PELLEGRINI: “Ogni giorno dico ai miei compagni cosa significa giocare per la Roma. Non esiste squadra più grande”

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AS ROMA NEWS – Lorenzo Pellegrini, capitano della Roma, racconta la sua storia calcistica in una lettera scritta e pubblicata dal sito “The Players Tribune” che raccoglie racconti personali dei protagonisti del calcio. Queste le sue parole:

Quando avevo 16 anni hanno scoperto che nel mio cuore c’era qualcosa che non andava. Stavamo facendo le visite mediche, come succedeva ogni luglio nel settore giovanile della Roma. Entri sempre pensando che ci vorrà più o meno un’ora e poi puoi tornare in campo. Eravamo ragazzini, pieni di energia e salute.

Questa volta però, ho capito subito che c’era qualcosa di strano. Nelle ultime settimane mi stancavo molto facilmente. Mi bastava salire una rampa di scale per aver subito il fiatone. Era come se il mio corpo fosse invecchiato in una settimana. Alla fine sono rimasto con i medici per tre ore. Mi dissero che avevo troppi battiti irregolari.

Tutti ce li abbiamo occasionalmente, ma non così spesso. I miei battiti erano irregolari 20 volte più del normale. Mi dissero che avevo una sorta di aritmia. Chiesi ai medici che potevo fare. Mi risposero che avrei dovuto smettere di giocare dai sei agli otto mesi e che dopo avremmo valutato. Quindi niente corsa, niente allenamenti, niente calcio. Niente Roma.

Sono sempre stato una persona ottimista, ma quel periodo è stato davvero difficile. Non potevo fare niente, tranne una cosa: ascoltare il mio cuore. Ogni sera cercavo di capire la frequenza dei miei battiti irregolari. Mi sedevo sul letto aspettando il silenzio assoluto, poi chiudevo gli occhi e contavo i battiti.

Tum… tum… tum… Sono diventato dottore di me stesso. Mi facevo un checkup ogni giorno. Ho passato quattro mesi aspettando, pregando e sperando che i battiti irregolari sparissero in qualche modo. Un giorno mi sono accorto che erano spariti. Così, all’improvviso. Non me lo aspettavo visto che i medici avevano detto che sarei dovuto stare a riposo almeno per altri due mesi. Ero impazzito?

Beh, credo di no, perché sapevo che adesso i miei battiti erano regolari. Lo potevo dire. Lo sapevo. Il secondo giorno ascoltai ancora. Niente aritmia. Il terzo giorno, ancora niente. Adesso sarei potuto andare anche sulle stelle senza sentirmi come se avessi appena scalato l’Everest. Quindi al quarto giorno ho chiamato i miei. Volevo fare un altro controllo.

Siamo andati dai dottori e hanno detto: “Stai bene”. La stessa diagnosi del Dr. Pellegrini. E le due parole più dolci che avessi mai sentito. Presto tornai in campo per il primo allenamento. Ero motivatissimo. Avrei potuto correre per sempre. Volevo solo fare scivolate e scattare in area. Credo che avrei potuto invadere una nazione da solo. Il dolore era sparito. Ero tornato!

Quindi che succede alla prima partita? Mi rompo il quinto metatarso. Fuori sei settimane! Incredibile… Ad essere onesti però, fu una situazione molto più facile da affrontare in confronto all’aritmia. E comunque, in quei quattro mesi mi sono successe cose bellissime. Sono cresciuto molto. Ho incontrato Veronica, che oggi è mia moglie e la madre dei miei due bambini.

E alla fine, tutto questo mi ha convinto ancora di più che il calcio era tutto quello che volevo. Avevo sempre bisogno di avere qualcosa tra i piedi. Quando ero bambino, mi davano le macchinine, le buttavo per terra e le prendevo a calci. Non mi stancavo mai. Quando ero nelle giovanili, giocavo tre partite ogni weekend. Ma adesso, dopo tutto quello che stavo passando, spendevo ogni minuto delle mie giornate cercando di diventare un calciatore. Non avrei mai voluto pensare, Mannaggia, mi sarei potuto sacrificare di più. Cavolo, avrei potuto dare di più.

Ora più che mai, sapevo cosa potesse essere una vita senza calcio. Inoltre, giocavo per la Roma. Capite cosa significa? Capite quanto sia importante per un bambino cresciuto a Cinecittà? Non si trattava di lavoro, hobby o carriera. Per me giocare per la Roma era…tutto. Quando avevo cinque anni, andavo allo Stadio Olimpico con mio padre e discutevo con gli altri tifosi per farmi strada ogni volta che dovevo andare in bagno. Ho visto giocare Totti. Ho visto parte della stagione dello Scudetto con Capello.

Quando ho messo gli scarpini per la prima volta, sognavo di correre di fronte ai tifosi dell’Olimpico. Poi un giorno, quando avevo otto anni, mio padre mi disse che la Roma aveva mandato degli osservatori a vedermi. Pensavo che scherzasse, ma dopo mi chiamarono per un provino. Per cinque mesi mi sono allenato con i Pulcini nonostante fossi un anno più piccolo di tutti. Visto che a Trigoria stavano rifacendo i campi, ci allenavamo alla Longarina. Per arrivare ci voleva un’ora, quindi mangiavo e mi cambiavo in macchina. Poi aprivo lo sportello e correvo in campo. Era l’ingresso più bello di sempre dopo quello dell’Olimpico.

Davo tutto me stesso ogni giorno. E ogni giorno controllavo la posta sperando che arrivasse la lettera. La Roma manda sempre delle lettere ai ragazzi per comunicare se sono stati presi o meno. Un giorno, a luglio, finalmente arrivò la mia. Mio padre mi disse di aprirla. Conosceva il contenuto? Certo che sì…

Ma io no, e quando ho visto la lettera… è difficile da spiegare. Quello è il giorno in cui la mia vita è diventata un film di cui io ero il protagonista e tutti quei sogni folli sono diventati realtà. Non avevo idea di cosa sarebbe successo da lì in avanti. Appena indossi la maglia della Roma, rappresenti qualcosa che è più grande di te. Specialmente quando arrivi in prima squadra. Per me la strada per arrivarci è stata lenta e costante, perché le giovanili si allenano vicino ai grandi e quando un giocatore si infortuna, chiamano sempre qualche ragazzino. Qualche volta è toccato a me. Quindi lasciavo il campo della Primavera e facevo questo grande giro. Era “Il Percorso”.

Poi a marzo 2015, giocammo i quarti di finale della Youth League contro il Manchester City a Latina. Me lo ricordo bene per due motivi: 1) Ho segnato un gran gol dalla distanza e abbiamo vinto. 2) Più tardi ho saputo che Rudi Garcia era lì e disse che presto sarei stato pronto per la prima squadra.

Pochi giorni dopo sono stato convocato in prima squadra per la partita in trasferta contro il Cesena. Il giorno della gara, ci stavamo preparando in hotel — e Rudi, aveva l’abitudine di fermarsi nelle nostre camere prima che uscissimo per dare le ultime istruzioni. Ai difensori diceva come marcare gli attaccanti e cose così. Ai centrocampisti come gestire i momenti della partita. Agli attaccanti dove dovevano correre. E ai giovani diceva: “Tieniti pronto. Non si sa mai…”

Era molto intelligente. Anche se sapevamo che difficilmente saremmo entrati, ci voleva tenere svegli. Ma prima della partita con il Cesena, mi ha detto qualcosa di diverso. A mister Garcia mi lega un sentimento di stima e riconoscenza: lo sento spesso e sono felice di aver conservato negli anni un bel rapporto con lui. “Tieniti pronto. Perché oggi…” Disse solo questo.

Ero teso. Teso ed eccitato. Sentivo il peso sulle spalle. Era la Roma. La vera Roma. Adesso potevo aiutare la squadra — ed è quello che è successo. All’inizio del secondo tempo Rudi mi ha detto di scaldarmi. Stavamo vincendo 1-0 con gol di De Rossi — che, tra l’altro, per me è sempre stato più di un compagno di squadra: un riferimento quando ero giovane e una persona a cui sono rimasto legato. Comunque, non è che fosse proprio un’amichevole per noi, perché in campionato non vincevamo da cinque partite. Avevamo bisogno dei tre punti, ma, non so perché, non ero nervoso. Quando sono stato chiamato per entrare, è come se la mia mente, in qualche modo, avesse messo il pilota automatico. Cambiati, mettiti i parastinchi, entra.

Una volta entrato in campo da giocatore della Roma, beh… l’unico modo che ho per descriverlo è che in quei 23 minuti ho rivissuto 10 anni. Improvvisamente ero sugli spalti dell’Olimpico con mio padre. Stavo giocando la terza partita del weekend. Ero seduto sul mio letto a controllare i battiti cardiaci. Ascoltavo i miei genitori che mi accompagnavano lungo via di Trigoria e scherzando dicevano: “Quante volte l’abbiamo fatta questa strada?”

Beh, tante. Mi allacciavo gli scarpini sognando di diventare un giocatore della Roma. E adesso correvo con la prima squadra. Ero lì. Che cosa meravigliosa.

Dopodiché lasciai la Roma per un po’ per crescere come giocatore. Nel 2015, quando avevo 19 anni, sono andato in prestito al Sassuolo per due anni. Era la prima volta che andavo via di casa e quando sono tornato, non ero solamente molto più maturo, ma era come se sentissi la responsabilità di essere all’altezza della Roma. La società, la città, la storia… ti chiedono tanto. La tua vita ruota intorno a questo. Hai bisogno di una certa condotta e devi avere gli atteggiamenti giusti. Se non ce li hai — ciao.

Uno dei momenti di cui vado più fiero è stato durante la stagione di Champions 2017/18. Avevamo capito di poter fare qualcosa di grande fin dall’inizio, perché abbiamo vinto un girone in cui c’erano Atletico Madrid, Qarabag e Chelsea. Avevamo quella sensazione. Anche quando nei quarti di finale abbiamo perso 4-1 con il Barcellona, continuavamo a crederci.

Siamo onesti, non meritavamo di prendere quattro gol. Gli abbiamo regalato due autogol e anche gli altri due sono stati abbastanza fortunati. Ma quando Edin ha segnato quello che sembrava il gol della bandiera, abbiamo capito di essere ancora vivi.

4-0? Ci avrebbe ammazzato. 4-1? Continuiamo a combattere. Non so cosa ci sia passato per la testa la settimana dopo, ma quando stavamo per giocare la gara di ritorno a Roma, sapevamo che saremmo passati. Lo sapevamo. Non sto esagerando. Sapevamo anche il risultato. Dicevamo tutti che avremmo vinto 3-0 e che saremmo passati per il gol in trasferta. Continuo a credere che eravamo pazzi a pensare una cosa così. Il Barça! Avevano ancora Messi. Erano fortissimi.

Ma ti giuro che quella mattina, con chiunque parlassi a tavola mentre eravamo a colazione ti avrebbe detto il risultato. Roma 3 – 0 Barça. È impossibile da spiegare. Impossibile. Sembrava la giornata perfetta. C’era qualcosa nell’aria, una specie di magia romana. Ed era vero. Lo percepivamo tutti. Tutti. Beh… tutti tranne uno. Uno soltanto. Manolas!

Incredibile … faceva sempre così! Avevamo questo senso di convinzione e lui andava in giro a dire a tutti che eravamo spacciati. L’unica cosa di cui non era sicuro è che avremmo perso.

Forse era qualche rito scaramantico. Non lo so. Comunque ha funzionato, perché sappiamo tutti com’è andata a finire. Edin ha segnato dopo sei minuti e quando Daniele ha segnato il 2-0, l’Olimpico è impazzito. A quel punto sapevamo con certezza che saremmo passati. L’unica cosa che mi chiedevo è chi avrebbe segnato il terzo. Quindi chi spunta su calcio d’angolo a otto minuti dalla fine? Chi diventa l’eroe? Manolas!!

Questo è più o meno tutto quello che mi ricordo della partita. Il resto è abbastanza offuscato. E qualsiasi cosa sia successa dopo anche di più. Credo che questo abbia dimostrato che quando noi Romanisti siamo uniti, tutto è possibile.

L’unico momento che si avvicina a quello, l’ho vissuto la scorsa stagione. Eravamo a San Siro contro l’Inter e ho giocato la mia prima partita da capitano della Roma. Posso dire tranquillamente di non esser mai stato più orgoglioso. Stavo seguendo le orme di Francesco e Daniele, due leggende sia per la società che per la città. Ancora oggi, ogni volta che metto la fascia, salgo i gradini dell’Olimpico e sento il rumore dei nostri tifosi, mi chiedo se è vero.

Non so perché, ma ho come paura di svegliarmi all’improvviso. In questo momento stiamo lavorando parecchio a creare una mentalità vincente, perché mister Mourinho ci dice sempre che deve essere una delle nostre maggiori qualità. Ovviamente, questo cambiamento non può accadere in un minuto, ma sono sicuro che siamo sulla strada giusta: serenità e senso di responsabilità sono due ingredienti chiave per la nostra crescita.

E so di giocare una parte importante in questo processo. Penso tanto a come giocava Francesco. Era il classico capitano che non aveva bisogno di parlare più di tanto, perché era il modo in cui giocava a parlare per lui. Non potrò mai paragonarmi a lui, ma mi piacerebbe provare a ripetere qualcosa di simile, cercando anche di spiegare a tutti cosa significhi la Roma.

Ogni giorno dico ai miei compagni cosa significa giocare per la Roma. Questa non è una fabbrica di talenti, questo non è un trampolino per andare in una squadra più grande. Perché non esiste una squadra più grande.

No. Questo è un punto d’arrivo.

Roma è… Roma.”

Fonte: The Player Tribune

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64 Commenti

  1. Dormi sereno Lore..nessuno te paragona al capitano…magari avessi un dito del piede di lui….e poi stai infortunato pensa a guari e a guadagnatte quei 500.000 mila euro al MESE invece de parla’ e di cose pe L abbocconi…tirate fuori le palle TUTTI….

    • un dito del piede di Lui non ce l’hanno nemmeno Rui Patricio Karsdorp Ibanez Mancini Smalling Vina Cristante Veretout Mikhytarian Zaniolo Abraham El Sharawi Mayoral Villar Diawara Darboe
      A differenza di questi ,però,Lorenzo Pellegrini può dire di averci un’unghia del piede di Lui.

  2. Se non ti davano i sordini col cavolo era la squadra più bella… Mi ricordi capitan decimo posto, attaccato alla maglia solo per i 6,5 mln netti l’anno. Pompato da certa stampa che lo omaggiava come fosse Iniesta.

    • Certo, chi gioca per la Roma deve fare la vita da frate cappuccino.
      Il calcio smuove un mucchio di soldi, una parte di questi è giusto che vada ai giocatori.

    • L’invidia per il prossimo e la frustrazione fanno spalare melma a più non posso, dopo si coprono dietro un nickname che non gli appartiene
      Forza Roma

    • Certo MEH, pensa positivo. Compra tante, tante azioni, e poi con il tuo contributo (.) potremo prendere i veri campioni. Caccia i sordi, che aspetti?

  3. Vorrei leggere più articoli come questo qua e basta ,invece di tanta ma tanta spazzatura atta a destabilizzare i tifosi. Sono articoli come questi, le semplici parole di alcuni protagonisti, che fanno accrescere in noi l’orgoglio di essere romanisti e romani!

  4. Oggi ho voglia di prendermi un po’ di spolliciate (per quello che me frega…).
    Questo pistolotto pieno delle solite frasi fatte trite e ritrite mi sembra una ruffianata ridicola verso certi tifosi, in larga parte troppo giovani per ricordarsi chi ha giocato in questa squadra prima e molto prima di lui, che, per usare una parola che va di modo su sto sito, “abboccano”.
    Sono parole (tante, troppe) che andrebbero bene per un’autobiografia/memoriale di un ex-calciatore di 70 anni, non per uno che il meglio di se si presume che debba ancora darlo e non averlo alle spalle.
    Quella “mentalita’ vincente” che dice che stanno “lavorando” per “creare” (il che interpreto che al momento hanno “mentalita’ perdente”: ce ne siamo accorti) non si costruisce a chiacchiere rilasciando interviste, aumentando l’esposizione mediatica, facendo gli occhi dolci ai tifosi, ripetendo ad nauseam “domani e’ come una finale, dobbiamo rialzarci subito”, ma lavorando DURO, come se veramente gli fregasse, concentrati solo sul campo, e magari aspettando di diventare campioni per davvero (ammesso che si possa diventarlo) prima di slegare i propri agenti/procuratori/cagnacci vari per prendere alla gola la squadra che “ama” e spillare un contratto che non merita ancora.

    • Concordo, approvo e sottoscrivo. Io mi sono rotto un po’ le pa@@e, alla mia veneranda età, di questi ragazzi carini, educati e pettinati che tirano fuori frasi fatte da Libro Cuore, non si incaxxano mai quando si perde. Che si fanno girare le bolas solo quando qualche deficiente gli dedica un pensierino gentile sui social.
      Uno sveglio eviterebbe questo barile di melassa in un momento in cui stiamo ai minimi storici da vent’anni. Mia opinione, ma vedo pure tanta gente contenta e gratificata…

    • La mentalità vincente te la danno i campioni e la gente seria che pensa come hai detto bene a lavorare duro e non solo ad allenarsi 4 ore a settimana e poi godersi i propri milioni.

      La Roma dell’ultimo scudetto era un mix perfetto di questo: Campioni con la C maiuscola vedi Totti Batistuta Montella che VIVEVANO per spaccare la porta avversaria avevano una fame e un talento spropositati, senza perdersi in continui teatrini e atteggiamenti da social media star come il pur bravo e simpatico Tammy, e grandi professionisti (oltre che giocatori) come tommasi delvecchio aldair samuel zago

      Cosi si costruisce una mentalità vincente, non parlandone, facendo fatti, anzi il parlarne di continuo è il primo segnale che puoi portare anchd 10 Murigno, non la costruirai mai

    • FATTEUNAVITA, d’accordissimo con te che i social e internet, se hanno dato tanto buono, sono un guaio per tanti, un pericolo di questi tempi. Però devi essere nato ieri e di Montella e Batistuta hai solo sentito parlare.
      Perché solo un millenial, una generazione “appena nata”, può complimentarsi con loro che non perdevano tempo e facevano casini con i suddetti social network… anche io non usavo mai il cellulare e facebukke quando giocavo al calcio, e il mio primo pc funzionava col Dos (hai presente?, e qui erano davvero pochi ad avere un personal, e c’erano solo i desktop) prima di arrivare a Windows 3.1…
      Le ragazze, al massimo, ci si parlava in piazza. Sapessi le cavolate che ha fatto Montella per esempio (raccontate da lui), che rispetto a quelle Radja ubriaco a capodanno, Zalewskj messo in mezzo da quel fesso, Zaniolo e compagnia possono solo arrossire…

    • Cosa c’entra quello che facevano fuori dal campo con quello che ho detto io.
      A parte che ho 44 anni e ho vissuto quella Roma nel pieno, rileggiti un attimo quello che ho scritto, poi, se ti va, rielabora una risposta meno arraffazzonata

  5. Che marchetta! Che paraculo, la Roma solo per noi tifosi è la più grande. Voi giocatori molto spesso la fate sprofondare talmente tanti in basso che rischiamo il frontale con la metro

    • A me è sembrata un’intervista fatta col cuore… una dichiarazione d’amore alla Roma… ci sono anche racconti di vita vissuta, di sofferenza e di gioia…
      Se lo reputi un paraculo hai dei seri problemi di sensibilità… o semplicemente gli occhi foderati di prosciutto

  6. Vorremmo che fosse un punto d’arrivo anche noi…ma non per i Cristante, Mancini, Karsdorp e Veretout.
    E comunque anche tu cerca di meritare questi 4 mln che hai spuntato sul contratto, perché sono sulla fiducia per ciò che farai rispetto a quanto tu abbia già fatto.
    A buon intenditor…

  7. La Roma deve ripartire da Lorenzo Pellegrini,Bove, Zalewski,Calafiori,Afena Felix. Da quelli,cioè,che sono nati come giocatori dentro Trigoria.Magari richiamando gente come Frattesi,che c’è cresciuta e che è stata esiliata da qualche incompetente testa d’uovo.

  8. Siamo d’accordo che conta solo il campo ma mamma mia come siamo diventati invece di apprezzare un ragazzo con valori e seriamente attaccato alla maglia la maggioranza dei commenti letti avevano una cattiveria unica che manco parlando di un laziale si accetterebbe…torniamo a tifare e difendere i nostri giocatori poi chiaramente tutti vorremmo vincere ma come ci ha spiegato più volte il mister ci vuole tempo…forza Roma

  9. Dopo una intervista del genere è quantomeno irrispettoso verso il ragazzo nonché capitano della Roma i denari fanno parte del gioco i sentimenti che esprime nel raccontare la sua storia mi sembra qualcosa di emozionante e soprattutto una storia di altri tempi per tanto
    Chi non crede alla confessione personale di una brava persona per l appunto dai modi gentili e genuini problema suo ma il solo fatto che la storia ci ha regalato un altro romano romanista
    Questo è sufficiente per sentirmi orgoglioso la tradizione continua in nome della Roma grazie ragazzo ops capitano

  10. Ragazzi purtroppo i paragoni con Totti sono impietosi! Giocatori come lui o Baggio ne viene uno ogni 20 o 30 anni. Nessuno dei giocatori attuali o passati vale solo una stringa di Totti! Giocatore immenso ovunque lo mettevi! Magara avercene di Totti! Si parla di un altro livello! Come Cafu/Kardorsp.Aldair/Mancini.emerson/cristante ecc…. I trofei si alzano con le grandi squadre. Inutile fare tante chiacchiere!

  11. Speriamo che non sia un punto d’arrivo per 3/4 dell’organico attuale. Non solo sono scarsi ma neanche corrono, pinguemente retribuiti dal predatori che sono passati a Trigoria. L’unico giocatore discreto che abbiamo ma non certo a 4 milioni l’anno.

  12. Beh non fatico a credere che Pellegrini pensi davvero ogni singola parola scritta, credo che questo sia quello che penserebbe e proverebbe ogni Romano e Romanista se giocasse nella Roma.
    per quanto riguarda le critiche che leggo sui soldi, beh non è che prenda 30 mln come ronaldo. i soldi nel calcio ci sono e ci sono sempre stati, e credo che sarebbe quasi offensivo che il capitano della Roma prendesse come quello dello spezia di turno.
    poi Lorenzo puo’ piacere o no (i gusti personali non si discutono), io in primis l’ho martorizzato per anni, ma quest’anno che gli volete dì? la voglia e la grinta ce li mette sempre e per la prima volta guardando le partite penso “eh se ci fosse stato Pellegrini li…”.
    non è Totti e nemmeno De Rossi, e probabilmente non lo sarà mai (alla sua età erano già di un altra categoria) ma è un giocatore che se mantiene questo impegno nella Roma voglio sempre

  13. Saro’ sincero, a me come giocatore non fa impazzire, nell’anno della semifinale Champions era la riserva di Strootman De Rossi e Naingollan
    Io spero che nel futuro più breve la Roma possa comprare giocatori più forti e che naturalmente anche lui possa essere e rimanere all’interno della rosa
    Detto ciò, ha speso belle parole

  14. Di Lorenzo l’essere un romanista dentro é un bonus non indifferente che pochi giocatori posseggono e che non può che migliorarne il rendimento.
    Lo aveva Zanetti nell’Inter, o Bergomi. Lo ha avuto Maldini. Lo ha avuto Diego a Napoli. Da noi se lo sono trovati in tanti, da Taddei a Radja, da Tommasi ad altri, che non sono nati a ROMA ma lo sono diventati.
    In questa ROMA (e in quella di Pallotta) andrebbero inseriti in ruoli chiave di prima squadra pure nell’area tecnica secondo me. Nell’Inter c’era Oriali, nel Milan Maldini. Nella Juve gli AGNELLI da sempre.
    Aldilà delle capacità tecniche o della conoscenza delle lingue, chiamando il marito di Barbie, o un direttore generale nato ieri del Benfica che tremare il mondo non fa (con tutto il rispetto, Marotta, Tare, Giuntoli, Massara, Sabatini, Carnevali se lo mangiano…), a costruire la Roma non si va da nessuna parte. Soprattutto se non hai 150 milioni da investire sul mercato per i cartellini, e altri 50 netti per gli ingaggi.
    Pure BURDISSO era meglio.

  15. Io sono abruzzese e vivo a vasto..ma ho il cuore giallorossi dal primo battito della mia vita..ma mi spiegate perché leggiamo di tanti che mostrano sto profondo disprezzo per pellegrini? Ma che vergogna!!!

    • Tutta la mia famiglia viene da quella regione e mio padre è diventato romanista in anni in cui probabilmente non se ne contavano altri e la Roma non dava alcuna soddisfazione.
      Per cui ti sento particolarmente vicino, oltre al fatto che siamo praticamente coetanei.
      Ebbene, non c’è alcun disprezzo nelle parole dei più, solo i dubbi sull’opportunità di certe sortite in un momento in cui si soffre e si stenta.
      Pellegrini, da capitano, romano e romanista, dovrebbe essere il primo a fiutare la frustrazione che si respira, dopo un triennio in cui siamo passati dalle stelle alle stalle.
      Con lui stesso protagonista delle deludenti stagioni passate e presente.
      A me piacerebbe sentire anche parole forti, percepire un senso di incaxxatura quando le cose non vanno, vedere un minimo di faccia truce, fosse solo anche a uso e consumo delle telecamere.
      Invece si prendono bastonate in serie e si sentono i Pellegrini e i Cristante con le solite frasi di circostanza che fanno cadere le braccia: “Siamo pronti a rialzarci”, “dobbiamo lavorare”, e via banalizzando.
      Totti non lo sentivi mai quando le cose non giravano e certamente preferivo il suo atteggiamento rispetto a questo che a volte sa un po’ di presa per il cu@o.

    • perche per sfortuna di pellegrini lui viene nel dopo Totti, il paragone e impietoso. Stessa cosa anni fa per il Principe lui entro nella Roma dopo Falcao. Il principe era almeno amato ma col passare delle stagioni quel amore divenne per tanti astio nei suoi confronti.
      Pellegrini non e Totti, e un Giannini meno forte.
      Oggi come vedi anche nei confronti di DDR e anche di Totti, c’e astio da parte di una piccola sezione dei tifosi Romanisti che sono fan piu di pallotta che della Roma. Perche per loro Sia Francesco che Daniele sono nemici di pallotta, dunque si deve tirare melma su di loro.
      Invece di andare fieri che abbiamo avuto capitani Romani e Romanisti come Bruno Conti, Ago, il Principe, Totti, DDR e ora Pellegrini dobbiamo essere cattivi nei loro confronti, pieni d’invidia, astio, roba che i nostri padri e nonni ci avrebbero preso a calci, loro che hanno tifato la rometta, loro che visto la Roma lottare ogni anno per la salvezza, invece oggi trovi gente che schifa questi giocatori.

    • Piu fan di pallotta che della Roma?

      Ma veramente devo leggere fesserie così spropositate ????

      Siete talmente accecati dall’odio che chi la pensa diversamente automaticamente diventa un “pallotiano” o ancora piu comico un “difensore di pallotta”

      Ma poi veramente ancora stamo a parla de Pallotta?

      Quante vittime ha mietuto un certo tipo di comunicazione incredibile

  16. Io sono orgoglioso di quello che ha scritto Lorenzo. È veramente meraviglioso avere un capitano che nasce tifoso della Roma fin da bambino. È stato il sogno impossibile di tutti noi quando da ragazzini giocavamo. Io non ho lesinato critiche quando era un giocatore un po’ inconsistente. Ma ora come ora dobbiamo tutti ammettere che sta incarnando quell’immagine del campione romano e romanista, orgoglio di tutti. Quest’anno è l’anno tuo Lorenzo!

  17. bravo lorerenzo romano e romanista vero una cosa rara nel calcio moderno poi i risultati nel calcio sono dettati dai presidenti coi sordi a voi piagnoni laziesii antiromani quei pochi gatti che pensano di sapere di calcio piu di di totti de rossi e in fine mou siete poracci invidiosi forza roma

  18. Lollo Pellegrini sta mancando a questa squadra da un punto di vista della leadership e da quello esclusivamente tattico . Il suo lavoro di continuo raccordo tra reparti ha legato spesso il gioco della squadra facendola apparire ora in sua assenza alquanto disarmonica…

  19. Io vero tifoso si vede nei momenti difficili perché tifare Roma non è mai stato semplice, a volte è un colpo al cuore ma mi meraviglio di alcuni che dovrebbero essere una vecchia guardia, perché alcuni tifosi che conosco che sono quelli che seguono la squadra ovunque, vanno sempre lo stadio mi dicevano in passato sempre quando ero piccolo, ripetutamente fino allo sfinimento “La Roma non si discute, si ama” e qui dopo poco tempo, tale detto mi sa diventato un detto contraddittorio perché posso capire una polemica costruttiva, dove anche voi indicate dei vostri pareri ma che indicano a volte anche soluzioni, ma non quelle semplicemente negative a priori. Io questa squadra la tifo nel bene e nel male, mi darà a volte soddisfazioni ed a volte mi rovina la giornata e mi fa rodere il fegato, ma romanista rimango. Per me sono nei momenti più difficili dove voglio sentire uno spirito di romanità, e secondo me molti hanno travisato le parole di Lorenzo. Lui sta provando a fare capire ai tanti estranei a sposare la nostra causa, che la Roma è un traguardo, che indossare questa maglia è un onore, che per lui giocare qui è il massimo ed è sempre stato il suo sogno. Purtroppo oggi vi sono procuratori e agenti sciacalli e se ci ritroviamo con pochi calciatori oggi fedeli alla maglia e che pretendono tanto, lo dobbiamo ad un sistema calcio creato soprattutto dai tanti vecchi DS italiani che alcuni vogliono tanto, amici di questi procuratori che sono loro e gli agenti a discutere poi di cessioni e rinnovi contrattuali di cui loro prendono una percentuale ed una lauta commissione. Paghiamo tanto e per convincere determinati calciatori dobbiamo infine sganciare cifre non indifferenti. Qualche club estero riesce però ancora oggi a creare un senso di appartenenza ai propri colori, con alcuni calciatori che dinanzi ad offerte molto più alte, dicono di no e rinnovano. Se perdiamo totalmente questo senso di appartenenza alla squadra, e non c’è nessuno ad infonderlo, soprattutto a giovani come Felix Gyan, Bove, Zalewski, e qualche altro giovane, ma anche ad altri nella rosa attuale, la Roma per loro diventerà una squadra come le altre. Questi messaggi invece vanno letti, soprattutto ad alcuni dei nostri giocatori.

    • Guarda: il discorso dell’appartenenza e della Roma come traguardo anziche’ trampolino di lancio verso squadre piu’ blasonate aveva (molto) senso anni fa, quando vedevamo la crema dei nostri giocatori far bene o addirittura rivelarsi top del top e subito dopo andarsene altrove, certe volte per volere loro, molte altre perche’ la proprieta’ pallottesca si vendeva di tutto (da Marquinhos, a Lamela, Benatia, Salah, Alisson, Pijanic, Nainggolan tanto per citare una manciata dei piu’ recenti).
      In questo momento, la Roma piu’ che un trampolino di lancio mi sembra diventata un rifugio dorato per mezze cartucce che proprio non ci pensano ad andarsene, anzi: sono sicuro che vogliono restare tutti perche’ nessuno li pagherebbe come facciamo noi.
      Ma restare alla Roma a pascere, perche’ non ti vuole nessuno a certi ingaggi, non e’ appartenenza. E’ opportunismo.
      Non ci metto Pellegrini in questa categoria, perche’ e’ un bel giocatore che alla Roma ci sta bene, anche se discontinuo (il suo vero limite: si spera che maturi in un rendimento piu’ costante perche’ senno’ rimarra’ sempre nel limbo), ma tanti altri si.
      Per questo, il discorso da fare, magari meno retorico, riguarda la professionalita’. Per esempio, mi sarebbe piaciuto molto sentire il capitano che ricorda a tutti “Siamo pagati bene per fare questo lavoro, dobbiamo farlo sempre al 100%. Quando scendiamo in campo con sufficienza e scaxxo, offendiamo questa maglia e i suoi tifosi.”
      Ma ancora di piu’ mi piacerebbe non leggere/sentire nulla, e vedere sempre undici tigri in ogni partita.
      Che ce voi fa, io so’ fatto cosi’, so’ della vecchia guardia.

  20. Fantastico…

    L’ho letto super volentieri 😊.

    E checché ne dica chiunque altro, caro Lorenzo…. Mou, Monika, (un altro milione di persone) ed io vediamo chiaramente quanto sei forte, quanto corri, quanto gli allenatori avversari ti temono, quanto ti impegni a migliorare e quanto ci tieni alla maglia (e alla fascia).

    Guarisci presto perché con te in campo mi sento mille volte più tranquillo 😊…

    E ciao a tutti 😊.

    • Il tiro a girare all’incrocio, la sberla di destro, finalmente anche un calcio di punizione che sembra un arcobaleno disegnato in cielo (alla fine dell’arcobaleno c’è sempre un tesoro). Siamo tutti Lorenzo Pellegrini!

  21. Lorenzo Pellegrini, capitano della ASRoma, ha tutto il nostro sostegno.
    Inutile fare paragoni improponibili, a meno che non si voglia creare il pretesto per criticare…
    È un vero Romanista ed è un ragazzo sincero. Non sarà un campione, ma non mi sembra che, in questa squadra, sia titolare immeritatamente… Se un giorno andrà in panchina perché ci saranno giocatori più forti di lui, saremo comunque contenti. Nel frattempo, daje Lollo! Allenati sui calci piazzati, ti prego, che anche ieri sera ho visto un paio di punizioni battute in modo allucinante 🤦

  22. Pellegrini è la prima volta che si racconta in questo modo, che si apre, sono rimasto sorpeso e commosso dalla sua storia, non sapevo nemmeno che a soli 16 anni avesse avuto un’aritmia e che rischiasse di non giocare più a calcio.
    Pellegrini è e sarà un Grande Capitano, speriamo che torna il prima possibile dall’infortunio, in campo la mancanza di qualità senza di lui si è vista e non poco in queste partite nelle sue zone del campo.

  23. Sinceramente…non riesco a capire nè di testa e nè “di pancia” come si possano andare a cercare motivazioni “furbacchiotte” nelle dichiarazioni di Pellegrini.

    E’ una dichiarazione d’Amore nei confronti della Squadra, della Città, del proprio essere tifoso della Roma, che nè più nè meno di quello che qualunque tifoso della Maggica più che delle proprie idee, pronuncerebbe.

    Per cui: solo la Maglia ma anche solo i giocatori che la rappresentano e Lorenzo si SENTE uno di questi, pertanto a me basta per stimarlo e sostenerlo.

    Basta con la dietrologia dispensata da alcuni anche a fronte a dichiarazioni di Amore e di Emozioni VISSUTE come quelle del NOSTRO Capitano.

    Forza Lorenzo e Forza Roma!

    • Infatti non capisco anch’io perché qualcuno va contro questa sua dichiarazione a cuore aperto. E’ un racconto molto intimo, non leggo roba come questa giammai, dove io percepisco un attaccamento ai nostri colori come non mi è mai capitato di leggere. Lo fa poi in un periodo particolare, non facile ed i cui i nostri animi si sentono scossi perché stiamo passando un momento difficile. Leggere una confessione di un episodio della sua vita mai rivelato, ma che vuole farci capire come ci tiene alla Roma, come sia orgoglioso di giocare con noi, come questo sia per lui il traguardo più importante, queste cose dette in un momento non affatto facile pesa di più. Questo è un mio parere personale, per me è stato una delle cose più belle lette su questo sito da diverso tempo. Non vedo alcun secondo fine ma un ragazzo che a cuore aperto ha voluto far percepire che lui ci tiene a questa maglia e ad essere uno di noi. Tanti giocatori, per esempio anche l’ex Dzeko, ma anche un Calafiori infortunato gravemente, tutti a dire come in diversi momenti Lorenzo cercava di fare da collante al gruppo, di tenerlo unito, specialmente in momenti non semplici. Anche Totti stesso disse che nella Roma c’è un giocatore che può essere un grande capitano e lo ha indicato chiaramente che era Lorenzo. A noi serve uno come Lorenzo che vada a ricordare agli altri cosa significa giocare per la Roma, ed anche Mou disse una frase del tipo “se avessi 3 Pellegrini giocherebbero tutti in campo”, attestato chiara di grande stima anche da parte del nostro allenatore.

  24. Cosa dire? Nell’intervista rilasciata è stato chiaro ,dalle giovanili al Sassuolo e il ritorno a Roma ,la forza che ha tratto dalla sofferenza e l’aiuto dalle persone nella famiglia ,difficilmente i giocatori si aprono così o esternato in maniera chiara la loro vita privata ,lo apprezzo come giocatore ,buon giocatore ,anche nei momenti poco felici di gioco ,per me può solo che migliorare e glielo auguro.

  25. A quanto pare ultimamente fare il Capitano della Roma comporta due sicurezze. Non alzare trofei ed essere ricoperto di insulti.
    Parole al vetriolo per Pellegrini, già lette per De Rossi e addirittura per Totti.
    Il fatto è che essere nati a Roma è un privilegio, ma solo se sei un tifoso. Se invece giochi per la nostra Roma e addirittura ne diventi Capitano le cose cambiano.
    Leggendo molti commenti mi viene da pensare che qualcuno creda che la Roma sia al pari delle squadre del nord, che abbia le stesse possibilità economiche e politiche, e questo non è mai successo.
    Altre volte invece penso che qualcuno da piccolo si vergognava a fare outing e si è dichiarato romanista…
    FORZA ROMA, SEMPRE!

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