AS ROMA NOTIZIE – Bruno Conti, bandiera della Roma e attuale dirigente del club giallorosso, ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa. Queste le sue parole.
E adesso?
“E adesso faccio il Coordinatore tecnico delle categorie che mi piacciono di più. Dagli under dieci agli under quattordici, ovviamente sempre alla Roma”.
Come sta?
“Bene, tutto a posto, anzi alla grande. Ho subito un intervento, è andato bene e anche la Tac mi fa stare tranquillo”.
Sempre tifoso romanista?
(Ride). “Assolutamente! Mio padre aveva il sangue veramente giallorosso. Quando mi prese la Roma impazzì. Aveva sette figli, lui si alzava alle 4 e tornava a casa alle 7 di sera per fare il muratore a Roma. Seppe la notizia, io avevo diciassette anni, e gli si illumino la faccia”.
Di Bruno Conti campione con la maglia giallorossa e con quella della Nazionale ha scritto il mondo. Due cose che non ha mai detto.
“Oddio, di solito ho raccontato sempre tutto nelle varie interviste. Della famiglia, del lavoro, dei compagni. Ho avuto tante soddisfazioni e come è giusto che sia ho fatto qualche sacrificio. Andare subito lontano da casa, al Genoa, in B, due anni in B non è stato facile. Ma dovevo, come si dice, farmi le ossa. Venivo dalla Primavera e Gigi Simoni mi volle a tutti i costi. Volevano ritornare in serie A, ci riuscimmo. Vinsi il Guerin d’oro come miglior giocatore. Devo ringraziare Gigi, fece una scommessa vera”.
Le hanno anche chiesto, quando la Roma stava a pezzi, di fare l’allenatore. Prima l’aveva fatto solamente nel settore giovanile. Perché proprio lei e chi glielo chiese?
“Era un momento particolare. I problemi familiari di Prandelli, poi Delneri, rischiavamo la retrocessione. Rosella Sensi fece una riunione con Totti, De Rossi e altri giocatori, e mi chiesero di fare da traghettatore, un po’ come Ranieri oggi. Ma lui è un allenatore vero e bravissimo oltre a essere la persona giusta, io non avevo esperienza, a parte il settore giovanile. C’erano fior di giocatori. Totti, Perrotta, Cassano, tanti. Andò bene perché ci salvammo alla penultima giornata a Bergamo, gol di Cassano. Non dimenticherò mai Rosella a fine partita. Abbracci e lacrime, una liberazione e una marea di romanità”.
Bruno Conti e i compagni nella Roma. Il più forte, il più sottovalutato, il più amico.
“Beh, il rapporto più stretto l’ho avuto con Pruzzo fin dal Genoa. il bomber mi ha aiutato, abitavamo insieme. Poi siamo stati una vita alla Roma, abbiamo fatto anche il militare nella stessa caserma senza contare che in campo eravamo fratelli. lo gli facevo gli assist, lui la buttava dentro. È un uomo eccezionale. Lo stesso con Agostino Di Bartolomei. (Pausa). Indimenticabile, Ago. Mi ha accolto a Roma, mi ha cresciuto, era un capitano, un leader, lo ringrazierò per tutta la vita. Il giocatore più bravo, mi creda, non saprei. Per gli allenatori dico subito Liedholm. Giocatori penso a Falcao, Ancelotti ma ce ne sarebbero molti da citare. Avevamo dei campioni incredibili in quell’anno dello scudetto e ovviamente ridico Pruzzo che era sempre capocannoniere. Sottovalutati? Mah, nessuno, hanno fanno tutti una signora carriera”.
Stessa domanda con la maglia azzurra.
“Che fatica! Eravamo un gran collettivo. Ma se proprio devo fare un nome dico Claudio Gentile. Un mostro. Ma veramente ognuno ha fatto il suo. Ciccio (Graziani), Dino (Zoff) con quella parata a fine partita col Brasile… però Gentile ha cancellato Zico e Maradona, due fenomeni, loro erano Il Calcio. Anche in quelle sfide in campionato con la Juve Claudio è quello che mi ha messo maggiormente in difficoltà. Il più amico è facile. Ciccio Graziani, ci chiamiamo “fratelli”, è simpaticissimo, poi lui di Subiaco, io di Nettuno. Ancora oggi ci facciamo scherzi pazzeschi”.
Allenatori.
“Liedholm il più bravo. Mi ha insegnato il calcio ma anche la vita. Quindi, come dicevo prima, Gigi Simoni: bravissimo e simpaticissimo. Amici ne ho avuti tanti, ma ridico ancora Nils anche per mille consigli anche fuori dal campo. Mettici anche che ci ha fatto vincere quello scudetto storico…”.
Ecco, quello scudetto dopo una vita. Oltretutto da tifoso oltre che da super mega iper protagonista.
“È stata la giornata più bella della mia vita, crescere in quel vivaio, il tricolore cucito sul petto, quello che dicevo di mio papà… Quando abbiamo vinto è impazzito, gli devo molto e devo molto anche ai tifosi della Roma che sono unici, anzi incredibili”.
I dolori più grandi legati al mondo del pallone.
“La morte di Agostino, di Paolo Rossi e di Gaetano Scirea. Perdite pazzesche, come quella di Aldo Maldera. Ci sto ancora malissimo. Saranno per tutta la vita nel mio cuore. Sono persone che mi hanno dato tanto. Prima dicevo di Ago. Nel mio primo giorno alla Roma venne lui ad accogliermi al campo Tre fontane. E non voglio dimenticare Gianluca (Vialli)”.
Una persona non famosa nel mondo del pallone a cui deve qualcosa.
“Sono cresciuto per strada, avevo tanti amici, non c’erano campi, li facevamo noi con i mattoni e con bastoni per fare le porticine. Gli amici d’infanzia, i fratelli di sempre. All’epoca vennero al Mondiale in Spagna ma gli si ruppe la macchina prima della partita con l’Argentina. Causio mi chiamò: Bruno vieni fuori. C’erano tutti i miei amici di Nettuno con uno striscione. “Per il mondo sei Bruno Conti, per noi sei Marazico”. Lacrime. Hanno fatto sacrifici sempre, poi la macchina non potevano aggiustarla perché avevano i soldi contati per quella trasferta. Pensavano di rientrare in Italia ma vincemmo e dopo c’era il Brasile. Così me li sono tenuti lì pagando l’albergo, il mangiare con grande, anzi immensa, gioia”.
La sua miglior partita.
“Penso contro il Dundee, la semifinale di Coppa dei campioni. Avevamo perso due a zero in Scozia, abbiamo vinto tre azero al ritorno. Nei Mondiali, invece, di sicuro quella contro il Brasile, la vera finale”.
Il più forte giocatore romanista di sempre.
“Totti, De Rossi, Aldair e Candela”.
Conti scopritore di talenti. Perché ha scelto questo ruolo e non, chessò, quelli di direttore sportivo o allenatore?
“In realtà da grande volevo fare l’allenatore e ho cominciato in panchina nel vivaio giallorosso con Ermenegildo Giannini, il papà di Beppe. Avevo i Giovanissimi ed era la mia passione. Poi mi chiamò Mezzaroma quando acquistò la Roma con Sensi per chiedermi di fare il responsabile di un settore giovanile praticamente da costruire da zero. Accettai e scoprì che mi piaceva andare in giro per i campetti di periferia, vedere i ragazzi e gestire il complicato rapporto con i genitori che vogliono che i figli diventino fenomeni. Ma il calcio non è per tutti. Devo dire che ho avuto soddisfazioni immense. Vedere bambini diventare campioni non è spiegabile. Penso più che altro a Daniele De Rossi che presi dall’Ostiamare, ad Aquilani scovato nella Spes Montesacro, a Bovo, a Pepe. Daniele e Alberto li scoprì in quei campi estivi che organizzavo”.
Allo stadio in che settore vede le partite? (Ride).
“Dietro una recinzione approssimativa. Il sabato e la domenica vado a girare per campetti in cerca di nuovi romanisti”.
La Roma di oggi. Non è un mistero che De Rossi sia un suo grande amico.
“Sbagliato. È come se fosse un figlio. Ero contentissimo di vederlo sulla nostra panchina perché è già bravissimo. A me piace tutto quello che fa, pensa e dice Daniele. E’ stato un giocatore pazzesco, è un uomo eccezionale. Non nascondo che il suo esonero mi ha fatto male, molto male, ma proprio molto. Lui, Francesco, Giannini oltre che essere stati capitani sono la Roma”.
E adesso c’è Ranieri.
“Per Claudio sono arcicontento. Ha accettato per il bene della sua e nostra Roma. Ranieri, con la gestione Sensi, ci portò ad arrivare vicini allo scudetto. Con lui c’è amicizia, rispetto, lo amo anche per la persona che è. Per me parlare di Claudio è come parlare di Ddr”.
Ritornerà la Roma a giocare per lo scudetto e per quelle notti da coppa dei campioni?
“Lo spero tanto, tantissimo. Posso soltanto dire, da tifoso, che me lo auguro con tutto il cuore”.
E in generale come sta il calcio italiano e come stanno i vivai?
“Penso che il calcio stia cambiando molto e credo sia fondamentale, obbligatorio ripartire dai settore giovanili. Basta con sti algoritmi, il calcio non è una scienza, serve ritornare alla normalità, scegliere persone che insegnano le basi. Si pensa troppo al fisico e poco alla tecnica. Anche le partite dei bambini le preparano sull’avversario. Folle. Devono giocare a pallone, divertirsi, esprimersi. Gli dicono di fare due tocchi o di darla di prima… ma lasciate che facciano quello che si sentono. In queste età bisogna crescere non vincere”.
Fonte: La Stampa
Dentro Trigoria dovrebbero fare un monumento a Bruno Conti . Grazie ai giocatori che ha scoperto con il suo lavoro duro e silenzioso,ha arricchito le casse giallorosse oltre al patrimonio tecnico da loro assicurato.
Comunque adesso con questa dichiarazione, Conti ha rifilato una bella botta mediatica a Friedkin e agli Amaracani.
in realtà tutte le società si affidano ad algoritmi, statistiche, analisi che pregiudicano le capacità reali di un giocatore o dirigente. le variabili sono infinite e in questo sport il risultato non si ottiene con valori digitali. l’ausilio delle capacità umane come l’intuizione e l’esperienza nel settore sono il meccanismo al quale società di professionisti si devono affidare e Bruno Conti è uno di questi.
Verrebbe quasi da ridere a pensare che si possa trovare un giocatore con gli algoritmi, eppure alla Roma questo è. Poi ci domandiamo perché facciamo pena…
mi hai emozionato…. grande Bruno 💝
Mister si Lei ha ragione, si deve andare nei campi a cercare e vedere dalla realtà un giocatore, gli voglio proporre un calciatore con i piedi buoni, ha lo stesso suo cognome Conti A. è di Roma e gioca con il Ghiviborgo. Ha giocato come allievo alla Vigor Perconti di Roma. Anche il secondo a giocato con la Vigor P. Cognome Ticconi A. è un centravanti e ha il fiuto del goal e non si arrende mai, gioca in una squadra giovanile di Roma. dai Mister li vada a vedere.
BrunoMaraZico!
si bruno ce n’è uno e viene da Nettuno
di bruno ce n’è e uno e viene da Nettuno
……….. e come lui non c’è e non ci sarà mai nessuno
sei stato un campione e uomo immenso ,un esempio per tutti e grandissimo conoscitore del calcio . Complimenti ❤️💛
sbaglio o tra i più grandi manca Falcao?
Bruno Conti un uomo e un calciatore enorme. Di una sensibilità e un rispetto per tutti incredibile. Grazie per quello che hai dato e per quello che ci darai sempre per i colori giallorossi. Daje!♥️💛
quanto ti amo, Brù
Calafiori Frattesi e bove non saranno fenomeni ma sicuramente giocherebbero nella Roma. discorso a parte per Edo che ormai non potrà più giocare in Italia
Questa Bandiera e Monumento Romanista se era per la greca Lina tanto amata su questo forum, lo mandava via, gli e stato negato persino di mettere piede in certe zone di Trigoria, perche credeva che era una spia dei cattivi giornalisti, e mancato veramente poco che Bruno veniva mandato via.
persona pulita immenso brunetto nostro💛❤️
Immenso Brunetto, unico. Come ti capisco… FORZA ROMA
perché non dice una parola sulle squadre B???
A che serve pescare giovani promettenti, farli studiare, in alcuni casi dargli vitto e alloggio, insegnargli le basi calcistiche, la disciplina, il rispetto, la tattica per poi farli giocare nel campionato primavera e quando hanno solo 18-19 anni dover decidere se sono da prima squadra o da vendere? ci sono giocatori che esplodono più tardi di altri, abbiamo decine di esempi, i primi che mi vengono in mente e più recenti sono Politano, Frattesi e Calafiori (e vedrete pure Zalewski…).
Se hai una squadra B che gioca un vero campionato professionistico, dove puoi parcheggiare giocatori su cui hai dei dubbi, o altri che vai a prendere magari in sud america o in Europa, di certo diminuiscono mostruosamente le possibilità di perdere un campioncino, e probabilmente se sei bravo riesci a fare enormi plusvalenze con giocatori di media qualità…. ma possibile che tutte le squadre ci sono arrivate tranne noi e gli sbiaditi???
c’è arrivata perfino l’atalanta alla squadra U23 ( 21 italiani su 31 )
Per me lui è LA BANDIERA.. In assoluto dei nostri colori..
Non solo ha fatto un intera carriera nella Roma da calciatore.. E che carriera.. Scudetto, campione del mondo, elogiato da Pele e da Maradona.. Finalista in coppa Campioni..
Quanti calciatori hanno fatto lo stesso con la maglia della Roma?.. Pochissimi.. Forse addirittura nessuno?
Ma poi è rimasto, ha accettato ruoli manageriali, a volte al di sotto delle sue competenze, non ha mai detto una sola parola fuori posto contro la Roma..
E di occasioni ne ha avute tante per muovere critiche..
Da quando ha 18 anni ad oggi che ne farà 70.. Non ha praticamente mai lasciato la Roma, tralasciando brevi periodi e non per colpa sua..
Una vita alla Roma.. Uno dei migliori calciatori che la Roma ha mai avuto..
Amo tutte le nostre bandiere.. Totti, Giannini, Ago, De Rossi, Aldair, Nela, Falcao, anche se più che bandiera è un campione.. E tantissimi altri..
Ma Brunetto per i motivi elencati e UNICO..
Grazie Marazico..
Forza Roma
Grande campione in campo e fuori, esempio di umiltà e umanità. Grande MaraZico, grandissima persona.
❤️🧡💛SSFR💛🧡❤️
Non c’è nulla che possa aggiungere su Bruno Conti, un totem romanista, quindi mi astengo e mi soffermo sulle nomination dei migliori calciatori di sempre della Roma.
A parte che manca il suo nome è questo è ovvio; anche Totti è ovvio, Aldair forse, De Rossi nì…Candela?
Con tutto il rispetto, giocatore fortissimo, ma nella Roma di tutti i tempi lì c’è Francesco Rocca.
Forse Bruno ha nominato quelli a lui più cari, ci sta.
Ci vorrebbero più persone come Conti in società!
Conti non sta in societa, e relegato in un ruolo secondario, e per poco manco in quello