Socio cinese? All’Esquilino sognano. E vendono maglie false

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NOTIZIE AS ROMA (IL TEMPO, A. SERAFINI) – A volte per scoprire un mondo nuovo serve soltanto girare l’angolo di casa. Figuriamoci poi se l’argomento di discussione diventa il calcio, un filo conduttore universale in grado di superare ogni barriera. Anche perché se la Roma città è un Caput Mundi indiscusso, quella calcistica è destinata a non essere da meno. Dopo aver varcato le porte Oltreoceano ed aver accolto l’arrivo della nuova proprietà americana, il club giallorosso è intenzionato per par condicio a completare il giro del globo spingendosi fino all’oriente più estremo. Le indiscrezioni circolate in ambienti finanziari sul possibile ingresso di un magnate cinese a Trigoria, hanno smosso la parte romanista del Tevere, ansiosa più che altro di capire se ci sia la possibilità di dare il benvenuto a chi potrebbe rendere ancora più forte economicamente la società di Pallotta. Troppo facile però registrare l’umore del tifo romanista scatenatosi ieri tra commenti e dubbi sollevati durante le trasmissioni radiofoniche e sui social network. Per avere un quadro più completo ci siamo spinti all’interno del quartiere Esquilino, fulcro della folta comunità cinese (nel 2011 erano 13.500 ufficialmente i residenti a Roma) presente nella capitale.

Impantanati nel traffico passando per piazza Vittorio o spingendoci verso la stazione Termini, chi non ha mai notato l’innumerevole serie di negozi e piccole botteghe con insegne incomprensibili e sempre vuoti? Nel melting pot di odori, prodotti tipici e musiche, se vi presentate e provate a convincerli che non volete acquistare niente, l’unico modo per continuare la conversazione è provare a parlare di pallone. Chao, che dalla regione di Canton si è trasferito ormai da dieci anni e che ora vende in strada scarpe di marca di dubbia provenienza, mostra il sorriso sotto l’ombrello soltanto quando parla della Juventus e di Tevez. In molti parlano male l’italiano o fanno finta di con capirlo dopo la seconda domanda, anche se poi quando si nomina Totti tutti fanno cenno di sì con la testa e la discussione viene allargata con i tanti africani e indiani che dividono quella porzione di città insieme agli inquilini dagli occhi a mandorla. La prima reazione degna di nota compare quando spunta fuori il nome di Wang Jianlin, l’immobiliarista più facoltoso della Cina che inizialmente sembrava coinvolto nell’operazione Roma. «Io lo conosco – risponde un signore nato a Pechino che vende maglie e felpe della Roma contraffate a circa 15 euro -, è praticamente come Berlusconi qui da voi. E il padrone di tante cose», continua ridendo.«Veramente vorrebbe entrare nella Roma, ma non c’erano già gli americani?». La comprensione del discorso si interrompe del tutto quando si entra nello specifico a parlare di azioni quotate in Borsa o qualcosa del genere.

Qualcuno ci mostra una foto di Toni con la maglia della Roma, qualcun altro ci invita a provare una giacca con le borchie e una maglietta con ideogrammi ignoti. «Veramente non vuoi comprare niente?». Noi no, anche perché a breve potrebbe accadere proprio il contrario.

 

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