NOTIZIE AS ROMA – La Roma potrebbe presto uscire dalla Borsa. Il primo tentativo fallito di “delisting” non ha colto di sorpresa la nuova proprietà del club capitolino, scrive oggi la Gazzetta dello Sport (M. Cecchini).
I Friedkin sanno che, per tanti piccoli azionisti, mantenere il controllo dei titoli giallorossi in loro possesso rappresenta sia una questione affettiva, sia una maniera per esprimere fiducia nel nuovo corso.
Ma l’ipotesi del “delisting”, che servirebbe sia a ridurre le spese che a dare più snellezza al processo decisionale, non è stata accantonata. Varata pochi giorni fa la ricapitalizzazione da 210 milioni, che può concludersi entro il dicembre 2021, la famiglia Friedkin potrebbe salire nella quota di controllo del club (attualmente è all’86,8%), giungendo così a sfondare quel muro del 90%, che consentirebbe appunto di richiedere l’uscita dalla Borsa.
Fonte: Gazzetta dello Sport
Chiamassero Harvey Specter. Con lui è un attimo.
Più che fiducia nel nuovo corso e valore affettivo, si tratta più banalmente di estremo rodimento di chiccherone nel dover vendere i titoli a un quarto del prezzo di acquisto.
Forse è questo che sfugge al buon Cecchini. E se è così, è più che probabile che i possessori decideranno anche di sottoscrivere l’aumento di capitale, impedendo a Friedkin di sfondare quota 90%.
A quel punto restano due possibilità: si prova a rastrellare le quote necessarie sul mercato (con un maggiore esborso) oppure si lancia un altro aumento di capitale senza diritto di opzione pari al massimo al 10% del capitale preesistente.
La prima strada la vedrei più percorribile, il problema è l’esborso di danaro, che economicamente parlando non è mai preso come prima opzione.
Devono semplicemente farsi due conti e capire quale delle due opzioni ha maggiori possibilità di essere la più economica.