Gervinho: «Sono a Roma per Garcia. L’ho conquistato con i gol»

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NOTIZIE AS ROMA (IL GIORNALE, M. DI DIO) – Gervais Yao Kouassi, meglio conosciuto come Gervinho. Da dove nasce questo nome?

«All’accademia calcistica di Abidjan, ci arrivai da ragazzino senza scarpe, poi superai i test e le ottenni. C’era un allenatore brasiliano, mi chiamava così».

Wenger, tecnico dell’Arsenal, ha detto che la sua cessione è stata un bene. Le ha fatto piacere il ko della sua ex squadra con il Napoli?

«Ora gioco in Italia, quindi mi è dispiaciuto di più che il Napoli sia stato eliminato».

Vale anche per la Juve? Molti dicono che ora si concentrerà sul campionato…

«Non è mai un bene che una squadra del tuo campionato stia fuori dalla Champions. Ma allo stesso tempo sono contento per Didier (Drogba, ndr). Credo però che la Juve continuerà ad impegnarsi in coppa».

Da più parti si dice che la serie A sia scesa di livello.

«Ritengo che sia ancora un buon torneo, molto fisico, con squadre più forti di altre anche per effetto di quanto spendono. Quando vinci, come è accaduto spesso a noi, hai la percezione che sia facile ma non è assolutamente così. Certo, è indubbio che in altri tornei girino più soldi…».

Il giocatore che l’ha colpito di più nella Roma e in A?

«Risposta facile, Francesco Totti. Un calciatore straordinario che con la sua età ed esperienza mi ha aiutato molto. Vorrei vederlo giocare il suo ultimo Mondiale prima di appendere le scarpette al chiodo. Con noi non parla di questo, ma sta lavorando per tornare al 100% e se dovesse essere chiamato, immagino che valuterà cosa fare».

Cori razzisti e violenza, fenomeni difficili da estirpare in Italia.

«A me non è capitato di ricevere cori di questo tipo, ma è un peccato che ci siano. In Inghilterra sono riusciti a sconfiggere questo fenomeno, possiamo farlo anche qui».

L’episodio che ricorda di più dei primi mesi italiani?

«Il derby con la Lazio, giocarlo la prima volta è sempre emozionante. Vivendolo, ho capito dove ero arrivato».

Quando è arrivato, qualcuno ha storto la bocca…

«È legittimo per un tifoso avere delle perplessità, i giocatori nuovi devono farsi conoscere mostrando le loro qualità. Poi però sono arrivati gli elogi…».

Com’è la sua vita a Roma?

«Tranquilla, passo molto tempo più a Trigoria che a casa mia, dove mi piace riposarmi e stare con la mia famiglia. Esco solo con la squadra».

Lei deve molto a Garcia, la lanciò a Le Mans nel 2007.

«Arrivavo da un’esperienza in Belgio e dopo alcuni mesi, con il lavoro, ho conquistato la sua fiducia. In estate ho avuto molte richieste, ma quando ho saputo di Garcia in panchina, ho chiuso le porte alle altre destinazioni per venire qui. E il cammino brillante della Roma si deve soprattutto a lui. Il nostro obiettivo è la Champions. Poi se riusciremo ad arrivare più su, sarà straordinario. Non mi nascondo, mi piacerebbe vincere lo scudetto».

Parliamo del Milan, il prossimo avversario. Cammino difficile, poi la qualificazione in Champions.

«Gli auguro di far bene ovviamente dopo la partita con la Roma. Ora avranno dei mesi importanti davanti, con reali difficoltà a risalire in classifica, ma il loro morale è alto. Il campionato è lungo e i rossoneri hanno le chance di un posto in Europa. Temo tutti, dal portiere all’ultima delle punte».

Balotelli?

«È un grande giocatore, può fare la differenza in ogni momento. Le polemiche fuori dal campo? Non ci si può focalizzare su questo, sul terreno di gioco mi sembra che riesca a fare quello che deve».

Lei porta le treccine, Mario e altri la cresta. Il look nel calcio è così importante per l’immagine?

«Ognuno può pettinarsi come vuole, in campo contano altre cose come la personalità. E Balotelli ce l’ha».

Lo scontro diretto con la Juve si avvicina. Spera in qualche suo passo falso?

«Non fa nessuna differenza, dobbiamo guardare solo a noi».

Ai Mondiali troverà la Grecia, ne ha parlato con Torosidis?

«Spero che ci qualificheremo prima di incontrarla nell’ultima partita del girone. Comunque gli ho detto che lo picchierò prima del Mondiale…».

Lei ha creato una fondazione che aiuta i giovani del suo paese.

«So quali sono le condizioni di molti ragazzi, le ho vissute anch’io. Era importante dare il mio contributo».

Lei ama la musica e ama cantare, Garcia suona la chitarra: le piacerebbe un duetto?

«Da quando sono qui non l’ho mai visto suonare, però se vinciamo qualcosa chissà… forse la tirerà fuori. E io potrei cantare…».

Cosa chiede all’anno nuovo che sta per arrivare?

«La salute e che gli obiettivi prefissati dalla Roma vengano esauditi. Oltre a un buon mondiale per la Costa d’Avorio…».

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