NOTIZIE AS ROMA (GASPORT, A. PUGLIESE) – Due stagioni fa poteva lasciare Udine per volare al Psg di Leonardo, ma i bianconeri non vollero. La scorsa estate, invece, l’ha lasciata davvero per Roma (su suggerimento della moglie Cecile), con i giallorossi che sborsarono ben 13,5 milioni per averlo. Mehdi Benatia quei soldi li sta ripagando tutti con una serie di prestazioni d’autore. Proprio quella che servirà domani pomeriggio, quando tornerà in un Friuli che l’ha visto protagonista per tre anni e dove — alla fine della scorsa stagione—è partita la sua striscia vincente di 15 vittorie consecutive (7 in bianconero, 8 in giallorosso). Per allungarla, bisognerà spezzare però anche quella di 22 partite utili in casa dei bianconeri (ultimo k.o. il 2 settembre 2012, 14 con la Juve). «Ed infatti gliel’ho detto ai miei compagni, non c’è da fidarsi», dice Mehdi, che in caso di successo porterà tutta la squadra a cena fuori.
FRIULI, PSG E GUIDOLIN – Benatia ad Udine ci è cresciuto, arrivato dal Clermont, Ligue2 francese. Ed al Friuli ha vissuti gioie (come il primo gol in A, al Cesena, e le qualificazioni europee) e dolori (su tutte l’eliminazione in Champions, con il Braga), alcune condivise con Heurtaux (come un fratello) e Vincenzo e Maria, i proprietari del ristorante preferito. «Devo tutto a Guidolin, non smetterò mai di ringraziarlo—dice— Ma non soffro il fatto che in Francia mi conoscono poco, soffrivo molto di più quando non giocavo. Come al Lorient, quando andai 45 volte da Gourcouff (Christian, l’allenatore) e gli dissi: “mister, mi sta uccidendo la vita. Se non gioco, io nono vivo” Non ho rimpianti, neanche per il Psg. In Italia mi sono affermato, sono felice così».
RUDI COME MOU – Del resto, da primo della classe si vive bene. «Il primo posto ci piace, ma non abbiamo ancora fatto nulla — dice Mehdi a France Football—Non ci aspettavamo di essere così competitivi in così poco tempo, ma dobbiamo continuare così, vincendo anche ad Udine. Nello spogliatoio c’è una grande atmosfera, tutti sono in sintonia con l’allenatore ». Già, Rudi Garcia, se la Roma vola il merito è soprattutto suo. «Lui come Mourinho? Il paragone tiene: hanno entrambi una bella faccia, sono giovani, gestiscono le conferenze stampa e sono vicini ai giocatori. Quando sono arrivato mi hanno chiesto se lo conoscessi e ho risposto di no. Ma sapevo che amava il bel gioco e questo lo abbiamo capito subito, dal ritiro: invece di correre come dei pazzi, cosa che succede spesso in Italia, abbiamo lavorato tanto con la palla. E oggi siamo la squadra che gestisce meglio il pallone e che tira di più».
NIENTE ERRORI – Ed allora domani servirà il miglior Benatia, quello che sogna un Marocco più forte («Non abbiamo stelle come Drogba, Eto’o o Yaya Tourè, ma siamo un gruppo di buoni giocatori che con il tempo può diventare una grande squadra») e la 16a vittoria consecutiva. «Per i difensori è diverso, basta un errore e lo paghi caro — chiude lui — Devi essere concentrato tutta la partita e non mollare mai, neanche al 90°». Del resto, la sua mentalità è questa. E se a Roma si è smesso di piangere per la cessione di Marquinhos, il merito è tutto suo.