Tracollo Roma in quattro casi

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CORSPORT (R. MAIDA) – Zeman ha visto la partita della Roma per conto suo, in tv. Per la prima volta, per la prima di tante altre volte, dopo un sabato trascorso a Pescara tra un pranzo con Peppe De Cecco (quello della pasta) e le palline da golf. Non è stato contento dello scempio di Marassi, perché non è tipo da gufare, ma ha avuto conferma delle sue teorie: troppe cose non funzionano nella squadra. Ne erano consapevoli anche i dirigenti quando lo hanno mandato via. (…) Le storture di Genova, purtroppo per la Roma, sono proprio quelle che Zeman aveva denunciato in via diretta o indiretta nel corso dei mesi. Dall’inaffidabilità di Stekelenburg all’involuzione di De Rossi, dall’assenza di regole alle difficoltà atletiche della squadra, che cede di schianto in ogni secondo tempo. Su molte, moltissime cose Zeman ha sbagliato: nella tattica, nelle scelte, nei rapporti umani, forse anche nella preparazione. Per questo è stato scaricato. (…)

STEKELENBURG – Riabilitato a furor di popolo, ma dichiaratamente frastornato dall’inutile viaggio a Londra, Stekelenburg è tornato titolare nella Roma senza risolvere il problema del portiere. Per certi versi anzi ha fatto peggio di Goicoechea, colpevole di un autogol comico contro il Cagliari e di altri errori ma non così appoggiato come il rivale. A Genova, Stekelenburg è stato un fattore condizionante di almeno due dei tre gol: la punizione di Sansone, che si è infilata tra le manone proprio sul suo palo, e il colpo di testa arrotato di Icardi, che ha superato mansueto la linea di porta senza essere intercettato dai romanisti. Stekelenburg incluso. (…)  Cosa fare nell’immediato? Sarebbe sbagliato cambiare di nuovo. Stekelenburg resta più bravo ed esperto, altrimenti non sarebbe stato per anni una colonna dell’Ajax e della nazionale olandese, e ha l’attenuante della lunga inattività. Però è venuto il tempo che dimostri le sue qualità: in un anno e mezzo di Roma, soltanto in campionato, ha incassato 61 gol in 39 presenze, non tutte intere a causa di infortuni ed espulsioni. Significa 1,54 gol a partita concessi all’avversario. (…)

DE ROSSI – Da ragazzo onesto, De Rossi negli spogliatoi di Marassi ha lasciato intendere che sta giocando male. E senza scagliarsi contro Zeman, che già era stato defenestrato e non meritava un altro calcione. De Rossi sta giocando male perché è fuori forma. Stop. Ha avuto diversi infortuni, l’ultimo meno di un mese fa, e non ha avuto modo di recuperare il ritmo partita. Non giocava male apposta per facilitare il cambio di allenatore, non ha ritrovato improvvisamente il passo dei tempi belli. Si era già visto in Nazionale, ad Amsterdam, quanto fosse in difficoltà.(…) Per aiutare la Roma, per rassenerarla, De Rossi ha bisogno di riscoprirsi fenomenale come un toccasana. Succederà naturalmente, attraverso una medicina indispensabile: il campo. Sarà però utile anche il contributo di società, allenatore e compagni, nel restituirgli la centralità che in questa stagione (per sue colpe e non solo) ha perduto. De Rossi ha sofferto tutte le chiacchiere che ha sentito sul suo conto, da Zeman all’ultimo dei tifosi. Per tornare un campione, chiede di essere coccolato da campione.

IL RIGORE RUBATO DA OSVALDO – L’episodio del rigore rubato è stato documentato dalle immagini televisive, raccontando in maniera nitida il disagio in cui si è arrotolata la Roma: non solo Osvaldo ha mancato di rispetto a un compagno, che per inciso è il capitano e dovrebbe essere riconosciuto come leader della squadra, ma ha contravvenuto a una regola incisa nella memoria storica di Trigoria. «Totti è da vent’anni il rigorista della squadra» ha confessato nel suo candore Andreazzoli. (…)
Saranno pure tutti bravi ragazzi, come ha detto il nuovo allenatore prendendo le distanze da quel brontolone di Zeman, ma se Totti è costretto a cedere un rigore a Osvaldo proprio non ci siamo: a Totti non era mai successo in carriera di trovarsi in quest’antipatica condizione, perché nessuno aveva osato discuterne il ruolo di guida. (…) La confusione di buona parte della squadra, che non ha più capito chi comandi, si riflette nel disordine tattico. Anche nel primo tempo di Marassi, nel complesso accettabile, in molte occasioni i giocatori facevano il movimento sbagliato, si pestavano i piedi, cercavano soluzioni personali invece che collettive. (…)

PRIMO-SECONDO TEMPO – I numeri non mentono: questa è una squadra che alla lunga si sfilaccia, dilaniata dalle divisioni interne che la frenano psicologicamente ma anche da un crollo seriale sul piano della resistenza. Era così già nel discontinuo autunno, è diventato un male endemico in questo tristissimo inverno. Gli avversari ormai l’hanno capito. Basta lasciare la prima mezz’ora alla Roma, limitando le perdite, per poi rimettere a posto le cose nel resto della partita. Andreazzoli ha eliminato subito il concetto di doppia seduta di lavoro. Ma il dubbio è un altro: non sarà che in tanti erano abituati ad allenarsi poco?

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