Roma, la mano di Fonseca

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AS ROMA NEWS – Il salto in alto è stato improvviso. E, per certi versi, anche inaspettato. Fonseca, però, è tutt’altro che sorpreso dal raccolto della Roma da podio. Abbondante nei consensi, nelle idee e nelle giocate. E nei punti: +6, dopo 111 turni, rispetto a un anno fa, 2 gol segnati in più e 2 subiti in meno. Il portoghese, già prima di affrontare e battere il Napoli, è stato di una semplicità mostruosa: “La squadra gioca come piace a me“.

Organizzazione, conoscenza, applicazione, convinzione, coraggio, personalità e tecnica. È l’impronta dell’allenatore. Che è riuscito, in pochi mesi, a portarsi i giocatori dalla sua parte. Successo personale, ma decisivo per la virata. Lo ha ottenuto dentro lo spogliatoio. Si fidano di lui. Che guarda dritto negli occhi e sceglie. Pure di lasciare fuori il capitano: Florenzi da 4 gare va in panchina. Guida sicura, insomma, per il ritorno in Champions.

Chissà che Roma sarà quando rientreranno anche gli altri. Quei titolari che hanno permesso ai resti, riqualificati dal tecnico, di prendersi la scena e chissà ancora per quanto. In piena emergenza, ecco l’evoluzione. Tattica, fisica e caratteriale. Il portoghese ha avuto la possibilità di insistere e quindi di addestrare solo alcuni giocatori. Adesso saranno pure stanchi. Di sicuro sono più preparati. E il rendimento del collettivo e dei singoli è di conseguenza lievitato. Il turnover, ovviamente anche per mancanza di interpreti, è stato azzerato.

I riferimenti sono lì, dentro al campo. Il portiere, Smalling, Kolarov e Dzeko. E con loro c’è la traccia a cui si dedicano Mancini, Pastore, Vertout, Zaniolo e, quasi sempre, Kluivert. Il centrocampo detta il ritmo e quindi il gioco. In alto e in basso. Sempre. Pressing, sacrificio, palleggio e ricamo. Il 4-1-4-1 camaleontico o ibrido che dir si voglia è difensivo e offensivo nella stessa partita. Dà equilibrio ed efficacia.

Mancini stopper nella linea che diventa a 5 e regista quando c’è da ripartire in verticale (dal suo piede le azioni del 3° gol all’Udinese e del 1° al Napoli). Veretout che si alza sul centro sinistra, trequartista come Pastore sul centro destra. Dzeko non è mai solo, in area e fuori. Zaniolo e Kluivert si aprono e si stringono. A seconda dal compagno che si presenta alle loro spalle. O dell’avversario da sfidare a duello. Fonseca fa il suo gioco. Ma mirato a chi ha davanti. Studio e dialogo, con i giocatori informati e quindi complici.

(Il Messaggero, M. Ferretti)

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7 Commenti

  1. Articoli pericolosissimi, che hanno come unico effetto di far calare il rendimento della squadra. La squadra rosica della troppa attenzione al mister e smettono di giocare
    Vedi Garcia

    • Hahahaha… ma che caz**ta!! Giuro, ne ho sentite tante, ma questa è da Guinness!!
      “Rosica delle attenzioni al Mister e smette di giocare”… ma con chi stai a parlare, con i ragazzini di 5 anni?!?

  2. Fonseca secondo me è un allenatore di classe superiore.
    E lo dico non da oggi, ma da dopo l’Atalanta. Andandomene poi convincendo sempre di più.

    Però nel calcio contano, e tanto, gli aspetti psicologici.
    Paradossalmente gli episodi arbitrali negativi hanno fatto incazzare e motivare, e gli infortuni hanno motivato e responsabilizzato chi è rimasto in campo.

    Le molte partite annuali obbligano al turn over, ma secondo me è molto deleterio nella formazione di un gruppo e negli automatismi di squadra.

    Si ha un bel dire che i giocatori in un modulo sono intercambiabili, ma Veretout che dalla sinistra fa il lancio lungo a tagliare il campo, preciso, sulla destra, lo fa se ha il piede per farlo e Spinazzola sa che Veretout può lanciarlo e allora parte senza palla, per smarcarsi.
    E’ un meccanismo che si ripete, e allora ci credono e si trovano.
    Se al contrario un altro giocatore prova lo stesso lancio e lo sbaglia, una due, tre volte… lo Spinazzola non parte più…

    questo nel calcio è fondamentale.

    E poi è fondamentale sentirsi parte. Caricarsi psicologicamente. Preparare la partita.
    E lo fai indubbiamente meglio se sei certo che giocherai. Perché è tutto sulle tue spalle e non puoi sbagliare.

    Così crescono i giocatori.
    E il turnover ogni partita ammazza questi meccanismi fondamentali del calcio.

    Prima crei la squadra, quei 12-13, poi si inseriscono gli altri, quando c’è un infortunio, quando scade la forma, per risparmiare un giocatore.

    Il turn over esasperato crea squadre senza palle. Non fa crescere i giocatori.

    Nella sfortuna, la Roma con la sua rosa ampia di 24 titolari ha superato questa fase, e ha trovato il “gruppo”.
    Ora è tutto più facile.

    Perché gestire un gruppo formato è più facile che doverlo formare.

  3. Peccato per i 2 punti persi con Genoa e Cagliari da aggiungere almeno 1 punto in casa contro Atalanta, ora con +5 eri a 27 punti (Inter 28 – Juve 29).
    Non parliamo di scudetto ovviamente perchè secondo me la rosa della Juve è troppo ampia e inarrivabile per l’intero campionato ma credere nelle imprese non costa nulla

    • Ma… il punto con il Genoa cim può stare che lo perdi. E’ la prima partita.
      l’Atalanta ci ha su surclassati. Punto.
      E’ stata una sconfitta salutare, col senno di poi, perché Fonseca, i giocatori, hanno capito dove lavorare.

      I punti persi sono con il Cagliari, 2 e ce li ha ciucciati l’arbitro e con la Samp, per nostre colpe.
      Ma forse anche questi fanno parte del processo di crescita.

      A me basterebbero i 2 del cagliari. Non rubavi niente, e ora non cambiava niente.
      Ma alla fine 2 punti possono essere oro.

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