AS ROMA NEWS (GDM.COM, F. ROMANO) – All’anagrafe è Antonio Sanabria Ayala. Ma imparate a chiamarlo da subito Tonny. Proprio così, come un cartone animato. In realtà, è colpadella sua famiglia: “Mi hanno sempre dato questo nomignolo che mi porto ancora dietro. Mi piace”, parole e musica del nuovo gioiellino della Roma. Un altro talento cresciuto, modellato e poi fuggito dallaMasìa, la fabbrica di campioncini del Barcellona. E pensare che in Catalogna era arrivato proprio grazie a un’intuizione del Barça.
Sanabria, ragazzino del ’96 purosangue paraguaiano, era un bimbo promettente del Cerro Porteno. Finché papà, Sanabria senior, non decide di fare le valigie e di cercarsi un lavoro. Direzione Spagna, il figlio segue il padre. Il Barça però aveva già notato Tonny. Uno di quelli che lì davanti il calcio lo inventano, lo vedono un secondo prima degli altri come direbbe un certo Luis Figo. Non vuole perderlo, offre al papà un posto di lavoro all’allora 12enne Tonny una maglia nella cantera blaugrana. Impossibile rifiutare. Sanabria cresce al Barça, cresce tanto. A livello tecnico ma anche umano, “alla Masìa ti insegnano i valori come il calcio” è il suo racconto. Senza mai dimenticare il tiqui taca, pane quotidiano, la sacra scrittura di Pep Guardiola che ai ragazzini delle giovanili è stato sempre attentissimo. Anche a Tonny, qualche salto concesso in prima squadra agli allenamenti infrasettimanali per capire come lavorano i campioni. Messi, Iniesta, Xavi. Una parata di stelle, ma non è la Pulga il modello di Sanabria.
“Mi ispiro più a David Villa, sono una punta centrale”, rivelò solo qualche mese fa. Una punta centrale sì, però decisamente ‘moderna’: qualità nelle giocate, fisicità abbinata a ottimo passo, dribbling facile e capacità di inventarsi il colpo anche nei momenti più delicati. Diamante ancora grezzo tatticamente, logico per un 96′. Che ha già incantato con il Paraguay Sub 17, un pallonetto strepitoso all’Argentina ancora rimasto negli occhi della sua gente e tante altre magie che fanno notare Tonny a tutti. Più società arrivano come avvoltoi, dall’Italia (Juventus, Udinese) come dall’estero, inglesi in prima fila. Quel contratto in scadenza 2015 col Barça ingolosisce, esattamente come le giocate di Sanabria.
Un talento vero che come tanti altri dalla Masìa ha deciso di andarsene. Il motivo? Poco spazio alle punte centrali, a quelli come lui. Non si è sentito valorizzato, protetto, lanciato come una stellina che potrebbe davvero diventare grande. Meglio fare le valigie, musica per le orecchie di Walter Sabatini che paga la clausola e si porta a casa Sanabria. Per il rammarico di Arsenal e Chelsea, per quello anche di Tata Martino che un’occasione in futuro gliel’avrebbe data volentieri. Troppo tardi, però. Sanabria non ha tempo da perdere, sceglie la Roma. Dovrà meritarsi l’Olimpico, le grandi occasioni, dovrà crescere ancora e diventare grande. Intanto è già nella Capitale, ne sentiremo parlare. Imparare a chiamarlo Tonny, nella terra di Totti, non sarà poi così faticoso.
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