La sconfitta di Zeman, l’utopista che pretendeva dedizione da calciatori viziati

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GIALLOROSSI.NET (A. Fiorini) –
“Se venissi esonerato mi dispiacerebbe molto”. Era uno Zeman emozionato quello visto subito dopo la batosta subita contro il Cagliari. Ma le sue parole non devono aver commosso troppo la dirigenza giallorossa. Che prima del fischio finale dell’arbitro aveva già deciso: il boemo doveva essere licenziato.
Ieri l’annuncio ufficiale: Zeman è stato sollevato dal suo incarico. Ma a quanto sembra, la società non gli ha nemmeno comunicato direttamente la notizia del suo allontanamento. L’ennesima caduta di stile. Fatto sta che ieri, 2 febbraio, è stata di fatto certificata la fine del sogno: Zemanlandia chiude i battenti. Nel modo più inglorioso: tra i fischi dello stadio, in mezzo a una dirigenza che lo aveva clamorosamente delegittimato, davanti a una squadra che non ha avuto mai la voglia di seguirlo fino in fondo. E che lo ha scaricato nel modo più vile che si potesse fare: voltandogli le spalle sul campo, facendo perdere vigliaccamente non solo il tecnico, ma la squadra Roma e i suoi tifosi.

Zeman  si è dovuto arrendere, suo malgrado, davanti alla sua più grande utopia: riuscire a persuadere i giocatori della Roma che allenarsi due volte al giorno fosse cosa buona e giusta. Che le doppie sedute, i gradoni, gli allenamenti faticosi, i ritiri pre-partita  fanno parte del gioco per chi ha scelto la vita da atleta. Cose che il calciatore romanista di oggi non vuole sentire nemmeno nominare. Francesco Totti (e pochi altri) escluso. Ma il Capitano, esattamente come Zeman, prima di essere un tesserato della Roma è un suo tifoso. Qualità diventata sempre più rara ultimamente.

“La squadra aveva voglia, era solo confusa”, ha dichiarato Zeman l’utopista al termine di Roma-Cagliari. Veniva voglia di dargli un abbraccio. Ingenuo, nell’ostinata convinzione che forse, prima o poi, i calciatori si sarebbero persuasi della bontà del suo credo. A riportarlo alla realtà ci ha pensato questa dirigenza, sollevandolo dall’incarico.
Zeman ha perso. Il suo credo fatto di dedizione e cultura del lavoro è stato annientato dalla  solita fazione mangia allenatori, sempre più radicata nello spogliatoio giallorosso. Che adesso potrà godersi l’ennesimo periodo di autogestione, scandito dalle loro condizioni. Meno allenamenti, niente gradoni, niente doppie sedute.

Fortunati, loro. Fessi noi, che continuiamo ancora a discutere delle responsabilità dell’allenatore di turno.

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6 Commenti

  1. Credo l'obiettivo della dirigenza sia almeno il 4o posto. Con Zeman per mille ragioni e torti non sarebbe stato possibile. Mi dispiace del suo esonero anche se non sono Zemaniano (scusate ma non ho mai dimenticato i 4 derby) ma dopo averlo visto più in basso di LE, non c'era altra via. Ora tocca ai giocatori, qualora non arrivassero 4i beh senza dubbio Baldini Sabatini andrebbero cacciati con vergogna e sdegno dalla capitale…. Totti pigro, vi ricordate?

  2. Purtroppo lo ricordo eccome, care Matteo…

    Solo una nota riguardo al paragone con Luis Enrique: oltre al fatto che i conti si fanno alla fine, c'è da dire che Luis Enrique non fu esonerato (e gli fu anzi proposto un secondo anno!) perchè gradito ai giocatori.

    Zeman invece, con i suoi gradoni e le sue doppie sedute di lavoro, è stato solo 5 mesi a causa di un gruppo di giocatori (De Rossi in primis) che hanno voluto farlo fuori.

    Questa è l'italia dei Balotelli, non dei Zeman.

  3. Purtroppo lo ricordo eccome, caro Matteo…

    Solo una nota riguardo al paragone con Luis Enrique: oltre al fatto che i conti si fanno alla fine, c'è da dire che Luis Enrique non fu esonerato (e gli fu anzi proposto un secondo anno!) perchè gradito ai giocatori.

    Zeman invece, con i suoi gradoni e le sue doppie sedute di lavoro, è stato solo 5 mesi a causa di un gruppo di giocatori (De Rossi in primis) che hanno voluto farlo fuori.

    Questa è l'italia dei Balotelli, non dei Zeman.

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