KONÈ: “Si sta bene in vetta. Obiettivi Champions e vincere l’Europa League. L’Inter? A Gasp ho detto che…”

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Manu Koné, centrocampista della Roma e della Francia, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna del Corriere della Sera. Ecco le parole del numero 17 giallorosso, arrivato nell’estate scorsa con De Rossi allenatore: «La verità è che siamo tutti figli della nostra storia. Se oggi sono questo, è per la tibia che mi fratturai a 15 anni. I medici mi dissero che c’era il rischio di non tornare al meglio. Ma eccomi qui: quella ferita mi ha reso più forte». 

Come ha fatto a rialzarsi?
«I miei compagni andavano in Nazionale e io neppure camminavo. La difficoltà era vedere la mia famiglia triste, è stato complicato più per loro che per me. Ma lo dico senza arroganza: ho sempre avuto un carattere forte, mi ha salvato quello».

Che vuol dire il primo posto della Roma?
«Si sta bene, lassù. Per questo lavoriamo. Non esaltiamoci. Ma l’anno scorso eravamo partiti male e poi l’abbiamo pagato alla fine».

Fuori dai denti: dichiari l’obiettivo.
«Arrivare tra le prime 4 e vincere l’Europa League: dobbiamo essere ambiziosi».
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Una cosa per cui Gasperini è diverso dagli altri.
«Lui è tante cose. Non ho mai visto nessuno vivere la partite così. E come se fosse in campo. E ti viene voglia per forza di lottare per lui».

Quanto è stato davvero vicino all’Inter in estate?
«Se un club come l’Inter si interessa a me, per me è positivo. Ne parlai con Gasperini, gli ho detto che non sapevo cosa sarebbe successo. Ma ho aggiunto: “Finché indosso questa maglia, lo faccio al 100%”. La Roma è l’unico club che ha creduto in me un’estate fa, è un dovere ricambiare».

È arrivata qualche telefonata da Sommer e Thuram, ex compagni in Germania?
«Ci abbiamo scherzato su. Mi hanno detto di fare la scelta migliore, ma non dipendeva da me. Io stavo molto bene alla Roma, non è che volessi a tutti i costi andarmene».

Niente Inter, dunque. E nel 2021, niente Milan: come si fa a dire di no a Paolo Maldini?
«Parlai con il Milan, è vero. Mi chiamò Massara, ma per la mia crescita è stato giusto andare al Borussia. Poi qui alla Roma ho ritrovato lo stesso Massara: il cerchio si è chiuso comunque, no?».

Un giorno lei disse: «La mia forza è non sentire la pressione». Come fa?
«Io non mi stresso mai prima delle gare, che sia contro una squadra più debole o una
molto forte. E sa perché?».

Prego.
«Vede: la partita è la parte più gioiosa del nostro lavoro, ci alleniamo tutta la settimana per giocare. E perché rovinarla con lo stress? Tanto vale divertirsi rispettando i consigli dell’allenatore. Ma questo non vuol dire non essere esigenti: io non sono mai felice di una mia prova, anche se col tempo sono diventato costante: prima giocavo bene una settimana e quella dopo no».

Però le mancano i gol.
«Arriveranno, so di saperli fare e devo migliorare. Ma il punto è che, con tutto il lavoro che dobbiamo fare noi centrocampisti, capita di arrivare stanco davanti alla porta e di sbagliare».

Lei allena la mente?
«Alleno tutto. Da 2 anni lavoro con una nutrizionista, Cecile Capdeville: lei parla col mio cuoco qui in Italia e si assicura che io abbia i pasti migliori per restare in forma, senza massa grassa o sovrappeso. Ho anche un coach personale che vive con me. Poi ho un fisioterapista, un preparatore atletico e anche uno mentale. È il lavoro invisibile, importante tanto quanto quello in campo».

Lei è cresciuto a Villeneuve-la-Garenne, banlieue di Parigi. Non dev’essere stato sempre semplice…
«Avevo 4 anni nel 2005, con l’ondata di proteste. Ricordo che se ne parlava in famiglia. Ma non ho mai avuto problemi particolari. Neppure col razzismo: i miei genitori sono arrivati lì dalla Costa d’Avorio, come loro la maggioranza degli abitanti. E mi hanno sempre insegnato il rispetto. La mia è una famiglia numerosa, piena di calore: ho 4 sorelle e 2 fratelli più grandi, sono il penultimo di 7 figli. Quando torno, se c’è da andare a fare la spesa, vado io».

Tema: Nazionale. Svolgimento a lei.
«Da casa, se mi affaccio vedo Saint-Denis. Quando da bambino andavo a scuola col treno, ogni mattina guardavo e sognavo di giocare lì dentro. E successo a marzo: sono venute 30 persone, le stesse che sognavano con me».

Pogba è ancora l’idolo?
«Modello, non idolo. Lui insieme a Serge Aurier. Paul, per noi ragazzi di banlieue, è stato un simbolo. Ogni tanto ancora oggi mi metto lì e osservo i suoi video».

La passione più grande?
«La moda. In Germania facevo ogni tanto qualche follia, ora mi sono calmato».

A quando le treccine giallorosse?
«Ci ho già pensato, in realtà l’ho anche fatto, anche se il colore è svanito subito. Sì, adoro giocare con stile».

La sua esultanza con la bandiera è diventata un cult.
«Nelle gare importanti bisogna lasciare il segno, con la Lazio lo era. Ho messo la mia maglia sulla loro bandiera. Qualcuno l’ha presa male, ma resta il derby».

Più severo Gasp o papà?
«L’allenatore è il primo che ascolto dopo le partite. Ma è più dura con mio papà: a volte non rispondo perché so che la telefonata durerà a lungo… ».

Tra 10 anni sarà felice se…?
«La prima domanda che mi farò sarà: “Mi sono divertito?”. Il calcio deve restare un piacere. Poi, certo, a questo livello si cercano i trofei. Ma io vorrei che un giorno si dicesse di me che ho dato tutto e che ho scritto una bella storia».

Fonte: Corriere della Sera
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26 Commenti

  1. Caro Manu spero che tu rimanga qui a Lungo
    e che fra dieci anni tu possa chiederti : mi sono divertito?

    Si ho giocato nella Roma ho vinto tanti Trofei e sono un idolo e bandiera della città eterna

    Daje

    • Ok…..invece i tuoi figli e magari anche tu quando parlate delle cose normali di vita ,ricordi e lavoro,iniziate con riferimenti a Kant ( non è un terzino )….. Socrate…..con un pizzico di Freud no ? Smettila e torna sulla terra….. ammesso che non ti faccia male

  2. «Alleno tutto. Da 2 anni lavoro con una nutrizionista, Cecile Capdeville: lei parla col mio cuoco qui in Italia e si assicura che io abbia i pasti migliori per restare in forma, senza massa grassa o sovrappeso. Ho anche un coach personale che vive con me. Poi ho un fisioterapista, un preparatore atletico e anche uno mentale. È il lavoro invisibile, importante tanto quanto quello in campo».
    E meno male che affronta le partite senza stress. Se fosse stato stressato quanta gente intorno ci sarebbe voluta!!!!
    Scherzo ovviamente.

    • Evidentemente affronta le partite senza stress proprio perché ha uno staff che lo segue in tutto e per tutto, quindi direi che arriva pronto e preparato alle partite… cosa non sempre scontata….

    • questo non è stress, è consapevolezza di cosa ti serve per essere al meglio.

      probabilemente è anche questo che non gli da stress, sa di avere fatto tutto quello che può per essere al meglio.

      campione da ogni punto di vista.

    • Behm
      io rispetto uno che i suoi soldi preferisce investirli nei preparatori a vario livello
      piuttosto che in viaggi settimanali verso la California o in auto sportive ogni mese.
      Un vero professionista.

      Ps: rivisto Rios ieri sera contro il Chelsea…. mah….

  3. Sono due i modi per ricambiare:
    – farci vincere il campionato/europa league;
    – non mettersi di traverso quando verrà venduto e andare da chi offre di più (anche se non credo che i top club si faranno problemi a pagartelo).

    Spero nel primo e nella sua permanenza

  4. non mi stresso mai prima delle gare … e sa perché ? … prego (l’ho dovuta rileggere per capire che non era la risposta).

  5. Sì, una bella intervista. Manu sembra proprio un ragazzo intelligente, cresciuto in una famiglia semplice, consapevole del suo valore e dei suoi limiti. Sono felice che vesta i nostri colori.
    Non so perché, forse perché entrambi francesi, ma mi è venuto in mente “cocco di mamma Rabiot”. Che differenza! Kone lavora e si impegna senza arroganza. Quell’altro a quasi trent’anni si fa gestire (in tutti i sensi) dalla mamma e fa a pugni nello spogliatoio.
    Lo so, sembra un pò retorico, ma in questo ambiente così particolare e problematico che è il calcio di oggi vedere ragazzi che lavorano e sono felici di giocare come quando erano bambini mi emoziona.
    FRS

    • Sono d’accordo con te, ma posso dire che magari c’avessimo anche Rabiot? L’ho visto contro il Napoli ed è un signor giocatore.

  6. Al momento ci sono molte più prospettive di crescita qui rispetto all’inter… sommer e Thuram lo capiranno quando finiranno sotto

  7. Campione nei piedi e nella testa. Atleta sui generis e mente sopraffina.
    Ricorda molto i “nostri” campioni: Cassano, Balotelli, Zaniolo, Tonali, Fagioli e chi ne ha più ne metta.
    Poi dice che la Nazionale Italiana non riesce a strusciare più un Mondiale…

  8. Kone è forte, potenzialmente fortissimo.

    Ma secondo me in questo momento, sia nell’ambiente romanista che internazionale, lo si sta un filo pompando eccessivamente (come al solito tra noi romanisti che non impariamo MAI).

    Il ragazzo non segna e non fa assist. E questo è un problema, perché non è un mediano bloccato davanti alla difesa, è un box to box.

    Da Vidal a Marchisio, passando per Nainggolan, Zielinski, Hamsik, Barella, Mhkitaryan, Mctominay, Reijnders, Kessie…ecc.

    Senza ovviamente pretendere la doppia cifra, ma tutti hanno inciso e incidono con reti o assist, se parliamo di mezz’ali box to box da vertici della serie A. PUNTO. Non è opinabile.

    Kone non sembra neanche trovare mai una capacità coordinativa o balistica negli ultimi 20 metri e se vuole fare il salto di qualità definitivo, questo non è un passaggio evitabile e che si può soprassedere, trattandolo come un dettaglio da considerare poco al fine di continuare a narrarlo comunque come un centrocampista top.

    • forse non ti rendi conto del lavoro che fa a Centrocampo. Se Kone segnava pure, adesso stava al Real madrid o al Manchester City. Per me va benissimo cosi

    • viene esaltato perché al momento é uno dei migliori centrocampisti in Europa altrimenti non sarebbe titolare in nazionale, dove ci sono centrocampisti tipo rabiot, Thuram, che gli allacciano gli scarpini nonostante facciano più goal e assist… kone ha strappi improvvisi che gli altri non hanno, possiede caratteristiche uniche e determinanti. Ricorda Makelele un grande del passato che anche lui non era famoso per goal e assist ma per tutt’altro lavoro che era fondamentale

  9. Kone’ ragazzo molto tranquillo, consapevole dei suoi mezzi, ma comunque con la testa sulle spalle. Spero che i gol arrivino perché è un giocatore davvero forte ed è un peccato che non segni. Egualite’, liberte’, Manu Kone’

  10. io spero resti sempre con noi…nel caso base da 80 mil in su per cessione. altro che i 40 dell’ inda come frattesi. almeno 100 se aggiusta la mira gol. ma io cmq vorrei sempre averlo nella mia squadra. mi piace sto ragazzo

    • @albi
      Questo a giugno se lo vendono a una cinquantina subito subito, purtroppo.
      Discorso rivolto pure a quelli che vogliono Dybala fuori.
      Con questa proprietà non è che va via Dybala e arriva un Campione. Gioca baldanzi.
      A questo punto meglio Dybala senza una gamba, basta guardare i numeri della scorsa stagione.

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