TOTTI: “Col Covid ho avuto paura. Mio padre mi manca troppo. Spalletti? Abbiamo sbagliato tutti”

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA – Francesco Totti ha rilasciato una lunga intervista in edicola oggi sulle pagine del Corriere della Sera. L’ex capitano della Roma ha affrontato diversi temi: dall’addio al club giallorosso, al calcio di oggi passando alla positività al Covid-19 fino al suo futuro nel mondo del calcio. Ecco le sue parole.

Hai avuto il Covid in maniera seria, come l’hai vissuto?
È stato abbastanza aggressivo, con me. Ho avuto una polmonite bilaterale, febbre a quaranta, tosse continua ed ero stanco, non avevo fame. Sono stati ventiquattro giorni molto duri. Avevo la saturazione a 89-90 e in quell’occasione ci sarebbe voluto il ricovero, però ho rifiutato. Avevo paura, per quello che era successo a mio padre due mesi prima. E allora ho cercato di stare il più possibile a casa ed andare avanti a cortisone, antibiotici, eparina. Con i farmaci sono riuscito ad uscirne, ma è stata veramente dura.

Come passavi le tue giornate?
Sul letto, da solo, in balia del tempo. Non guardavo niente, non avevo voglia, non reagivo, tossivo minuto dopo minuto. È stato un incubo durato quasi un mese.

Hai avuto paura?
Dopo dieci giorni di punture, antibiotici, cortisone, vedevo che non c’era miglioramento. Sì, allora ho temuto.

I ragazzi si sono spaventati?
I ragazzi sì, si sono spaventati, anche loro tutti positivi, per fortuna asintomatici. Ilary, le tate, il giardiniere, tutti. Tutti quelli che mi circondavano l’hanno preso.

Hai un’idea di come lo hai contratto?
No, sinceramente no. Tra foto, autografi, amici, non sai chi possa essere stato.

Quanto ti manca tuo padre?
Tanto, troppo. Penso che ogni figlio coltivi il timore della perdita del padre. È una figura molto importante, dà sicurezza. Insegna e rassicura, guida e accompagna. Ora lo misuro da padre, nel rapporto con Cristian, specialmente, ma anche con le bambine. Un padre si sa che c’è, comunque. Se è un buon padre. E il mio lo era, eccome. Anche non vedendolo, anche non sentendolo, però sapevo che lui c’era e questo era importante, ero certo che il suo sentimento per me stava sempre lì, in lui. Sapevo che c’era sempre quella figura che in qualsiasi momento poteva aiutarti, soccorrerti, consigliarti, sempre rendersi utile. Invece adesso sento un grande vuoto, mi sento catapultato in prima fila, con le spalle meno coperte».

Lui, taciturno, con te che rapporto aveva? Anche con il tuo lavoro, con il calcio?
Uguale. È sempre stato taciturno, da quando ho iniziato sui campetti al giorno dell’addio, dall’inizio alla fine. Come ho detto non esternava mai, ma io vedevo con lo sguardo l’amore che provava per me. Però in alcuni momenti non me l’ha dimostrato e io ho fatto lo stesso con lui perché poi, alla fine, siamo due persone con un carattere abbastanza forte. Abbiamo entrambi sbagliato a non esternare il nostro amore, il nostro modo di essere, non abbiamo fatto vedere a noi stessi e agli altri il bene di un padre verso il figlio e del figlio verso il padre. Io vedo tante persone, tanti bambini o ragazzi che abbracciano il papà, lo baciano, riescono a manifestare i loro sentimenti, a fare dell’affettività non solo un sentimento che si prova dentro di sé ma anche un gesto, un calore. Io anche se lo volevo, lo sognavo, lo desideravo in verità, per orgoglio o timidezza, lo facevo poco. Quello è stato il mio rammarico principale. L’ho scritto anche nella piccola lettera che gli ho indirizzato quando è venuto a mancare: “Scusa per tutte le volte che non ho capito, per tutte le volte che non ti ho detto ti voglio bene, scusa per gli abbracci mancati, per le parole non dette, per gli sbagli che ho fatto, ma soprattutto grazie perché sei stato un padre e non smetterai mai di esserlo”. Adesso, quando i miei figli lo fanno con me mi sento l’uomo più felice del mondo. E comunque so, perché ci sono passato, che se anche non lo fanno, vorrebbero, come lo desideravo io”

Qual è l’ultima volta che hai sentito o visto tuo padre?
L’ho visto due mesi prima che andasse via. C’era il lockdown totale. Ci parlavamo al telefono, solo al telefono.

Quanto ti è pesato non esserci in quei momenti?
Ho fatto di tutto per essere vicino a lui in quel momento, però non era possibile. Ho cercato in tutto e per tutto di vederlo, perché sapevo che quando entri in quel tunnel, può essere l’ultimo viaggio. Speravo di sbagliarmi però, quando vieni risucchiato in quel vortice, tutto precipita rapidamente. Non posso pensarlo intubato, solo.

Che impressione ti ha fatto quando sei tornato a casa la prima volta e lui non c’era?
Ho ripensato a tutti gli anni che ho vissuto con lui, perché ogni volta che entravo a casa sua, stava sempre sulla sedia o sul divano, quello era il posto suo. Non vederlo là mi ha fatto un effetto devastante, la casa sembrava vuota. Inizialmente volevo sedermi al suo posto, però non ci sono mai riuscito. Adesso sì: le ultime volte che sono andato a casa ho trovato il coraggio di mettermi dove stava sempre lui. Quel posto sul divano è il testimone della nostra staffetta.

Che differenza c’è tra il modo in cui tu educhi i ragazzi e il modo in cui sei stato educato tu?
Io educo i ragazzi con lo stesso metodo e gli stessi valori che mi hanno insegnato i miei genitori. L’ho trasferito a loro. Sono cresciuto con il rispetto e l’educazione verso gli altri che mi hanno insegnato mia madre e mio padre e questo cerco di trasmettere ai ragazzi.

Ti ricordi una frase di tuo padre che ti è rimasta impressa?
Mi ha sempre detto che a calcio ero una pippa. Non la cancellerò mai dalla mente. Sicuramente lo faceva apposta. Per spronarmi, per non farmi dare delle arie, non farmi essere spaccone o presuntuoso. Ecco, questo è un altro rammarico che mi porto dentro: prima di non vederlo più gli avrei chiesto: “Papà, perché mi dicevi sempre così?”. Questa è la domanda che gli avrei voluto fare.

Ilary è stata molto importante nella tua vita, ti ha stabilizzato, ti ha aiutato a crescere.
Sì, Ilary oltre a essere mia moglie e la mamma dei miei figli, è una donna straordinaria: una ragazza semplice, di buona famiglia, con valori, rispetto degli altri. Una persona che in qualsiasi momento è sempre presente, mi ha fatto crescere in tutto e per tutto. Ti dico la verità, senza di lei non sarei riuscito in questo modo, a livello familiare. Quello che le scrissi sulla maglietta il giorno del derby è vero: “sei unica”.

Torniamo un attimo al giorno dell’addio. Allora ti immaginavi che saresti stato come sei oggi?
No, sinceramente. Pensavo di aver fatto un percorso straordinario, una carriera incredibile. Però immaginavo che quel giorno sarebbe stato l’apice, poi l’attenzione e la passione della gente sarebbe andata scemando. Di solito non dico che le persone dimentichino ciò che hanno fatto determinati giocatori, però è naturale che il tempo consumi e ingiallisca un po’ tutto. Invece con me succede il contrario, non riesco a capirne la motivazione. Forse perché adesso mi guardano con un altro occhio: prima ero il capitano della Roma, potevo essere antagonista, ero amato, ero odiato. Invece adesso mi fanno sentire come una leggenda di tutti e ovunque vada, in Italia o in Europa, mi gratificano di un amore sincero, come non avrei mai pensato succedesse. Neanche quel giorno, tra le lacrime dell’Olimpico.

Rivedi quelle immagini ogni tanto?
Purtroppo sì, perché spesso vengono rimandate in onda su Sky o altrove. Dico sempre a me stesso che prima della lettura della lettera devo smettere, cambiare canale e invece poi non ci riesco. È più forte di me, è una cosa mia, un film della mia vita e del mio amore per il calcio, per la Roma, per Roma e non posso voltare pagina. Così finisce che lo guardo per intero e – non so se dovrei provare vergogna – ogni volta mi commuovo.

Guardando la serie televisiva hai scoperto qualcosa di te stesso che non sapevi?
Nel documentario ero io che raccontavo, per me era più facile identificarmi. E comunque mi sono riconosciuto. Come anche nella serie, che era più difficile perché è finzione, invenzione e io non ero più l’io reale ma un attore che doveva fare quello che facevo io. Un meccanismo che mi ha fatto capire alcune alcune cose del mio carattere, del mio modo di fare che solo l’occhio degli altri ti può mostrare con sincerità e schiettezza».

Tipo?
«Il modo di agire, lo sguardo, alcuni comportamenti con l’allenatore, con i compagni. Cose che ricordi di aver fatto, perché alla fine sono cose tue, ma che la finzione ti mostra, dall’esterno, mentre le facevi. Come se ci fosse una telecamera capace di filmare tutta la tua vita».

A Pietro Castellitto che consiglio hai dato? Ti sei riconosciuto in lui?
Se ti devo dire la verità, non gli ho dato nessun consiglio. Tante chiacchierate, tanti momenti trascorsi insieme in cui lui mi studiava. Per me è riuscito ad essere non dico quasi perfetto, ma sempre giusto nei momenti giusti. Mi sembra che abbia interpretato, non solo capito, chi sono e come sono. Non era facile, sono uno che tutti conoscono e il mio modo di parlare, di camminare, di correre, di giocare al calcio, i mei tempi di espressione tutti li conoscono e tutti possono raffrontarli con quelli raccontati sullo schermo. Pietro per me si è preso una bella bega, sono curioso di sapere cosa gli dirà la gente per strada. Però per me è stato eccezionale, non ha sbagliato niente. Un bravo ragazzo e un ottimo attore.

C’è qualcosa che vorresti dire a Spalletti dopo il conflitto e dopo tutto questo tempo?
No, per me è stata chiusa nel momento in cui lui è andato via e io ho smesso di giocare. Per me lì c’è stata la chiusura definitiva. È inutile dire che ci sarebbero altre cose da sottolineare o da fare. Non servirebbe a niente, ormai è successo. Ha sbagliato lui, ho sbagliato io, ha sbagliato la società, non so chi ha sbagliato. Ormai è successo, è passato. Mettiamolo nel dimenticatoio, giriamo pagina.

Quanto ti dispiace non essere più dentro la Roma?
Tantissimo. Tantissimo perché per me era non dico la seconda casa ma quasi la prima. Sono cresciuto là e morirò lì dentro. Per me era impensabile un giorno cambiare strada e andare via da Trigoria. Ma stavo con le spalle al muro, non potevo sottrarmi, dovevo prendere questa decisione. Drastica, brutta, però ho dovuto farlo per rispetto a me stesso. E ai tifosi.

Cosa ti piacerebbe fare in questa nuova Roma, quella di Friedkin?
Sinceramente non ci ho mai pensato e non ci sto pensando. Adesso ho intrapreso questo nuovo lavoro, il management dei giovani talenti, e quando parto con una nuova avventura, cerco di portarla a termine. Ora lasciare alcune persone per strada e ritornare nella Roma mi sembrerebbe scorretto nei confronti di questi ragazzi. Poi tra due, tre, cinque, dieci anni, chissà. Nella vita mai dire mai. Quando ci sarà l’occasione di incontrarsi con loro ne parleremo con serenità, con tranquillità.

Fino adesso non ti hanno chiamato?
No, fino adesso non c’è stato alcun contatto.

Com’è cambiato il calcio dai tuoi tempi?
È cambiato in tutto e per tutto. Più che altro sono cambiati i giocatori. Prima c’erano più giocatori tecnici, c’era più classe, più estro, più scuola non solo di tattica ma dei fondamentali. Era diversa la testa dei giocatori. Sono successe tante cose: prima l’arrivo dei social che ha fatto sbarellare e rendere più individualisti i giocatori, poi questa anomalia di un campionato col Covid e senza pubblico. Ma il problema è più di fondo, stanno sparendo i campioni. Prima tu andavi allo stadio e sapevi che, qualsiasi squadra venisse a giocare all’Olimpico o in un altro stadio, c’erano sempre da ammirare uno, due, tre giocatori fuoriclasse che ti avrebbero fatto divertire. Ora ci sono meno campioni e più giocatori costruiti.

Qual è l’errore più grande della tua vita?
In un percorso di quasi trent’anni di di errori se ne fanno tanti. Diciamo il calcio a Balotelli e lo sputo a Poulsen. Quelle sono state le cose più brutte che potessi fare, cose non da me. Tuttora non riesco a capire come possa aver compiuto gesti simili. Forse lo può capire o spiegare solamente chi è stato in campo. È un’altra dimensione, una condizione in cui si possono vivere anche stati d’animo e comportamenti che non ti appartengono.

Com’è stare senza il pallone?
Stare senza il pallone sarebbe un lutto, per me. Ma proprio per il fatto che non so stare senza, ho deciso di avviare un’esperienza lavorativa nel mondo del calcio. Ormai quello è il mio lavoro, la mia passione, il mio divertimento, il mio sfogo. Nessuno potrà togliermelo.

Quando hai smesso era il momento giusto o sei stato costretto dalle circostanze?
Sapevo che prima o poi avrei dovuto smettere. Bisogna essere realisti. A quaranta anni è pure difficile arrivare e continuare a giocare al livello giusto. Però nel mio caso sono stato costretto. Neanche costretto, come se avessero voluto mettere un punto, tirare una riga e cancellare. Senza parlarmene, senza rendermi partecipe. Una soluzione si poteva trovare, insieme. Avrei voluto smettere in un altro momento. Avrei voluto essere io a prendere la decisione, perché quando arrivi a quell’età è anche giusto smettere. Però in quel momento stavo bene fisicamente, stavo bene di testa, non pretendevo niente perché io non ho mai preteso niente da nessuno, non volevo giocare a tutti i costi. No, facevo parte del gruppo e se ogni tanto si riteneva opportuno che io potessi scendere in campo sarei stato o pronto, come sono sempre stato. Ma girarmi le spalle e non darmi la possibilità di far vedere che ancora potevo dire la mia mi è dispiaciuto, molto.

Tre nomi: Mazzone, De Rossi, Cassano. Mazzone com’era?
Mazzone per me è stato un secondo padre perché mi ha cresciuto e l’ho incontrato nel momento più complicato che un giovane possa trovare in una crescita calcistica e umana. Lui mi ha insegnato valori, comportamenti, ha fatto emergere i miei talenti. Mi ha gestito a trecentosessanta gradi.

Daniele?
Daniele, gran giocatore, è stato un fratello, è sempre stato mio tifoso. Quando giocavo lui faceva il raccattapalle e, come ha detto lui, sono sempre stato un suo idolo. Siamo cresciuti quasi insieme. Mi dispiace che abbia fatto il capitano per così poco tempo. Gli ho fatto un po’ da tappo, ma non è stata colpa mia.

E quel genio sregolato di Cassano?
Cassano è stato il giocatore con il quale mi sono divertito più di tutti, abbiamo fatto delle cose impensabili, da circo. Però per me lui si è espresso al trenta, quaranta per cento delle sue potenzialità. Diciamo che si è messo accanto alcune volte delle persone che non gli hanno fatto del bene. Spesso ha sbagliato i modi e i tempi di certe scelte. Gliel’ho sempre detto: se lui mi avesse ascoltato un po’ di più, avrebbe fatto la mia stessa trafila, cioè sarebbe rimasto a Roma per vent’anni, di sicuro. A Roma la gente era innamorata di lui. Cavolate o non cavolate, carattere non carattere, lui in campo era quello che era. Un fenomeno.

Fonte: Corriere della Sera

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54 Commenti

    • Hai ragione Vertigo… Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

    • @Vertiigo se te da fastidio non le legge le interviste, vatte a legge quelle di Annoni Pivotto e Servidei. Oggi è l’intervista integrale dell’estratto di ieri. Ha parlato più della sua vita………e ti do una notizia: lo cercano per le interviste non citofona lui. Evidentemente qualcosa ha fatto e ancora apprezzano. Me dispiace pe voi antitottiani.

    • C’è chi passa la giornata trollando qua e là….Se è del 77 allora è tanta roba….

    • Nooo meglio Ronaldo di qua
      E Ronaldo di la’..
      Ronaldo nello spazio.
      Ronaldo il magnifico
      Oh Ronaldo in zona rossa. ..va a sciare con Georgina….
      Che dici questo si può fare?
      Non vuoi leggere di Totti ?
      Semplice , non leggere.

    • “Ha sbagliato lui, ho sbagliato io, ha sbagliato la società, non so chi ha sbagliato.”
      Il titolo è fuorviante.

    • Vertiigo 77 sono in pieno accordo, sta veramente esagerando, ma cosa si crede il portatore del “Sacro Verbo” ? Ora diventa sempre più ridicolo, grande campione ma piccolo uomo. Ogni giorno o lui o la moglie in copertine e interviste. Il fatto più antipatico è che tutta la famiglia è coinvolta. Fai un favore a tutti, CRESCI.

  1. Capitano o mio capitano………💛❤️

    Quanto ti voglio bene…… 💛❤️

    Mi commuovo ancora quando vedo i tuoi goal..

    Perché a volte ho bisogno di riprovare……
    La gioia……

    Eternamente grato……. Mio capitano 💛❤️

  2. Ma io dico che tifoso sei ? E stato e sara sempre la storia della roma 25 anni di carriera ad altissimi livelli,, ma che pretendi che si parli di annoni? A Napoli maradona ha giocato 6 anni e ancora se lo piangono e noi non possiamo gioire del più grande calciatore che abbiamo mai avuto a roma? Romano e romanista,,RAGA LEVAMOSE ER CAPPELLO QUANNO SE PARLA DE TOTTI….PUNTO

    • IO mi tolgo il cappello davanti a grandi uomini e donne e non a un grandissimo calciatore che non ha una vita se non i media.

  3. Continua a dare interviste a destra e a manca sperando di racimolare una chiamata dalla Roma mica lo ha capito che i Friedkin non lo chiameranno ne oggi ne domani ne mai finche resteranno i proprietari della Roma

    • Anto, ma cos’è questo Astio? Per me I nostri Capitani, pregi e difetti, sono la Roma.
      Da Losi a DiBa, Giannini, a Totti a DDR. soprattutto loro, romani e romanisti. e Totti, il capitano dei capitani. E’ la storia, è la Roma, che ti piaccia o meno. ma sei porpora e oro? perchè giallorosso è pure il Lecce…

  4. “Invece adesso mi fanno sentire come una leggenda di tutti e ovunque vada, in Italia o in Europa, mi gratificano di un amore sincero, come non avrei mai pensato succedesse. Neanche quel giorno, tra le lacrime dell’Olimpico”.
    Bello leggerlo. Mi spiace che torni ancora sulla storia della costrizione, dire che si sentiva bene e voleva decidere lui quando smettere dimostra che è sulla strada di farsene una ragione dell’addio, però ancora a distanza di tempo cova dei risentimenti che non ha ancora superato.
    La A.S. Roma gli ha tributato una degna chiusura di carriera, sarebbe giusto che lo riconoscesse. O vogliamo dire che era un’apoteosi per levarselo di torno? Mah… Comunque, l’ha ripagata con una vergognosa conferenza stampa. E con il documentario tutt’altro che obiettivo. Vedremo il film.

    • Non c’è nulla che non abbia scritto nel libro….se le persone che ha nominato negativamente nel libro (tipo Baldini o Spalletti) non replicano o smentiscono quello che ha detto Totti a distanza di mesi dall’uscita del libro (anzi 1 anno e passa in pratica), allora Totti dice la verità….

      Se qualcuno dice qualcosa contro di me e io non rispondo in nessun modo, vuol dire che le accuse che mi muovono sono vere e so che non posso confutarle perchè ci sono testimoni che hanno assistito (per esempio le parole che Spalletti ha detto a Totti “Vuoi capire che non sei più insostituibile” o gli appostamenti di notte in silenzio dietro la sua porta d’albergo per sentire se giocava a carte di notte, quelle Spalletti non le smentirà mai…perchè fatte in presenza di altri calciatori…

    • A Roma’, ma l’hai capito che questo è un sito de calcio? Poi se voi parla’ de massimi sistemi, dimme dove, a me fa sempre piacere. Ma certo nun è questo er sito pe fallo.

  5. certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano (cit.)
    Nella vita, in amore, sul lavoro, è facile fare errori, talvolta di gioventù, talvolta dettata dal carattere o da cattivi consiglieri. Poi succedono cose che ti portano a riflettere, che ti cambiano, e credo che il percorso del Francesco “uomo” stia andando avanti tra alti e bassi (la parte sul padre penso che tanti di noi possano capirla), ovviamente sempre nell’ambito di una carriera fatta di immagine, di rapporto “insano” con chi da sempre ti mette su un piedistallo o ti odia a prescindere. Francesco non avrà mai una vita “normale”, almeno non per i prossimi 10-20 anni, ma non per questo gli andranno rinfacciati degli errori in eterno. Io sono convinto che uno dei figli più grandi che Roma calcistica abbia mai avuto, meriti di trovare il suo posto nella società che lo ha reso grande e che lui, a sua volta, ha reso altrettanto grande. Del passato importa aver capito gli errori, poi è il presente quello che conta. Cassano era un genio e andava saputo gestire…perchè Francesco non merita di essere ben “gestito” per mettere ancora una volta a frutto le sue qualità a servizio della Roma? il limite non è solo il suo, ma di chi non riesce a trovargli il giusto spazio e il giusto ruolo, perchè di calcio penso che qualcosina ne capisca, e avrebbe tanto da dare ai nostri ragazzi, alla squadra, alla società e al nostro nome. Un punto di incontro si trova sempre se uno vuole

  6. L’integralismo islamico di certi tifosi della roma non conosce limiti come il suindicato che si firma 3 volte roma che come tanti, invece che intavolare un confronto basato su fatti, lancia l’anatema del laziale a chi ha opinioni diverse, la classica formula di chi non avendo argomenti, si limita ad insultare. Avendo argomenti discuterebbe ma i suoi limiti sono evidenti si vede che fa parte di quella schiera di tifosi che sono contenti di vedere scene del tipo si schianta la lazio 4 a 1 e mentre tutti i giocatori festeggiano in curva l’ex capitano rimane seduto in panchina senza festeggiare, oppure mentre si contesta la squadra a trigoria e si sputa in faccia a pjanic a trigoria e l’ex capitano si fa fotografare a Fiumicino mentre parte per le vacanze, unico non presente a trigoria nel post 26 maggio, oppure che si fa intervistare dalla scarnati per piagnucolare che non lo fanno giocare come se ne avesse diritto divino, io vado fieri di altri esempi magari di nostri capitani che tecnicamente non erano come Totti che dal punto di vista della tecnica e del genio calcistico era e rimane inarrivabile, ma che era capitano vero come il grande Agostino, di cui mi onore di essere stato un suo amico tanti anni fa e che quando le cose andavano male si presentava davanti alla tv ( a differenza di Totti) perchè lui mi diceva, era il capitano e un capitano ci mette la faccia quando i risultati sono avversi, mentre quando le cose vanno bene si rimette dietro le quinte perchè i meriti non vanno ai singoli ma al gruppo. E’ triste e sconsolante vedere che il tifo per la Roma (che non si discute ma si ama) sia stato sostituito dalla fatua venerazione per un singolo che ci ha fatto pure vincere poco e nulla.

    • ma fammi il piacere non sei Romanista sei laziale
      Il tuo odio per il capitano ne e la conferma.
      Il fatto che scrivi che Totti ci ha fatto pure vincere poco e nulla e un altra conferma, mica e colpa sua se non abbiamo avuto presidenti con i soldi. Sensi ha vinto con i soldi della borsa, una volta finiti quei soldi abbiamo rischiato il fallimento.
      Manco Maradona da solo faceva vincere il napoli – il primo anno di Maradona con il napoli hanno quasi rischiato di andare in b per buona parte della stagione.

      Quel poco che abbiamo vinto e stato in gran parte per merito di Totti.
      Se qualcuno conosce la Roma all’estero e per Totti.

      PS- La Roma si AMA ma si discute, perche non si dovrebbe? La Roma sbaglia come tutti. Non discutere che la Roma sbaglia e’ integralismo islamico.

      TOTTI E LA ROMA che te piace o NO

    • Caro Anto, tu denoti prevenzione e ristrettezza di vedute.
      Il tema principale dell’intervista era posto sul lato umano (il padre, il ricordo, il covid, le paure e le speranze da “neo” padre) ma tu ti sei inventato richieste mai lette e poi ti sei fermato solo al lato calcistico, lanciando tue illazioni senza sostanza nè fondamento. Riguardo la presenza in video del Capitano nei momenti brutti, forse ti sei perso qualcosa o magari quei giorni c’avevi la tv rotta, io ricordo che quando ci rubò lo scudetto l’Inter lui si presentò e fece accuse ben precise – aiutini e aiutoni, anyone? – e mi pare anche che quando si scatenavano le contestazioni era il primo ad andare sotto la curva a chiedere scusa – la maglia tirata in curva e ributtata in campo, remeber? – ma giusto per citare due episodi fra i tanti.
      Eri un fan del grande Ago? Va bene, massimo rispeto, ma son passati 40 anni ormai.
      Sennò va bene pure mio nonno che ancora blatera di Ghiggia e Amadei o quelli affezionati a Ciccio Cordova.

    • @Anto intanto dici una grande bugia che inficia ogni tua parola: Totti la faccia la metteva, tanto di prendersi delle bottigliate a Siena (ricordi?), da essere deferito dopo una gara con la Juve (ricordi?), dal difendere Antonioli (ricordi?). Totti ha festeggiato la vittoria al derby anche con le stampelle da infortunato (ricordi?). Vuoi che continuo a ricordarti cosa ha fatto o ti basta? Vuoi che ti ricordo quanti euro ha perso pur di giocare con la squadra del SUO cuore? Gli avete contestato addirittura che faceva cacciare gli allenatori (ricordi?), poi quando gli allenatori dicevano chi li contestava veramente, e non era Totti, cambiavate mira. Non voleva i calciatori forti (ricordi?), cioè lo voleva il Real quello spaziale e doveva aver paura di un calciatore forte a Roma?
      Ha fatto errori? Ma certamente come ogni essere umano, ma quando parla, i contestatori dovrebbero fare 10 minuti di silenzio. Insieme ai formellesi. Festeggiate la scarpa d’oro del Ciruzzo Lazionale

    • Non mi piace scrivere di persone che non ci sono piu, ma visto che sei stato tu a nominare Ago.
      Ago quello che ha festeggiato un gol alla Roma come avesse vinto la coppa del mondo?
      Lo stesso che se ne ando dalla Roma “sbattendo la porta” parole del Grande Dino Viola.
      La Roma di Ago si nascondeva dietro Falcao, quando non c’era lui era sempre una tragedia. Vedi in Scozia contro il Dundee dove con Ago in campo e senza Falcao siamo quasi andati fuori. La stessa Roma che senza Falcao mai avrebbe vinto lo scudetto.
      Io mi ricordo di Falcao che si presentava davanti alla tv dopo il gol famoso gol di Turone, non di Ago. Il quale era famoso per i suoi silenzi.
      Il paragone tra Ago e Totti non sta ne in cielo ne in terra, Totti e famoso nel mondo considerato da tutti una leggenda, di Ago solo noi Romanisti lo ricordiamo e forse qualche milanista.

  7. Spiegate ai formellesi che se non vogliono leggere del purgator cortese possono evitare di cliccare sull’articolo e andare a leggere di scommesse e scandali, ovvero della loro amata Caciottese.

  8. In questa lunga e interessante intervista fatta dal corriere della sera, abbiamo scoperto che parla e ragiona benissimo,sembra un vero e proprio libro stampato
    Peccato poi le istagrammate, lì esce fuori la realtà e un po’ decade, si dovrebbe fare sempre confezionare dal corriere della sera, che non a caso è da sempre il giornale numero uno in Italia

    • Anche perchè Instagram è un profilo privato suo e ci scrive quello che vuole così come fai tu (chissà a leggere i post del profilo FB tuo le risate che ci faremmo)

      Non so se ti è chiaro ma tutti hanno una faccia pubblica e una privata, in qualsiasi attività, da quando l’uomo ha inventato i Media.

    • Ti sto dicendo se lui ragionasse, veramente così, uno sarebbe una specie di scrittore, due non sbaglierebbe un concetto.
      È stato commevente profondo quando ha raccontato la storia del padre, da brividi quando parla del covid, emozionante quando parla della sua storia nella Roma, si pente dei brutti gesti fatti a Balotelli e Poulsen intelligente anche quando dice se ci sarà l’occasione un domani chissà quando tornerò alla Roma.
      E non sbaglia neanche quando racconta di Spalletti, dove dice abbiamo sbagliato tutti io lui la società e questo è un discorso giusto che ci sta tutto.
      Quindi voto a questa intervista per me è 10 e lode, lui ne esce benissimo.
      Però poi quando lo intervistano e lui parla, senza filtri di protezione, esce un altro Totti, che non è questo confezionato dal corriere della sera, si notano delle discrepanze, che secondo me non gli fanno fare mai bellissime figure

    • Straordinario, in un Paese ove è in atto un vero genocidio linguistico, con la grande maggioranza dei suoi abitanti che non riesce neanche a capire un titolo di giornale, questo ci viene a tirare fuori la solita tiritera sugli strafalcioni di Totti. Ma quanno ve passa?

    • Gli strafalcioni non c’entrano nulla sono diversi proprio i concetti.
      Tra il Totti che parla a ruota libera davanti un microfono e questa bella intervista del corriere della sera

    • Qualsiasi persona ha una faccia diplomatica e una più “di pancia”, e poi non vedo perchè Totti debba ancora rivangare su questo….Totti fra 50 anni ancora sarà elogiato da tutti…Spalletti fra 50 anni forse lo ricorderanno solo i romanisti più attenti alla storia della Roma

    • Luca Roma è quell’altro li sopra, parlate di cose che non conoscete.
      Ora all’acme del riciolo, vi attaccate pure al confezionamento dell’intervista, perché secondo voi Totti è solo un povero deficiente che non mette tre concetti in ordine canonico.
      Qualsiasi personaggio pubblico/famoso, soprattutto in casi di interviste lunghe come queste, prima chiede l’argomento della chiacchierata, poi autorizza la revisione e la pubblicazione in forma pulita.
      Lo so, per voi è difficile da comprendere, ma queste interviste si fanno con le registrazioni, non si usa piu carta e penna e scrivendo il dettato.

  9. Se la Roma avesse vinto molto, il fine carriera di Totti sarebbe passato più in sordina. Avendo invece la bacheca semivuota, Totti è diventato il vero trofeo da sbandierare al mondo. Bello, romantico,…ma tanto provinciale tutto ciò. Così come gli anniversari degli scudetti, la diatriba su chi sia nato prima…tutte cose che cercano di distogliere l’attenzione sui risultati sportivi. Preferisco guardare avanti

    • Mi sembra che a Barcellona non l’abbiano presa benissimo la gestione recente di Messi, eppure li la bacheca è bella piena. Ai gobbi non è piaciuto come hanno trattato Del Piero, eppure anche li i trofei non mancano. Il calcio ha una sua componente romantica che lo rende uno sport unico, altrimenti perchè tanti di noi qui hanno ancora dei nick con nomi di giocatori del passato? non avrebbe più senso firmarsi Kumbulla o Mayoral, che Cerezo, DDR, Ago, Falcao? perchè ancora oggi tanti nominano Pelè, Cruijff, Van Basten, Maradona, Zico? io credo che Francesco ce lo invidiano i tifosi di mezzo mondo, perchè poche squadre hanno avuto la fortuna di poter vivere una simile storia con un loro giocatore, anche povera di trofei volendo, ma non per questo meno intensa emotivamente di quanto può aver vinto un Pedro nella sua carriera. Guardiamo avanti certo, ma non per questo bisogna rinnegare un pezzo importante della nostra storia e pensare di poterlo cancellare. L’intelligenza sta nel modo di far convivere passato e futuro, passando per un presente basato sull’esperienza quanto sui sogni

    • Criptico…forse mi sono spiegato male. Nessuno nega al tifoso la nostalgia di un campione nel passato. Quello che è stucchevole…è che non passa giorno in cui non esca un’intervista, una battuta, un like su Instagram e tutto il resto su Totti. Questo succede solo a Roma…e infatti, fiutando l’affare, i media hanno preparato la serie, il docufilm, si è parlato addirittura di una sitcom con Ilary. Su questo siamo un po’ come i napoletani con Maradona. E lo stesso Totti, abituato ad alzare un dito ed avere una città ai suoi piedi (cosa che non sarebbe sicuramente capitata se fosse andato a giocare a Madrid ed è il principale motivo che lo ha spinto a rimanere), ora soffre e teme di non avere più questo potere “emozionale”. Per chi la vede dall’esterno…è molto all’amatriciana sta cosa e va nella direzione opposta a quella dimensione internazionale alla quale la società aspira

    • Chico, capisco il tuo ragionamento e per alcuni versi ci sta…però mentre ti leggevo mi è venuta in mente la famosa scena di Alberto Sordi “Questa è roba da americani: yogurt, marmellata, mostarda… roba sana sostanziosa”…noi, per fortuna, non siamo americani, e i maccheroni “all’amatriciana” piacciono a noi e pure al resto del mondo (come se li strafogano l’americani quando vengono qua). Ok la dimensione internazionale, ma senza rinnegare o dimenticare chi siamo, perchè altrimenti saremo un RB Lipsia qualunque, e invece siamo Roma e la Roma 😉

    • Sì, tu hai bisogno di pubblicità mettendo il nome di Totti, lui non sa manco chi sei e se ne fotte pure, come se ne avesse bisogno. Con la serie che stanno per trasmettere su di lui, di pubblicità ne ha in avanzo.

  10. Rispondo ad orey a julianb e fabio68 io non ho astio ho la pretesa dal1972 ( prima volta che ho messo pidde all’olimpico) che dal migliore giocatore ottengo le vittorie ma di squadra non personali con 307 gol fatti dovevamo vincere trofei a iosa invece il quasi nulla. Si festaggiano le vittorie dopo tutti i derby non alcuni che capitano sei se tutti festeggiano e tu rimani immusonito in panchina? ( poi nel chiuso degli spogliatoi puoi anche venire alle mani con l’allenatore i panni sporchi si lavano in famiglia non in pubblico come fa lui facendo la vittima). Il grande Ago non si e’ mai nascoto dietro nessuno dalla fine degli anni 70 che seguo giornali e tv ed e’ una grossa fesseria che Agostino non ci metteva la faccia lo faceva sempre mentre nelle nostre piu’ cocenti sconfitte recenti lui scappava tanto silente quando doveva parlare di roma improvvisamente loquace ora che parla solo di se stesso. Nella recente storia del calcio ci sono stati molte bandiere in italia e all’estero che sono state defenestrate dai loro club una volta chiusa la carriera ma ditemi un solo giocatore che abbia fatto una conferenza stampa dove ha sputato veleno sul club. I vari Del piero, Maldini, Bergomi Raul Blanco del Real madrid fatti fuori dopo 25 anni nello stesso club a torto o a ragione hanno seguito la via del silenzio e del riserbo. Probabilmente il mio errore e’ credere nel tifo per il club a prescindere dai suoi interpreti non ho bisogno di idoli che mi sostituiscano l’amore per i colori giallorossi non sostituisco le non vittorie della Roma con gli inutili record personali di un singolo giocatore tifo Roma e non altro.

  11. Mi è dispiaciuto vedere il tuo documentario (davvero emozionante nel finale) dove hai tolto spazio a tante cose meravigliose della tua carriera unica per parlare dei contrasti con Spalletti. Ho trovato la cosa piuttosto infantile.
    Per me c’è un Totti prima e dopo lo stop al calcio. Quello dopo mi ha deluso un poco.

  12. A LAZIALE sparisci TOTTI è Roma e la Roma voi fate parte del circondario ! Guardatevi Lotito non avrete mai avuto un giocatore simbolo manco Di Canio che si fatto il giro dell Inghilterra ! FORZA ROMA

  13. Più di 300 gol con la Roma. Fate silenzio, uno così può dire di tutto resterà il re per sempre o almeno fino al giorno che qualcuno lo sorpasserà e sarà molto ma molto difficile.
    Perciò fate silenzio denigratori che insultate la vostra intelligenza a “mononeurone”.

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