Ferguson: “Impossibile dire no a un club come la Roma. I tifosi? Sono incredibili”

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L’attaccante irlandese Evan Ferguson, arrivato in estate alla Roma, sta vivendo una fase di adattamento non semplicissima. Dopo un buon inizio, l’ex Brighton sta trovando meno spazio con l’emergere di Dovbyk nelle scelte di Gasperini, ma continua a lavorare per conquistare il suo posto da titolare. Durante il ritiro con la nazionale irlandese, il giovane centravanti ha parlato a RTÉ Sport della sua scelta di trasferirsi in Italia e delle prime settimane in Serie A.

Sulla decisione di lasciare l’Inghilterra
«Il finale della scorsa stagione non è stato semplice. Mi sono fermato a riflettere e ho capito che avevo bisogno di cambiare aria, di provare qualcosa di diverso dopo diversi anni in Inghilterra. Poi è arrivata la chiamata della Roma: un club così grande non si rifiuta. Sapevo che fosse una società importante, ma solo quando arrivi capisci davvero quanto lo sia. I tifosi sono incredibili, vivono il calcio in modo unico».

Le differenze tra Premier League e Serie A
«Gli allenamenti qui sono completamente diversi rispetto a quelli a cui ero abituato. In Italia si lavora di più e con maggiore intensità, i giorni di riposo sono rari e diventano quasi una festa quando capitano. Inoltre dormiamo fuori praticamente sempre, anche per le gare casalinghe. Il calcio è molto più tattico: si gioca spesso uomo contro uomo e ogni settimana si affrontano squadre con sistemi diversi. In Premier le partite sono più frenetiche, si va avanti e indietro senza troppi tatticismi. È un bel cambiamento. Per fortuna molti compagni parlano inglese, il che mi ha aiutato molto. E poi, inutile negarlo, il cibo qui è nettamente migliore».

Sul possibile beneficio di lasciare la Premier
«Anche McTominay ha deciso di cambiare campionato… Forse è una questione di stile di vita. In Inghilterra, quando qualcosa non va, si parla solo di quello e diventa difficile staccare».

Il momento dell’Irlanda
«Sappiamo che non abbiamo fatto abbastanza nel percorso verso il Mondiale 2026. Abbiamo letto le critiche, ci siamo confrontati e abbiamo parlato di cosa serve migliorare. I tifosi continuano a seguirci e apprezziamo il loro sostegno, anche quando perdono un po’ di fiducia. Nessuno di noi scende in campo per perdere: vogliamo vincere e dare tutto per l’Irlanda. Quando sono arrivato in nazionale per la prima volta c’erano giocatori che avevano vissuto esperienze importanti in tornei internazionali, e sentirli parlare ti fa venire voglia di provarle anche tu. Tutti dicono che non c’è niente di più bello, e penso che quello resti il nostro obiettivo principale».

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12 Commenti

  1. Io se fossi in Fergusson comincerei a prenotare con anticipo il volo di ritorno per Brighton,non penso che la Roma voglia suicidarsi sportivamente con i 38 milioni del suo riscatto…

    • Tempo al tempo. Fergusson e Dovbick devono assorbire la preparazione e la squadra ha bisogno di qualcuno che salti l’uomo e metta palla in area. Soulè non è quel giocatore; pur fortissimo perde sempre un paio di tempi di gioco e rende inutili anche le sovrapposizioni di Wesley. Vediamo se le cose cambiano con l’ingresso di Bailey e un po’ di freschezza generale in più. Io sono ancora convinto che i nostri centravanti segneranno parecchio.

  2. Mi ero illuso dopo la raffica di gol al Pomezia che Ferguson avesse un bel feeling con il gol, invece è diventato allergico alla porta avversaria.
    Lo vedo appesantito e floscio rispetto all’inizio.
    Non sa più la porta dove sta di casa.
    Se neppure Gasperini riesce a rivitalizzarlo entro gennaio, meglio per lui andare altrove, tipo Turchia.

  3. Dopo il primo tempo di Roma Bologna pensavo che avessimo preso il nuovo Rideout. Si dovrebbe dare una svegliata, non può prendersi un anno per l’ambientamento. Dovrebbe pensare di fare male alle difese. Sembra ancora imbambolato.

  4. “In Italia si lavora di più e con maggiore intensità”
    “In Inghilterra, quando qualcosa non va, si parla solo di quello e diventa difficile staccare”

    O questo ragazzo è in stato confusionale o ha smontato, con quattro parole, un paio di luoghi comuni (e alibi) non da poco. Tertium non datur.

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