Tommaso Baldanzi ha rilasciato un’intervista a Cronache di Spogliatoio in cui ha raccontato la stagione della Roma, partendo dall’arrivo di Claudio Ranieri: «Non so che pillola abbia usato per noi, ma ha toccato i tasti giusti. Ha riportato serenità e gioco: è stata una figura importantissima per noi, per dove eravamo e per come stavamo. Non credo ci sia stata proprio una chiave e forse proprio quella è la cosa bella. Sapevamo di doverci svegliare.
Ci dicevamo: ‘Dobbiamo vincere più partite possibili per salvare la stagione’, non avevamo un obiettivo in particolare. E poi siamo arrivati a giocarci la Champions. Prima c’era tanta tristezza e rabbia. In questo spogliatoio ci sono calciatori veramente forti. Se non arrivano i risultati, già inconsciamente sei arrabbiato, figurati quando sei consapevole della tua forza. Ci siamo parlati più volte, era giusto farlo. Dovevamo dare una svolta. Ci siamo riusciti, non so se più per merito del mister, degli allenamenti o del duro lavoro. La cosa più bella è che abbiamo sempre provato ad uscirne da gruppo. Ranieri mi ha dato tante opportunità, ho sempre sentito la sua fiducia: anche non partendo titolare, ho giocato grandi spezzoni di gara, utili per la squadra e per mostrare le mie qualità».
Sul rapporto con De Rossi: «Mi è dispiaciuto molto per l’esonero di De Rossi. È stato lui a portarmi qui, mi ha fatto capire subito quanto mi volesse. Ha dato l’opportunità a un ragazzo di passare da Empoli a una grande squadra come la Roma. Lavoravamo tanto insieme, sentivo quanto credesse in me. Si era speso molto per portarmi alla Roma. E poi era stata la prima persona che avevo conosciuto qui. Venendo da un posto piccolo come Empoli, il primo giorno in cui sono entrato a Trigoria, ho detto: ‘Oddio, 400 persone. Lavorano tutte qua?’. Mi è servito un attimo, mi sono sentito spaesato. E lui c’è stato per me».
Sul rapporto con Paulo Dybala: «È una persona d’oro, davvero, oltre che il più forte con cui abbia giocato. Vorrei anche vedere…! In passato avevo detto che, paragonato a Dybala, in una scala da 1 a 10 io non c’ero proprio: ora forse qualche passo avanti l’ho fatto, siamo a due forse! Fare l’esordio entrando al suo posto è stato magico: avevo già giocato all’Olimpico contro la Roma, ma quando quella gente è dalla tua parte fa ancora più impressione. A settembre ho segnato il mio primo gol in giallorosso contro l’Udinese: volevo esplodere tutta la mia gioia sotto la curva, ma il momento era un po’ particolare. Ho pensato: ‘Forse è meglio di no’. Però gol e assist sono stati il mio punto debole quest’anno: ho fatto belle prestazioni, ma a livello personale avrei voluto fare di più».
Sul vivaio dell’Empoli: «Noi ci scherziamo, ma il vivaio di Empoli è come un forno: ogni anno escono ragazzi fortissimi. Anche lì, non so quale sia la pillola giusta, ma il lavoro che fanno con il settore giovanile è incredibile. Ci sono persone, anche anziane, che curano tutto in maniera maniacale e il presidente Corsi è fantastico per questi aspetti. Empoli è una piazza perfetta per un giovane: ti danno la possibilità di crescere, di sbagliare. Altrove sarebbe molto più difficile emergere e alla lunga potrebbe penalizzarti. È stato un onore crescere in quel vivaio: mi hanno insegnato a stare al mondo. Sono stati 13 anni di pura gioia. Alcuni sono stati come dei secondi padri per me, li ringrazierò per sempre».
E ancora il soprannome che gli aveva dato Buscé, ‘il piccolo Buddah’, fino alle vittorie e ad Asllani: «A Empoli mi chiamavano ‘il Piccolo Buddha’. Era un soprannome che mi aveva dato mister Buscé in Primavera. Non sono mai riuscito a darmi una spiegazione. Me lo continuo a chiedere anch’io. In realtà, un motivo c’è, ma non l’ho mai capito. Con il mister ho avuto sempre un rapporto bellissimo, ci sentiamo ancora molto spesso. Insieme abbiamo vinto due Scudetti: il primo con l’U16. Ricordo ancora un suo discorso: ‘Tommy, devi credere di più in te e nei tuoi mezzi perché sei veramente forte’. Da lì, sono esploso, quelle parole mi hanno aiutato molto. E poi anche con la Primavera dove ho fatto in finale una doppietta all’Atalanta: si è chiuso un ciclo. Era un gruppo bellissimo, molto unito. Ci divertivamo davvero tanto. Nessuno avrebbe mai scommesso un euro su di noi, è stata una cavalcata stupenda. È stato bello finire in quel modo, prima che ognuno prendesse la sua strada. A Empoli condividevo la stanza con Asllani: abbiamo un bellissimo rapporto, ci sentiamo spesso, ma ancora non gli ho scritto per la finale di Champions. Non volevo rompergli. Gli voglio davvero bene, ma aveva un grande difetto: non sentiva le sveglie. Le fissava un’ora e mezza prima, così un giorno non ce l’ho fatta più e gli ho detto: ‘Fermati, fermati! Le metto io e ti chiamo’. Me lo ricordo ancora».
Quindi il gol a San Siro contro l’Inter e la scelta del 35 come numero di maglia: «Quando ho segnato a San Siro contro l’Inter non ci ho capito davvero più niente. Fare gol in uno stadio del genere è il sogno di ogni ragazzino. E poi non ha prezzo: quel gol ci ha fatto vincere la partita avvicinandoci al nostro obiettivo. La maglia numero 35? Ci sono molto legato adesso, ma all’inizio non c’era un vero e proprio motivo. Ero con i magazzinieri dell’Empoli, dovevamo sbrigarci e scegliere velocemente il numero perché dovevo andare in panchina. C’erano il 32, il 33 e il 35. Ero indeciso: ‘Non lo so, boh’. E uno di loro: ‘Dai, metto il 35’. L’anno dopo, quando ero in pianta stabile in prima squadra, gli ho detto: ‘Eh ormai avete deciso, mettete il 35’. C’era libero anche il 10, il mio numero preferito da bambino, ma ero sicuro: ‘No, abbiamo deciso il 35. Andiamo avanti con quello’. E quindi a Roma è venuto da sé prenderlo».
Dall’infanzia al tatuaggio per il nonno: «Sul braccio sinistro ho tatuato mio nonno e la scritta ‘You’ll never walk alone’. Non c’entra nulla il Liverpool, ma è una dedica a lui. Era l’unico un po’ appassionato di calcio. Mio padre ha giocato a basket, mia mamma non ci ha mai capito nulla. Ogni giorno mi portava a giocare, poi purtroppo se n’è andato. Ho dei ricordi incredibili con lui, per questo ho deciso di tatuarmelo. Ero un bambino difficile da gestire, un po’ agitato. Non mi piaceva la scuola. Ma non avevo neanche un idolo, un modello da emulare: sognavo semplicemente di riuscire a giocare a calcio. Non avrei mai immaginato di arrivare in una squadra del genere. Al massimo speravo di fare qualche presenza in Serie A. So di aver raggiunto un obiettivo molto difficile, che in tanti sognano. Ma non ‘ce l’ho fatta’ ancora».
Si passa al rapporto con Edoardo Bove: «Io ed Edoardo siamo amici anche fuori dal campo. Mi ha aiutato tantissimo dal primo istante in cui ho messo piede a Roma. Ha pensato a tutto lui. Mi diceva: ‘Ti serve uno per trovare casa? Chiama qui. Oppure vuoi un ristorante? Vai qui, fidati’. Io venivo da un paesino piccolo, con due ristoranti. Figuriamoci».
Chiusura sulla Nazionale e sugli Europei in arrivo: «EURO2025 Sarà un torneo difficile, dopo un’annata pesante e contro squadre molto preparate. Anche qui, siamo a fine ciclo: dal prossimo anno non ci saremo più. A patto che ovviamente non ci chiami la Nazionale maggiore: sono stato convocato dal CT Mancini per lo stage, è stato molto bello ed emozionante. Ci teniamo a far bene: abbiamo sempre disputato delle grandi amichevoli o ottime partite nella fase di qualificazione. Ora vogliamo arrivare il più lontano possibile, non dico altro. Con l’U20 siamo arrivati in finale nel Mondiale del 2023 contro l’Uruguay: vorrei cancellare quella partita dalla mia testa. È stato un peccato, perché eravamo un gruppo in cui nessuno credeva: con il campionato ancora in corso, molti non erano potuti venire. Eppure abbiamo fatto benissimo, ci divertivamo, eravamo molto uniti perché siamo cresciuti insieme. È mancata davvero solo la finale».
Fonte: Cronache di Spogliatoio
E’ un giocatore molto forte, potrà dimostrarlo se riuscirà a giocare con più continuità…
Non ha carattere, forse ha tecnica, ma non ha quello sguardo che serve. Si spera lo metta col tempo, ma non mi pare il tipo. Ovviamente spero di ricredermi.
@Wise Publio – pensa com’è vario il mondo, a me invece pare proprio che per ora il carattere abbia prevalso sulla tecnica, e anche proprio per il linguaggio del corpo, per lo sguardo e la tigna che ci mette ogni volta.
Se rimarrà, se inizierà a fare gol e assist, e se farà lo scattino che ha fatto Soulé… sarà un bene per tutti.
Ma sono tanti “se”, per ora.
“gol e assist sono stati il mio punto debole”
Praticamente era buono per le rimesse laterali..
Con tutta la simpatia per l’impegno profuso,
alla Roma serve ben altro. Il prossimo anno non voglio lottare per il sesto posto.
Io sinceramente non ho ancora capito il suo ruolo e forse neanche gli addetti ai lavori. Non vedo una qualità in particolare in cui spicca…dribbling (NI) tiro (NI) assist (NI), forse viene premiato l’impegno e la voglia di fare inserimenti senza palla…ma poi?! Io non ci penserei minimamente a venderlo senza rimetterci.
Si vede che hai fatto un corso a Coverciano …:-))))
E’ forte ed un bravo ragazzo spero trovi la sua poszione ideale in campo..io vedrei come un baby Barella..
barella nel senso di lettiga ?
Giocatorino da Empoli niente di piu’!
I giocatori che si impegnano sodo e danno tutto quello che possono, vanno sostenuti sempre.
ottimo prospetto, chi segue il calci oe calcio giovanile sa che ha grandi capacità e molte ancora da esprimere. per coloro che lo criticano, legittimamente, faccio presente che ha fatto la trafila con tutte le nazionali giovanili risultando sempre tra i i migliori e decisivo. il suo fisico nn lo aiuta ma ha tecnica tiro e assit nelle sue corde. era stata preso da de rossi per il suo modulo e ovviamente tutto è stato disatteso. ha trovato poco spazio anche perchè abbiamo sia dybala che soulè nel suo spazio di gioco. nn mi priverei di lui anzi cercherei di trovagli più continuità cosa che nel finale di campionato nn ha trovato ma solo scampoli. qndo è entrato è stato sempre uno dei più positivi ma gli è mancato il gol, e nn è poco, ma ci li ha.
Boh, tanto fumo e poco arrosto
un annetto in B e abbiamo il nuovo politano
Un calciatore nel suo ruolo che non fa assist e non segna a cosa serve? Ad un certo punto non è neanche questione di fisico perchè se vediamo Bernabè o Dominguez sono decisamente più forti. Bernabè lo prenderei subito sta ritornando quello di inizio campionato, peccato per questi infortuni muscolari però il giocatore è forte molto simile a Barella.
o ci metti grinta, velocità e piedi amico mio baldanzi oppure a vedo dura fare de più, ma in confronto a Pellegrini sei stato messi….. quantomeno per grinta e motivazioni.
Ma giustamente stolto io, come potevo pretendere grinta e motivazioni da un morto vivente come Pellegrini?
È bravo, è non uno dei pochi che come Dybala non sbaglia i passaggi, è rapido, generoso, veloce, fa brne le triangolazioni ed ha dribling che non è cosa da poco e pur non essendo alto è forte fisicamente… Deve avere quel pizzico in più di personalità sotto porta e soprattutto con i compagni.. Deve farsi vedere di più e soprattutto farsi dettare il passaggio… Io ci credo nelle sue doti calcistiche… Non facciamo lo sbaglio di lasciarlo andare ma teniamolo perché sono certo che diventerà uno dei nostri giocatori più forti…
No assist, no gol, no tiri, no forza fisica soldi regalati com per tanti altri. Dichiarazioni da giocatore mediocre per una top squadra, livello ottimo per squadre salvezza serie A, faticherebbe a trovare posto da titolare nell’Udinese e nel Torino, grave errore di valutazione DDR, grave errore di Thiago Pinto averlo assecondato, rivenderlo alle cifre spropositate dell’acquisto sarebbe un miracolo, a meno di trovare un amatore dall’Arabia cui piacciono questi giocatorini tecnici tutto fumo e niente arrosto. Secondo me Gasperini non lo pensa proprio e lo mette tra i giocatori sicuri partenti.
Scrivete scrivete ,scriviamo scriviamo , ma cosa , se ancora NON SI SA chi sarà l’ allenatore PER IL PROSSIMO Anno .Mi ci metto pure Io sono tutte CHIACCHIERE INUTILI ,dovremmo avere la pazienza di aspettare le DICHIARAZIONI ufficiali della società .FORZA ROMA