Come cambierà l’Inter di Thohir: si punterà sui giovani e sulla coppia Montella-Pradè

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REPUBBLICA.IT – Erick Thohir&soci, cioè la International Sports Capital, sono i nuovi proprietari dell’Inter. Indonesiani che hanno risciacquato i panni nel Mississippi studiando e laureandosi nelle università americane, pare che porteranno un modello di managerialità a stelle e strisce: Thomas Shreve sarà il loro uomo dei conti e forse si avvarranno anche dell’apporto di Jason Levien, dirigente Usa tra i più apprezzati nel mondo dello sport professionistico. Ma poi, davvero e in sostanza, cosa cambierà nell’Inter? E’ la domanda che ci si pone in queste ore, in cui è ancora fresca la notizia del passaggio del 70% delle quote da Moratti a Thohir&soci. Ma al momento si può parlare solo di ipotesi di strategie, visto che i nuovi proprietari ancora non si sono insediati e anzi ci vorrà del tempo, prima che prendano in mano la situazione. Per la precisione, la loro non sarà neppure una presenza costante al fianco dell’Inter: Thohir e i suoi si faranno vedere in una delle prossime partite di campionato, magari già nel prossimo Torino-Inter di domenica 20 ottobre o in Inter-Verona di sabato 26, ma poi nei prossimi mesi rimarranno defilati, lasciando ai loro manager il compito di vigilare in Cda e nella quotidianità. Tanto, nel frattempo e per almeno un annetto o due, Massimo Moratti rimarrà a contatto col club, fungendo da padre nobile e inserendo gradualmente i nuovi azionisti nel mondo nerazzurro (impresa più facile a dirsi che a farsi, ma vedremo come andranno le cose).

Tanto per cominciare, e per sgombrare il campo da equivoci, giova ripetere che la nuova proprietà non è paragonabile ad Abramovich o a Rybolovlev o agli sceicchi del Golfo, cioè ai grandi magnati del nuovo calcio internazionale: non verranno qui investendo cifre colossali su giocatori di gran nome, tutt’altro. La loro principale preoccupazione, nel primo anno del loro insediamento, sarà quella di ridurre i costi: una spending review all’Inter è necessaria. Poi si tratterà di rilanciare l’immagine e il marchio sui mercati internazionali. E al tempo stesso bisognerà però occuparsi dell’aspetto tecnico della squadra, provando a renderla più solida in vista delle sfide future. E qui si può iniziare a fare qualche discorso interessante.
In questo momento, la fisionomia dell’Inter non è l’ideale secondo le idee degli indonesiani. La squadra mantiene ancora un’età media troppo alta e lo spazio per i giocatori più giovani è limitato. La nuova Inter dovrà diventare, col tempo, una squadra dall’età media bassa e dall’immagine fresca, con un impianto di gioco divertente, che catturi pubblico e lo faccia affezionare. Invece negli ultimi anni si è preferito prolungare la carriera dei veterani a scapito dei giovani del vivaio, che pure è uno dei migliori d’Italia, finendo con lo strangolarli in culla, cioè negando loro spazio in prima squadra spingendoli ad andarsene altrove. E’ successo con tutti, da Balotelli a Destro, da Benassi a Duncan, senza eccezioni. Ecco, la nuova Inter proverà a invertire la tendenza. E ad esempio, a fine stagione, i contratti in scadenza dei veterani saranno rinnovati con enormi difficoltà: a cominciare dal più celebre, cioè quello del leggendario capitano Javier Zanetti, 40 anni già compiuti, ma arrivando anche a Diego Milito, Walter Samuel, Esteban Cambiasso, Cristian Chivu. Molti di loro non continueranno la carriera all’Inter, perché hanno contratti onerosi e un’età (sportiva) avanzatissima. La gratitudine non è eterna, soprattutto quando i conti sono pesantemente in passivo (il Milan degli ultimi anni insegna).

Poi c’è la gestione tecnica, in campo e sulle scrivanie. E si arriva all’allenatore del momento, Walter Mazzarri. Ora, si sa che i nuovi proprietari hanno in mente un profilo di allenatore ben preciso: non deve guadagnare cifre enormi; deve offrire alla squadra un gioco divertente; deve valorizzare i giovani. Ebbene, Mazzarri non rientra in nessuna di queste categorie: ha un contratto da oltre 3 milioni netti a stagione, e uno staff personale di sei persone; le sue squadre esprimono un gioco di intensità agonistica e basato sulla tenuta difensiva, insomma non rubano l’occhio; gli under 21 difficilmente trovano spazio nelle sue formazioni-tipo. Ecco perché Mazzarri, anche se ha l’appoggio di Moratti, dovrà faticare per convincere gli indonesiani di essere il prospetto giusto per il futuro: avrà comunque anche il sostegno del dg Marco Fassone, che rimarrà nel club lavorando insieme ai nuovi manager e che in passato è stato il grande sponsor di Mazzarri presso Moratti, anzi fu proprio lui a convincere il presidente che era necessario ingaggiare l’ex tecnico del Napoli.

Comunque i nuovi proprietari hanno pensato nei mesi scorsi a un nome come l’olandese Franck De Boer, prototipo dell’allenatore che soddisfa le esigenze già elencate. Mentre di recente si starebbe facendo largo la candidatura di Vincenzo Montella, che sul mercato italiano è ritenuto il tecnico più adatto alla nuova Inter. Magari in tandem con Daniele Pradè, come sta accadendo alla Fiorentina da un paio d’anni. E qui ci leghiamo al discorso delle scrivanie, dei dirigenti che verranno. E’ opinione diffusa che Marco Branca, attuale dt, potrebbe uscire di scena nei prossimi mesi (mentre il ds Piero Ausilio, che viene dal settore giovanile, potrebbe continuare), per essere rimpiazzato da un dirigente abile sul mercato, che in passato abbia dimostrato di saper coniugare competenza e costi di gestione: insomma, un esperto di calciomercato che conosca profondamente i giocatori del panorama nazionale e internazionale, anche quelli meno pubblicizzati, e che li sappia ingaggiare senza far lievitare i costi in modo insostenibile. Da questo punto di vista, ad esempio, non sembra aver gran senso la corposa autocandidatura di Leonardo, che da tre mesi in qua ha provato e prova a far circolare il suo nome in varie ed efficaci forme: il brasiliano ha esperienze non felicissime da allenatore, mentre da dirigente operativo o da manager a tutto tondo ne ha avute solo nel Psg, dove però poteva contare sulla formidabile disponibilità economica della famiglia Al-Thani. Non è un Leonardo che cercano Thohir e i suoi, ma piuttosto un Pradè, o un Giovanni Sartori (Chievo), o un Igli Tare (Lazio): gente solida e navigata, protagonista di colpi di mercato che hanno davvero garantito sopravvivenza e profitti, oltre che risultati sportivi, ai propri club. Perché all’Inter è terminata, o dovrà terminare, l’epoca delle vacche grasse: d’ora in poi l’impostazione cambierà, e fatalmente cambieranno le persone. Con gradualità e senza traumi insostenibili, ma cambieranno.

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