Si gioca: decide Gennaro ”la Carogna”, ultrà che inneggia a chi uccise Raciti

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ALTRE NOTIZIE (ILFATTOQUOTIDIANO.IT) – Dieci feriti, partita iniziata con 45 minuti di ritardo, trattativa della Questura con un capo ultras per dare il via alla partita. La finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina sarà ricordata soprattutto per questo. Il bilancio: 10 persone ferite, quasi tutti tifosi napoletani, tre dei quali feriti da colpi di pistola esplosi nel tragitto verso le stadio, in zona Tor di Quinto. Tra questi, uno è stato ricoverato in codice rosso: si chiama Ciro Esposito, 30 anni. Un proiettile è entrato dal torace e arrivato alla colonna vertebrale. Operato in serata è stato trasferito all’ospedale Gemelli. Tutta da chiarire la dinamica della sparatoria e degli scontri successivi, con i tifosi del Napoli che hanno assediato alcuni mezzi della polizia, distruggendone un paio.

Fin qui la cronaca del delirio pre-calcistico. All’interno dello stadio situazione simile: tensione alle stelle e match iniziato con 45 minuti di ritardo solo dopo che il capitano del Napoli Marek Hamsik e le autorità hanno quasi dovuto ‘concordare’ l’avvio della gara con un capo ultras partenopeo, visto che la curva azzurra pretendeva che la partita non venisse disputata. Qui, oltre al danno d’immagine, per la Questura c’è stata anche la beffa: per evitare di creare ulteriori problemi di ordine pubblico, sono stati costretti a un conciliabolo con un rappresentante della curva campana, Gennaro De Tommaso. E’ stato lui a dare il “via libera” all’inizio delle ostilità. Il suo è un nome noto negli ambienti da stadio e tra le forze dell’ordine: ‘Genny la carogna‘ (prima leader del gruppo Mastiffs e oggi capo dell’intera Curva A del Napoli) è figlio di Ciro De Tommaso, considerato affiliato al clan Misso. Già destinatario di Daspo ha alle spalle vari precedenti giudiziari (fu arrestato per droga). Non solo. Nella improvvisata ‘trattativa’ in diretta tv, non è passata inosservata la scritta gialla che campeggiava sulla maglia nera del capo ultras: “Speziale libero”, in riferimento ad Antonino Speziale, tifoso catanese condannato per la morte del poliziotto Filippo Raciti, ucciso dopo il derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007.

I dirigenti della Questura, in pratica, hanno dovuto concordare con lui il via alla partita. Tutto in tv, davanti a 60mila spettatori e milioni di italiani collegati in diretta Rai. Non una parola, dai telecronisti, su quello ‘Speziale libero’ e sugli agenti costretti a scendere ad accordi con chi inneggiava all’assassino di un loro collega.

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1 commento

  1. Lato oscuro d’Italia….non e diverso in tutta l’Europa…le persone dal’ buio basso della societa sempre al vetta dei clan tifosi.

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