AS ROMA NEWS – E’ sparito Tintin, prima ancora che l’avventura cominciasse. Smarrito in un regolamento scritto con qualche isteria burocratica («…l’approvazione della sottocommissione deve essere ottenuta prima di una qualsiasi richiesta di Itc inoltrata da una federazione e/o prima di un primo tesseramento…»), sepolto sotto una frana di scartoffie, sorvegliato speciale della federazione internazionale salda nelle marcatura degli amici quanto lui lo è in quella dei nemici. Tin Jedvaj è troppo giovane per giocare, anzi, a rigore non può essere neppure un calciatore della Roma. Mentre, singolarità normativa, potrebbe serenamente darsi da fare su qualsiasi campo se fosse rimasto nella Dinamo Zagabria.
GIORNI FESTIVI – Naturalmente è solo una questione di tempo prima che tutto vada a posto. Quanto lungo sia il tempo però nessuno lo sa. Possono volerci ventiquattr’ore come dieci giorni o qualcosa di più. Oltre le due settimane la faccenda non dovrebbe trascinarsi, se non altro per pudore. Tutto dipende dai calendari di una sottocommissione della commissione per lo status dei calciatori. Tenuto conto della sacralità dei giorni festivi in Svizzera, dove ha sede la Fifa, da oggi fino al prossimo venerdì ogni mattinata è buona per il via libera. Ma i casi all’ordine del giorno sono parecchi, qualcuno ben più complicato di quello elementare di Tintin. A Zurigo non dormono, anche se riposano volentieri. Sanno benissimo che i calciatori minorenni, come tutti gli atleti ragazzini e promettenti, possono essere oggetto di una vera e propria tratta. Così hanno varato una regola che rende piuttosto complicati i trasferimenti di chi non abbia compiuto ancora 18 anni. Per Tin Jedvaj il compleanno spartiacque è il prossimo 28 novembre.
IL LAVORO – Sia benedetto, è chiaro, chi ha avuto l’idea di vegliare sulla salute e sulla dignità dei giovani calciatori. Nel caso specifico, tuttavia, tanta prudenza appare esagerata. Jedvaj non è stato prelevato insieme con altri cento da una landa terrosa. Ha debuttato in prima squadra nel massimo campionato croato, ha vinto il titolo oltre alla Supercoppa nazionale, è figlio di un ex giocatore e adesso è a Roma in compagnia della sua famiglia. E’ anche uno che sa che cosa sia il calcio. «Il mio lavoro. Io gioco, l’allenatore allena. Quando funziona così, si finisce per vincere».
(Fonte: Corriere dello Sport, R. Boccardelli)