NOTIZIE AS ROMA – Una settimana di terrore quella vissuta da Antonio Rudiger, tornato in una Roma militarizzata per la paura di possibili attacchi terroristici dopo gli episodi che hanno sconvolto Parigi. Una settimana, quella di Rudiger, iniziata nel pomeriggio di venerdì 13, quando l’onda di paura non aveva ancora invaso l’Europa: erano da poco passate le 11 e la polizia fece evacuare l’hotel Molitor che ospitava i tedeschi a Parigi. Inevitabile cedere all’agitazione, anche se dopo il trasferimento sui campi del Roland Garros per motivi di sicurezza, lui e i compagni la presero a ridere: «Vorrà dire che giocheremo a tennis». Invece si giocò a calcio, con il romanista in campo 90 minuti, mentre fuori cadeva la città : le esplosioni nel 1° tempo, le notizie sui cellulari all’intervallo, mentre il ct Löw che sapeva tutto provava a far finta di nulla.
Poi la notte senza dormire nello spogliatoio di St. Denis («È il luogo più sicuro in cui stare»), tra materassi e coperte rimediate dallo staff mentre i pullman uscivano vuoti ma scortati per simulare il ritorno in hotel. Pareva finita, invece no: ad Hannover martedì sera la retromarcia a 5 chilometri dallo stadio, con la nazionale tedesca costretta a nascondersi per due ore in una località segreta e a tenere spenti i cellulari fino alla mattina. Garcia aveva pensato anche di rinunciare a lui, a Bologna. Poi ha cambiato idea: da francese sa che non è il momento giusto per arrendersi al terrore.
(La Repubblica, M. Pinci/F. Ferrazza)