Roma, rivoluzione vincente

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GAZZETTA DELLO SPORT (M. CECCHINI) – Il futuro, a volte, può inaspettatamente calzare come un guanto. Lo sta scoprendo la Roma che si sta rendendo conto come cambiare mezza squadra non sia un trauma. E allora il rosario dei nuovi titolari De Sanctis, Maicon, Benatia, Strootman, Gervinho e Ljajic (Florenzi permettendo, ovvio) danno tutti l’impressione di essere in giallorosso da sempre, santificati anche dalla Curva Sud, da ieri ufficialmente esaurita. Non a caso oltre la metà delle reti segnate (9 su 17) arrivano proprio dai nuovi.

Esperienza&Futuro I dirigenti hanno cercato esperienza e avvenire. Per questo, in porta De Sanctis sembra essere il leader ringhiante che mancava, così come Maicon la saggezza che corre e si fa sentire nello spogliatoio. Se Benatia ha sorpreso tutti anche per la vena realizzativa, il futuro sembra avere gli occhi di Strootman in mediana e Ljajic in attacco. Discorso diverso per Gervinho, voluto da Garcia, che non ci ha messo molto per farlo decollare anche come cannoniere.

«Tra Inter e Napoli» La prima regola che Garcia ha imposto, d’altronde è valsa subito anche per se stesso: imparare subito l’italiano. «Io l’ho fatto anche per rispetto dei tifosi dice al Tg1 . I dettagli pesano, possono far cambiare un risultato o una stagione intera. (e sul match col Napoli vedi a fianco, ndr). Ora si parla troppo di me, spero che i complimenti ci siano anche a fine stagione. Ciò che conta è il gruppo. Una squadra è come una famiglia, e la Roma è più una famiglia che un club. Certo, sono arrivato in un ambiente negativo in cui c’erano insulti per tutti, e non mi è piaciuto. C’era bisogno di fiducia. Qui c’è tanta passione, forse un po’ troppa. Non mi piace chi critica un giocatore o la mia squadra. Se ho da dire qualcosa lo faccio, ma i panni sporchi si lavano in famiglia».

I modelli da raccontare sono un paio: «Guardiola e Nadal: da loro si può trarre spunti». Detto che «gestire un campione come Totti è facile», l’epilogo non può che essere su InterRoma. «Sarà difficile, ma faccio questo mestiere per vivere partite così». E saluta confermando come si chiami Rudi perché suo padre era tifoso del grande ciclista Rudi Altig. «Ma la bici mi piace così così». Eppure sa lo stesso come andare lontano.

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