Friedkin, il personaggio: auto, cinema, resort e la licenza da pilota

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AS ROMA NEWS – I 4,1 miliardi di Dan Friedkin sono comunque un patrimonio personale che collocherebbe l’eventuale nuovo socio della Roma al terzo posto nella classifica dei presidenti più ricchi del calcio italiano.

Un impero che oggi ha circa 5.600 dipendenti (con 12 società facenti capo alla holding di famiglia) e che lo colloca al 504° posto nella classifica Forbes tra gli uomini più ricchi del mondo.

Il suo patrimonio nasce dalla Gulf States Toyota, che distribuisce il marchio delle auto giapponesi in esclusiva negli stati del Texas, Arkansas, Louisiana, Mississipi e Oklahoma, Poi ha allargato le proprie radici anche ad altri settori strategici come il turismo: Friedkin ha una catena, la Auberge Resorts, con alberghi di lusso negli States, ma anche in Messico, Fiji, Grecia, Svizzera, Nicaragua e Costa Rica.

Poi il cinema: è stato produttore di «The Square», vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2017, di «All the money in the world» (il film ambientato in Italia sul sequestro nel 1973 a Roma di Paul Getty, nipote all’epoca dell’uomo più ricco del mondo) e di «The Mule» (con Clint Eastwood), oltre che essersi lanciato come regista ad agosto scorso in «Lyrebird».

Ai suoi interessi si vanno ad aggiungere i circoli esclusivi da golf (tra cui il Congaree in Sud Carolina, dove è iscritto anche Pallotta), i safari e la passione per gli aerei, eredità da papà Thomas.

(Gazzetta dello Sport)

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10 Commenti

  1. – I 4,1 miliardi di Dan Friedkin sono comunque un patrimonio personale che collocherebbe l’eventuale nuovo socio della Roma al terzo posto nella classifica dei presidenti più ricchi del calcio italiano. Dajeeeeeee finalmente siamo ad una svolta!!!! Siamo liberiiiiiii ❤️❤️❤️❤️❤️❤️😊i

    • Com’è, all’improvviso ti sei messo a scrivere un italiano corretto? Non è che ti sei rilassato? Capisco che con tutto questo trasformismo ti possa girare la testa…

  2. e aa bbanga? ce libberriamo da a banga? quella che c’ha messi in mano de Parnasi a Tordivalle?
    p’o stadio, poi ce starebbe no spazietto dietro r’centro commerciale de tor Vergata…anvedi…

  3. SI vede che in Italia non abbiamo inprenditori del genere.
    In America, una buona fetta, ha delle passioni ed investe in ciò che gli piace, fruttando ulteriore fatturato.

    I nostri, invece, sfruttano gli altri tenendo le tasche chiuse.
    Ovviamente, le passioni dei nostri imprenditori, sono: vacanze, cene, teatro, giochi da tavolo.

    Loro vanno avanti, noi siamo sempre un passo indietro al passato.

    • In Usa l’imprenditoria è favorita, qui è osteggiata.
      La differenza culturale, enorme, è tutta qui.

      Paradossalmente, su questo substrato è andato poi sovrapponendosi delle ultimissime decadi, l’accettazione *entusiasta* delle regole del mercato, con la creazione di un ibrido culturale: continua a osteggiare l’imprenditoria, ma è prono verso la grande finanza che comanda la politica.

    • “La differenza culturale, enorme, è tutta qui.”

      eh…dici poco Johnny.
      Sante parole le tue.

    • Jhonny B a mio avviso la più grande differenza culturale è nella considerazione dei tributi.
      In America, paese capitalista, il peggior crimine è quello contro il capitale. In Italia chi non paga le tasse è ancora oggi definito un “furbetto”, da loro un criminale. Da loro quando vengono beccati vanno incontro a pene anche molto severe, da noi vengono premiati con un seggio in parlamento.
      Al di la delle politiche messe in atto per contrastare le frodi fiscali, andrebbe cambiato il modo di pensare della cosiddetta opinione pubblica

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