La responsabilità oggettiva dietro la mossa della società

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ULTIME AS ROMA – Scriminanti o attenuanti. Queste le due parole fondamentali contenute nel nuovo articolo 7 del nuovo Codice di Giustizia sportiva che sarà approvato il prossimo primo ottobre. Di fatto cambierà la vecchia concezione della responsabilità oggettiva, resterà solo la responsabilità dei club che dovranno mettere in atto (coi fatti, non più solo con le parole) misure contro la violenza, il razzismo e la discriminazione di qualsiasi genere.

Ogni società dovrà avere il suo modello di gestione, modello che poi dovrà essere autorizzato dalla Federcalcio. Una svolta fondamentale che di fatto libera tutte le società del giogo della responsabilità oggettiva che fino ad ora le ha rese prigioniere dei ricatti degli ultras. D’ora in avanti, i vari club, mettendo in atto una serie di comportamenti, potranno finalmente evitare eventuali multe o, peggio, chiusure di settori o dell’intero stadio.

La nuova parole d’ordine è denunciare. Chiaro che bisognerà fare squadra per evitare che i club restino soli. Su questo, però, bisognerà lavorare ancora. Far cadere il muro di omertà che da troppo tempo ormai protegge gli incivili è un dovere morale di tutti. Sospendere le partite resta la parte più difficile. Sarebbe un segnale fortissimo ma pare che nessuno voglia prendersi la responsabilità della gestione del post: far defluire i tifosi senza incidenti.

I CONTROLLI – E allora bisogna mettere in atto una serie di comportamenti che fungano da deterrente. Tornare al passato con la polizia nelle curve è impossibile. Anche l’esperimento dei divisori dell’Olimpico di Roma non ha dato gli effetti sperati. Gli steward funzionano ma solo in parte e allora bisognerà aumentare il controllo magari con sistemi di ultima generazione di videosorveglianza così come hanno già fatto la Juventus e il Sassuolo che hanno cablato i rispettivi stadi.

La Roma ha daspato un tifosi dopo insulti social. Anche la Lazio, dal canto suo si è mossa. Il Presidente Claudio Lotito, capostipite della lotta ai ricatti ultras (vive da anni sotto scorta) ha inserito nei quadri dirigenziali l’ex questore di Roma, Nicolò D’Angelo che si occupa della sicurezza generale, da Formello allo Stadio Olimpico, fino ai sistemi informatici della società.

(Il Messaggero)

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3 Commenti

  1. Miii… ma chi li scioglie a questi?

    Hanno ‘cablato’ lo stadio? E che vuol dire? Che hanno passato i cavi?

    Cablare vuol dire ‘connettere’ mica ‘video sorvegliare’…

    E assumere un ex questore corrisponde a ‘muoversi’? Perché se il tuo responsabile della sicurezza non proviene dalle forze dell’ordine è segno di inefficienza o di insensibilità al problema?

    A chi (eventualmente) dovesse ancora credere che Roma non abbia problemi ricorderei che questo è il primo giornale della Città…

    • ciao, enrico.
      Leggendo l’ultimo capoverso di questo articolo, mi è venuta in mente una norma contro la corruzione, la cosiddetta “clausola anti-pantouflage”:
      “I pubblici dipendenti che, nel corso degli ultimi tre anni di servizio, abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto di una delle pubbliche amministrazioni… non possono, per i tre anni successivi al termine del rapporto di lavoro pubblico, prestare attività lavorativa o professionale per quei soggetti privati destinatari dei medesimi poteri esercitati per conto dell’amministrazione…”.
      Chissà quali valutazioni di opportunità avrà fatto l’ex Questore di Roma, che è andato in pensione da pochi mesi, prima di accettare l’incarico propostogli dall’illibato Lotirchio…

    • Ciao Kawa (mi fa sempre piacere trovarti ? …).

      Conosco la norma ma la mia attenzione si è sempre focalizzata su eventuali precedenti responsabilità in ambito di transazioni economiche (il potere negoziale principalmente, quindi).

      Ma, in effetti, hai ragione: il Questore esercita plurime attività ‘autoritative’ nei confronti delle Società di Calcio della sua città.

      Sarebbe fico sollevare il problema (stile Codacons). Tanto per rompere un po’… ?

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