia di questa manifestazione. E perché no, perché non dovrebbe essere proprio la squadra romana e di Roma, a portare avanti la tradizione e a farsi scudo con quella piccola e lucente forma a cinque punte? E perché, pensando ai riti effettuati in passato, citati appena qualche riga fa, non usufruire di tutto questo per tenere lontani i barbari? In fondo, nella prossima finale, oltre tutte le cose già dette, c’è anche la giusta dose di barbari da ricacciare indietro…

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