Stadio e manette, spunta un cavillo: processo da rifare

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ULTIME STADIO ROMA – Tutto da rifare, il processo sullo stadio della Roma che, esattamente un anno fa aveva portato agli arresti di nove persone (e di moltissime iscrizioni), deve ripartite. Ieri mattina, al termine dell’udienza preliminare, i difensori dell’uomo chiave dell’inchiesta hanno sollevato una questione di incompatibilità rispetto al giudice: il magistrato Costantino De Robbio l’estate scorsa, in sostituzione di un collega in ferie, aveva firmato una proroga di intercettazioni richiesta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Barbara Zuin. E questo lo rende incompatibile. Il che vuole dire che si ricomincia da capo.

Davanti al giudice, che aveva fissato un calendario strettissimo di udienze, erano imputate quattordici persone tra cui, oltre all’imprenditore Luca Parnasi, Adriano Palozzi, ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Michele Civita, consigliere regionale del Pd, il soprintendente al beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti e Davide Bordoni e consigliere comunale di Forza Italia per la vicenda sul nuovo stadio della Roma. Mai nelle udienze precedenti era emerso alcunché su questa incompatibilità: la stessa difesa di Parnasi, affidata all’avvocato Emilio Ricci, ha detto di essersi accorta soltanto ieri di quel decreto nascosto nel mare di carte che compone questo processo. Tanto è bastato perché il giudice comunicasse la sua incompatibilità. Ora sarà lui a inviare il fascicolo al presidente del tribunale che dovrà affidare il procedimento ad un altro giudice. II che, vuole dire, appunto, ripartire da zero. Non solo.

Il colpo di scena di ieri farà slittare a dopo l’estate la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura e sui patteggiamenti a due anni di reclusione chiesti da tre ex manager della società Eurnova: Luca Caporilli, Giulio Mangosi e Simone Contasta (e sui quali il magistrato aveva aspettato a pronunciarsi per non incorrere in una incompatibilità). Nei confronti degli imputati i reati contestati dalla procura che ha coordinato le indagini dei carabinieri di via in Selci, a seconda delle posizioni, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e finanziamento illecito. Tutto legato al nuovo impianto giallorosso che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. Eurnova, società del costruttore Luca Parnasi, è proprietaria dei terreni.

Questa battuta d’arresto non sembra compromettere, almeno per ora, il processo: si è ancora ben lontani dalla prescrizione, anche se andrà rifatto tutto, comprese le costituzioni di parte civile (tra le quali Comune e Regione) che hanno preso non poco tempo finora. Ora bisognerà augurarsi che il nuovo giudice al quale verrà affidato il fascicolo abbia la stessa voglia che aveva avuto De Robbio di arrivare a una soluzione in tempi celeri. Perché altrimenti sarà inevitabile un’ulteriore perdita dl tempo. Che potrebbe avere ripercussioni anche sui tempi del processo: non va dimenticato che ancora ci sono davanti tre gradi di giudizio.

(La Repubblica, M. E. Vincenzi)

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