NOTIZIE AS ROMA (Gazzetta dello Sport, A. Catapano) – Ricorda, rischiando di commuoversi, cosa significhi per lui Tor di Valle: «Ci ho vissuto e lavorato per trenta anni, la prima volta che entrai all’ippodromo ne avevo 4…». E proprio per questo, chiarisce subito a scanso di equivoci, «sono il primo ad augurare a Parnasi e a Pallotta di realizzare un progetto che li soddisfi, ma che sia pure largamente condiviso con la città . Il mio sogno è che a Tor di Valle possa nascere un giorno una cittadella dello sport, un Foro italico di Roma sud».
Gaetano Papalia, la sua Tor di Valle è stata per anni la dimora dell’ippica italiana. Quella di Pallotta e Parnasi dovrebbe diventare la casa della Roma e… di molto altro. Sorpreso dalle polemiche di questi giorni sul possibile squilibrio del progetto tra interesse pubblico e privato?Â
«Più che sorpreso, preoccupato dalle proteste di Legambiente e dalle contestazioni politiche. Non vorrei mai che la componente progettuale relativa alle opere destinate ad uffici e ad uso commerciale trascinasse con sé il progetto dello stadio che, invece, nella sua esclusiva dimensione, non incontrerebbe alcuna difficoltà organizzativa».
La pubblica utilità dell’opera è davvero inconciliabile con l’equilibrio economico finanziario?
«La legge di stabilità che regolamenta l’impiantistica sportiva non è molto chiara al riguardo, perciò fossi nel Comune affiderei ad una società di revisione il compito di verificare con una seria analisi costi benefici se il progetto sia o meno conforme. Io sono convinto che si possa trovare una soluzione».
E con la titolarità dell’area come la mettiamo? Parnasi è o no il legittimo proprietario di Tor di Valle? Lui e la Roma sono molto tranquilli…
«Se sottovalutano i rischi connessi alla procedura di fallimento della Sais sbagliano. Il contratto di compravendita di Tor di Valle (per 42 milioni di euro, ndr) è stato stipulato in un periodo in cui tutti gli atti della società fallita sono soggetti al provvedimento di revocatoria da parte del curatore fallimentare. Per scongiurare questa eventualità , che sottrarrebbe ad Eurnova e As Roma la disponibilità dell’area, Parnasi dovrà prodigarsi al massimo per non incorrere in alcun inadempimento contrattuale che, a quel punto, costringerebbe il curatore a mettere all’asta l’area e lo stesso Parnasi a parteciparvi non senza un significativo aumento delle condizioni economiche e delle garanzie contenute nel contratto revocato».
Garanzie che non hanno evitato il fallimento della sua società …
«È stato un inaccettabile esproprio, ma è chiaro che la Sais sia stata condotta al fallimento perché il tribunale non si è fidato delle capacità di pagamento e delle parziali garanzie prestate dal gruppo Parnasi. E noi ingiustamente ne abbiamo fatto le spese»