AS ROMA NEWS (Il Messaggero, L.Pasquaretta) – «Quel ragazzino veloce, ribelle e con i capelli ricci ha futuro ». I primi ad accorgersi di lui furono gli osservatori della Roma. Così etichettarono Alessio Cerci mentre, giovanissimo,muoveva i primi passi nel Valmontone e già seminava il panico fra le difese avversarie «con quel sinistro magico ». Il ragazzo, tifoso giallorosso, uno degli ex della partita, ne ha fatta di strada. Ma non intende fermarsi. Bruno Conti l’aveva designato come suo erede. Talento puro, purissimo con un caratterino che spesso gli ha procurato qualche noia. Genio e sregolatezza insomma. A Torino, grazie a Ventura – un pò un secondo padre per lui – ha trovato la sua dimensione e ha conquistato la nazionale. Domani sera all’Olimpico proverà ad interrompere la striscia vincente della sua Roma.
DOLCI RICORDI – Nella capitale Cerci ha lasciato una fetta di cuore. E lì vuole tornare a giocare, un giorno. Non potrebbe essere una partita qualsiasi per uno che ha vissuto nel pensionato di Trigoria, ha vestito la maglia giallorossa la prima volta a 11 anni e ha esordito in seria A quando ne aveva 16 e mezzo, precisamente il 16 maggio 2004, quando Capello lo gettò nella mischia contro la Sampdoria. «Mi chiamò Bruno Conti in persona» ha raccontato il fantasista granata. Il «MaraZico» lo aveva indicato come possibile erede. A lui Cerci deve tanto. Gli è stato vicino e ha sempre creduto in lui. Dopo l’ottima stagione con il Pisa, Spalletti voleva dargli un’occasione, ma un grave infortunio fece svanire tutto. E così ripartì dall’Atalanta. Anche a distanza ha mantenuto ottimi rapporti con i suoi ex compagni. In particolare con De Rossi, compagno di nazionale, con cui si sentono spesso e si «sfottono» per sms, a maggior ragione in queste ultime ore. Di Totti ha sempre avuto una sorta di venerazione calcistica, di cui ammira l’umiltà, la genuinità e come lo ha trattato, facendo sentire a sui agio, quando era giovane.
MARACHELLE E SVOLTA – Nel 2010 sbarcò a Firenze.Croce e delizia. Con la tifoseria viola non è mai andato d’accordo. Diverse le leggende metropolitane che si raccontano. Qualcuno giurò di averlo visto con una gallina al guinzaglio.Memorabili le litigate con i vigili del capoluogo toscano e con gli allenatori, che spesso e malvolentieri lo mettevano fuori rosa fra ritardi e battibecchi. Furono 2 anni vissuti sulle montagne russe. Alti e bassi. Fino alla cessione al Torino, dove ha ritrovato il suo mentore Ventura, che lo aveva lanciato con successo a Pisa nel 2007/2008. In maglia granata ha svoltato. Ha trovato la sua dimensione. E’ cresciuto. Ha fatto la differenza, suscitando la curiosità di Prandelli, che lo ha fatto esordire a 25 anni il 21 marzo 2013 nell’amichevole contro il Brasile.
LA TATTICA – Ventura adesso non può prescindere dal mancino del ragazzo. Il tecnico granata però dovrà fare a meno dello squalificato Vives e di diversi infortunati. L’emergenza continua. A Livorno ha riproposto la difesa a 4. Contro la Roma dovrebbe tornare al 3-5-2 con «quel ragazzino veloce, ribelle e con i capelli ricci» seconda punta.