AS ROMA NEWS – Scalda il cuore vederlo ridere. Era un po’ che non ci riusciva con tutta questa frequenza. Rideva a casa, non in giro per il mondo. Comunque non con la Roma […]. Daniele De Rossi, il figlio prodigo […]. Più degli allenatori, più di chi lo ha fischiato, è stato bizzarramente Jim Pallotta ad andare vicino alla probabile verità: in Nazionale divide le responsabilità con altri, ha concluso il presidente della società, qui con noi avverte la condanna del leader e si ritrova prigioniero della paura.
SENTIMENTI – Oggi come oggi la prospettiva di una cessione di De Rossi sembra scongiurata. Resta ad angosciare, come un monolite sulla linea dell’orizzonte, il contatto obbligato con il Chelsea di Mourinho, la squadra e l’allenatore che lo vorrebbero […]. Diciamo quel che si vede: che De Rossi ha ripreso possesso della squadra e dei suoi sentimenti nei confronti di questa; che in allenamento il giocatore non smette mai di correre e che il suo modo di appoggiare e lanciare il pallone è tornato quello delle scorse stagioni, accompagnato da una disinvoltura di spostamento pressoché inedita […]. Il suo calcio è ragionato, di istintivo ha soltanto il tocco e la furia. L’allenatore Garcia, che s’inquieta all’idea di perderlo per qualsiasi motivo, lo guarda giocare le partite da qualche gradino di tribuna di altezza, a fianco dell’assistente Bompard. Poi scende ad attraversare il campo, parla con la squadra, indica e dispone. Quando dal bordo del prato esprime giudizi li introduce sempre con una parola: Daniele. Daniele, così. Daniele, bravo. Daniele, perfetto.
GUFI – Sarà forse che De Rossi prima si sentiva solo e adesso ha superato indenne il mezzogiorno di fuoco. C’è qualcuno che lo aiuta. Pjanic molto ben sistemato a raccordare attacco e difesa, Strootman a rovesciare e indirizzare l’azione, al limite Bradley che è sempre nel punto in cui il manuale del mediano lo conduce. Ora De Rossi ha il tempo di scegliere e lo spazio per far passare il pallone dove ritiene opportuno. Niente più gufi sulle spalle. Corre più degli altri, ha idee più degli altri, si spalanca in scivolata più degli altri […]. E’ quello che parla con i nuovi arrivati e urla loro suggerimenti, senza assumere l’aria del saputo. Benatia e Jedvaj lo hanno pubblicamente ringraziato per questo. E’ quello che accompagna nei negozi i colleghi del centrocampo come se dovesse mantenere stretti gli spazi del reparto dovunque si cammini. E’ quello che la squadra non vorrebbe perdere. Neppure Garcia. Che infatti lo sta gestendo con calma, come un mecenate gestisce un fragile artista o un artista amareggiato.
(Fonte: Corriere dello Sport)