Conti: “Io fra baseball, Mundial, Ago e il derby”

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA Bruno Conti ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna della Gazzetta dello Sport (M. Cecchini). L’ex numero 7 giallorosso ha parlato della sua Roma, della morte di Agostino Di Bartolomei e del derby alle porte. Ecco le sue parole:

“Un gioco da ragazzi” è il titolo dell’autobiografia di Bruno Conti. Ma la vita non è stata un gioco.
No, è stata bellissima, però piena di sacrifici, a cominciare da quelli dei miei genitori, Andrea e Secondina. Eravamo sette figli, le 4 femmine e i 3 maschi a dormire insieme, ogni gruppo in un lettone. Vivevamo a Nettuno e papà si alzava alle 4 per fare il muratore a Roma. Io ho studiato fino alla quinta elementare, il diploma di scuola media l’ho preso solo a Genova alle serali e ho il rimpianto di non aver fatto di più. Ho cominciato presto a fare il mattonatore e poi a trasportare le bombole di gas da 15 kg ma ero spensierato. Pensi che mi bocciarono ai provini Bologna e Samp e il giorno dopo ero in piazza a giocare con gli amici.

Anche perché avrebbe potuto darsi al baseball.
Certo. Ero un ottimo lanciatore e dei dirigenti californiani del S. Monica mi videro e chiesero ai miei genitori di lasciarmi andare negli Usa, ma papà era troppo malato di Roma. Si figuri che anni dopo, quando aveva aperto un bar, si rifiutava di servire i laziali che facevano gli spiritosi. Così quando a 16 anni diventai giallorosso, coronai il suo sogno.

Poi tricolore e Mundial.
In Liedholm e Bearzot ho trovato dei nuovi genitori. Le dico questo: prima del Mondiale avevo avuto un problema al ginocchio e forzavo per recuperare, Venne da me Bearzot e mi disse: “Fai con calma, tanto un posto è tuo”. Non può immaginare che senso di liberazione ho provato. Il resto lo sapete: “Marazico” e Pelè che mi diceva che ero stato il migliore della Coppa. Ma la vita è stata generosa. Pensi che fortuna aver scoperto tanti talenti. Uno su tutti: De Rossi.

Il dolore più grande?
Escludendo quelli strettamente privati, la morte di Agostino Di Bartolomei, il mio capitano, Una sofferenza grande e inaspettata.

Arriva il derby: lo sente?
Certo. Vivo e penso da romanista. Ma non mi chieda pronostici. Dico solo che Mou è il numero uno. Le basta?

Fonte: Gazzetta dello Sport

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20 Commenti

  1. Altro calcio, altri tempi e soprattutto giocatori veri degni di aver indossato la maglia giallorossa e di essere entrati tra le leggende della porta principale. Grande Brunetto!!!

  2. Che grande Bruno Conti dopo una splendida carriera che l’ha visto campione del mondo e campione di Italia, ha accettato e continua ancora a lavorare nella Roma, da uomo ombra prezioso, la lista dei calciatori che ha scoperto sarebbe infinita, mai una polemica, mai una parola fuori posto contro la società.

    Il vero simbolo della Roma è lui BRUNO CONTI

    • De Bruno c’è n’è uno r viene da Nettuno !
      Ala Mundial grande grandissimo ma perché non spieghi a karsdop come si fanno i cross dalla fascia e a Veretout e pellegrini come si battono i calci D’angolo!!!! Porca pupazza daje Bruno

  3. Sono diventato romanista x “colpa” sua… in quel famoso mondiale dell’82!
    In Sardegna oltre al Cagliari esistevano solo le squadre a strisce……

    • UBIEFFE…CONDIVIDO CON TE LA STESSA….ESPERIENZA,IN CALABRIA IN UN PAESINO DI 15000 ANIME DELLA CLASSE 1969 SONO STATO IL PRIMO E RESTO L’UNICO ROMANISTA….PER SEMPRE.

  4. Non ho mai chiesto autografi a nessuno per pudore. L’unico che possiedo, vergato su una foto della squadra stagione 77/78, e che conservo ancora gelosamente è il suo; semplicemente perché fu lui a regalarmelo al termine di una seduta di allenamento al Tre Fontane dopo che ero stato tutto il tempo attaccato alla rete a strillare per lui.
    Una persona semplice e genuina e un grandissimo giocatore. Ai più giovani consiglio di cercare in rete il primo gol di Bruno nella partita Roma-Inter finita 3-2.
    Agostino fa partire dalla propria metà campo uno dei suoi proverbiali lanci che va a posarsi con precisione millimetrica sul sinistro di Bruno, quasi all’altezza del vertice sinistro dell’area piccola. Pallone colpito al volo senza esitazioni e che trafigge Bordon tra le gambe.
    Un’azione che è il paradigma della magica Roma di quegli anni e che allo stesso tempo ci fa capire amaramente quanto ne siamo lontani…

    • Giocatore SENSAZIONALE, Bruno Conti. Lo adoravo.
      E vederlo giocare dal vivo allo stadio era ancora piu’ impressionante.
      Velocissimo, dribbling sul posto che manco Cruijff, sinistro alla Maradona, e un cuore che non finiva mai.
      Negli anni 82-83 secondo me e’ stato il miglior giocatore del mondo.
      Non faccio paragoni con la roba di adesso, perche’ senno’ mi rovino la settimana.

  5. Marazico….E ho detto tutto! Mi oiacerebbe solo che entrasse come dirigente operativo all’interno della squadra. Non mi dispiacerebbe come D.S (magari braccio destro di Pinto). o D.T…Di calcio ne mastica qualcosa,credo…..

  6. Un mito,
    uno degli assoluti insieme a Totti e DDR.
    Giocatore e uomo fantastico, Romanista assoluto.

    Certo che dice che gli piace Mou…. mmmh, evidentemente capisce meno
    di calcio e calciatori di tanti esperti del sito, poro Brunetto, pazienza dai…

    ps: per quelli che risponderanno “eh ma fa parte della società che può dire”?
    La domanda non era sul tecnico, ma sul derby.
    Poteva rispondere in tutt’altro modo, ma….

    • tanto per dire zalesky lo ha visto lui di domenica pomeriggio a colleferro.
      Ho detto tutto.

  7. Da ragazzino avevo il poster di Bruno Conti in ginocchio sotto la sud e impazzivo di gioia vederlo dribblare tirare segnare lui ed il grande Agostino saranno per sempre i miei idoli coloro che incarnano il vero romanista

  8. Uno cosi ce lo possiamo solo sognare per i prossimi anni,in confronto agli improbabili giocatori che disonorano la nostra maglia da anni benche’ spudoratamente retribuiti giocatori come Conti Falcao e Ago avrebbero dovuto guadagnare miliardi all’epoca ed invece godevano solo di ottimi ingaggi ma nulla di esorbitante come un Pellegrini di oggi,giocatore normale,privo della classe pura e cristallina dei suoi predecessori capitani

  9. Bruno Conti romanista vero. Un grazie anche al suo papà che non lo ha mandato in america e non serviva il caffè ai laziali caciaroni. Un grande. Giocatore di una classe infinita e Uomo di valori altrettanto grandi. Tra i suoi capolavori molti dimenticano quelle poche giornate da mister nell’anno dei 4 allenatori e la salvezza ottenuta con una vittoria a Bergamo. Pochi avrebbero accettato quella situazione infida. Lui no. Per la Roma ha rischiato pure la B.

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