MOURINHO: “Una delle poche pressioni che ho è essere come mio padre. Mi sento molto più allenatore oggi di 10 o 20 anni fa. Alla Roma regalerei titoli”

13
1461

AS ROMA NEWS – Torna a parlare José Mourinho. L’allenatore della Roma ha concesso una lunga intervista al magazine di lifestyle “Esquire“. Queste le sue parole:

C’è una sua famosa frase che dice “Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”, a questo proposito volevo chiederle se ci sono libri o un film che l’hanno accompagnata in questi anni e a cui è legato.
No, nessun film e nessun libro, semplicemente la mia esperienza di vita, la mia esperienza come uomo e come allenatore. Questa è una frase che avrà 20 anni, ma oggi è ancora più vera perché il calcio si è sviluppato in una direzione dove il lavoro di noi allenatori è sempre più complesso. Rispetto alle generazioni precedenti dobbiamo avere questa… io direi cultura generale, l’ossessione di sapere un po’ di tutto, perché veramente il nostro lavoro oggi non è solo sapere di calcio.

Ultimamente è stata dedicata una via a suo padre, che immagino sia stato il suo primo maestro di calcio, visto che avete anche lavorato insieme. Qual è l’insegnamento più prezioso che le ha trasmesso?
Più che maestro di calcio, maestro di vita. Se oggi potessi scegliere un padre tra tutti gli uomini che ho incontrato non ci penserei due volte, lui era perfetto. La via che gli hanno dedicato è arrivata in ritardo, è un tipo di omaggio che avrebbe avuto un significato con la sua presenza. Una delle poche pressioni che sento nella vita è quella di essere un uomo come lo è stato lui. La cosa principale che mi ha insegnato è l’onestà, questo modo di vivere, di non essere falso, di non cercare di dimostrare quello che non so. Essere solo me stesso e non perdere mai la mia identità e i miei principi. Ho imparato tanto da lui, ma più nella vita che nel calcio.

Per quanto riguarda la sua vita personale ci sono luoghi di Milano e di Roma speciali e che ama visitare?
Prima di vivere a Roma ero venuto a giocarci o l’avevo visitata come turista con la mia famiglia. Oggi passo ogni giorno attraverso i suoi luoghi storici ed è veramente speciale. Per me San Pietro sarà sempre San Pietro e il Colosseo sarà sempre il Colosseo e potrei dirne tanti altri. Milano è stata un’esperienza diversa perché il centro allenamenti è fuori dalla città e anche casa mia lo era. I miei figli in quel momento avevano 10 e 14 anni e andavano a scuola a Lugano, dove andavo ogni volta che potevo. La mia vita è stata molto più fuori che dentro Milano. Se devo scegliere qualche luogo speciale senza dubbio direi San Siro perché è stato lì che si è fatta la storia ed è lì che ho avuto il vero contatto con gli interisti e con la città. A Roma è diverso, io vivo al centro, anche questo mi aiuta a capire quanto sia speciale.

Per lei il tempo nel calcio è un alleato o un nemico?
Qualche volta un alleato e qualche volta un nemico, l’importante è averne sempre il controllo. Sembra un luogo comune ma è vero, se tu vinci 1 a 0 l’orologio si ferma, la partita non finisce mai, se tu perdi 1 a 0, l’orologio è troppo veloce e la partita finisce quando tu non vuoi che finisca. Però è il controllo delle emozioni che è fondamentale. Oggi dopo tanti anni il mio rapporto con il tempo di gioco è diverso, è più controllato, con meno emozione e più stabilità. Per esempio nella partita con la Salernitana siamo stati per lungo tempo 0-0 e la squadra era in tensione. Sono stato io a dire di non preoccuparsi perché il tempo avrebbe portato alla verità. Ora ho un rapporto più controllato con il tempo.

Il suo ritorno in Italia è stato un evento tecnico, mediatico e umano fortissimo per tutti gli appassionati di calcio. Volevo chiederle in cosa si sente migliorato rispetto a 10 anni fa?
Tutto. Se un allenatore non migliora è perché ha perso passione e ha perso la mentalità di imparare ogni giorno. Non è un mestiere per cui è fondamentale l’età o la situazione fisica, al contrario dei calciatori. L’esperienza ti può solo migliorare. Io penso solo alla prossima partita. Tutti i match che hai giocato e i trofei che hai vinto, quelli sono in tasca e avrai tempo di guardarli quando hai smesso. Adesso voglio solo pensare alla prossima partita. Io mi sento molto più allenatore oggi che 10 o 20 anni fa.

Se potesse regalare qualsiasi cosa alla Roma cosa le regalerebbe?
Titoli, perché di titoli vive una società, perché i titoli alimentano la passione dei tifosi. Ho capito subito che l’amore che si prova per la Roma va oltre i trofei, è una passione eterna, sanguigna e anche familiare. Però la vittoria è quello che manca e stiamo costruendo un progetto per arrivarci. Se arriverà con me sarà perfetto, altrimenti sarebbe bellissimo aver contribuito alla costruzione di questo futuro, che è il sogno di tutti.

Qualcuno dice che i calciatori non dovrebbero schierarsi su temi politici ma dovrebbero pensare solo a giocare. Che ne pensa di questo?
Il focus numero uno per me deve essere sempre il calcio, sia per i giocatori che per gli allenatori. Però non possiamo dimenticare la forza del nostro mondo e come cittadini dobbiamo essere liberi di esprimere le nostre convinzioni. Il calcio ha il potere di porre l’attenzione su temi come il razzismo e anche se probabilmente non sarà in grado di risolvere questa drammatica e triste situazione, ha una forza sociale enorme. Sarebbe un errore ridurre i calciatori solo all’atto di giocare a pallone. Oggi hanno la possibilità di affrontare tutte queste tematiche culturali e sociali, consci del loro prestigio e della loro influenza.

Ormai è arrivato a Roma da un po’ di tempo, cosa ha scoperto di nuovo di questa squadra e dei suoi tifosi. C’è qualcosa che l’ha sorpresa?
Sorpreso non direi perché ho vissuto e lavorato in Italia per due anni e ho giocato contro la Roma 4-5-6 volte e si capisce immediatamente l’atmosfera che c’è qui. È una passione assolutamente incredibile quella che hanno i tifosi per la squadra. È bello, è bellissimo e non è stata una sorpresa.

Articolo precedenteAS ROMA FLASH NEWS – Tutte le notizie in giallorosso minuto per minuto
Articolo successivoLa Roma, i Friedkin e una squadra invisibile

13 Commenti

  1. Bè una bella intervista. Fare questo genere di domande, ad un personaggio del genere, che dà queste risposte è fantastico.
    Mourinho molto cresciuto, saggio e esperto.
    Ed ha ragione quando dice che un allenatore non deve sapere solo di calcio quando fa questo mestiere

    • No, assolutamente, soprattutto quando devi gestire i calciatori di oggi che sono lontani parenti di quelli di qualche decennio addietro.
      A tale riguardo da tempo circola voce che due dei migliori allievi di Coverciano siano stati Ventura e Giampaolo. Non ne dubito, sarà sicuramente vero, ma il loro percorso e curriculum dimostra che non è affatto sufficiente per diventare un tecnico di successo.

    • Sì, una bella intervista. Domande tutt’altro che banali ad un uomo tutt’altro che banale.

    • La fortuna di avere un padre così non ti preclude nessun obiettivo…. IL TOP! 💛❤️ TE VOJO VENE JOSÉ! 💛❤️

  2. Lui prima e ne sono sicuro faceva parte del circo in parte lo e’ ancora poco, E’ cambiato ha preso coscenza con l eta di essere si un grande allenatore ma anche uomo e lo dice….con sincerita’ Da quando e’ a Roma credo che abbia trovato la sua dimensione umana oltre che calcistica i tifosi lo hanno capito i media credo ancora no. Ho visto che empatia ha con i colleghi tutti l’apprezzano come uomo che come allenatore e’ il migliore e non perche’ e’ della Roma, i giocatori stessi lo sentono un secondo padre le parole di Abhram lo fanno capire ha creato un gruppo unito che si sostiene…un grande vero uomo Grazie Mou

  3. È difficile immaginare con certezza perché abbia accettato subito l’offerta della ROMA. Mi piace pensare che ha sentito la necessità di trovare una piazza di fuoco per riaccendere il suo di fuoco dopo una carriera che lo mette fra i più grandi allenatori della storia senza discussioni. Il continuo riferimento alla passione dei tifosi della ROMA, il voler vivere la Città con la casa al centro non penso sia casuale. Una cosa è certa, lo special sa’ benissimo che se vince qui diventa il più forte allenatore della storia del calcio. FORZA ROMA

  4. ciao ragazzi.
    sono cuore nerazzurro e, senza togliere nulla ad Inzaghi che considero un bravissimo allenatore, vi invidio da morire. Mou, come potete ben capire (e spero accada anche a voi), mi è rimasto nel cuore per quello che ci ha fatto provare (tifo allo stadio vicino alla pazzia) nel 2010. Godetevelo anche nel caso non raggiunga grossi obiettivi perchè è più di un allenatore. Da quando è ritornato in Italia sono “costretto” seguire due partite alla settimana: la mia Beneamata e la Roma. Quindi, Forza Inter e forza Roma. un saluto da tifoso

  5. Ciao, Mourinho è qualcosa di più che un bravo allenatore è soprattuto una persona molto molto intelligente. Sono fiducioso che con lui possiamo vincere lo quarto scudetto della nostra storia. Forza Magica ROMA. Manuel da Atene

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci qui il tuo commento
Inserisci qui il tuon nome