Simone Perrotta, indimenticato Campione del Mondo e protagonista di stagioni importanti con la maglia della Roma, si racconta in un’intervista a Il Fatto Quotidiano che tocca ricordi personali, aneddoti di spogliatoio e riflessioni sul calcio di ieri e di oggi. Un viaggio attraverso la sua carriera, con un focus particolare sulla sua esperienza in giallorosso.
Chi lascia ha nostalgia proprio dello spogliatoio.
“A me è mancato il rapporto con i ragazzi, con i magazzinieri, con i fisioterapisti. La quotidianità. Mentre la partita era l’ultimo aspetto legato alla nostalgia. Oggi non è più così.”
Cosa?
“Per i cellulari.”
Anche voi li avevate.
“Sì, ma oggi sono entrati nello spogliatoio: la prima necessità è fotografarsi e postare.”
Mentre prima?
“Si parlava della partita, nascevano gli scherzi, si festeggiava per la vittoria, si discuteva per la sconfitta. Costruivi una comunità, dove i problemi di uno diventavano di tutti.”
Cicinho ha svelato i suoi problemi di alcolismo.
“Ai brasiliani piace bere, però Cicinho non l’ho mai visto alticcio in allenamento.”
Il gruppo copre?
“Certo e devi avere un allenatore intelligente.”
Esempio?
“Dopo una festa di carnevale, durata fino a notte tarda, arriviamo al campo in condizioni pessime. Ranieri ci vede, capisce, alleggerisce il programma e ci manda via.”
Balzo indietro: 18.12.1999, Cassano segna un gol magnifico all’Inter. Il passaggio è il suo…
“(Sorride) Con Antonio che ripete: “È l’unico buono che hai fatto“. E io: “Pensa se lo sbagliavo“. Quella rete gli ha cambiato la vita e lo ripete spesso, anche perché in precedenza aveva sbagliato due occasioni non complicate; (pausa) è dai momenti difficili che può nascere il meglio.”
I suoi momenti difficili.
“Il primo anno alla Roma: ogni volta che prendevo la palla, erano fischi; se c’era una contestazione, quando uscivo da Trigoria la mia macchina ballava.”
Paura?
“No, ma all’inizio del secondo anno, in ritiro, c’erano i tifosi che urlavano “te ne devi andà“. Raggiungo Spalletti per chiedere di essere ceduto. “Mettiti l’anima in pace, no“.”
Chi l’ha consolata?
“La famiglia, mio figlio che aveva un anno.”
Nello spogliatoio?
“Damiano (Tommasi): era successo pure a lui e dividevamo la stanza: “Come fischiano, un giorno ti applaudiranno“.”
Tommasi aveva ragione.
“In quella fase Spalletti era in crisi, la società gli aveva dato dieci giorni. Arriviamo a Genova, contro la Sampdoria, e mi cambia posizione. Andò benissimo.”
L’Europeo in Portogallo, quello dello sputo di Totti a Poulsen.
“Lo aveva massacrato, e mi dispiace perché in quell’occasione è uscito un Francesco lontano dalla realtà.”
Totti era ingombrante…
“(Stupito) Cosa? Un punto di riferimento, poi in tutte le occasioni extra-campo lo mandavamo avanti: “Tanto vogliono solo te“. E noi ci davamo di lato.”
In campo ha mai avuto paura?
“Sempre! Tutti la provano. Magari prima del match mi ripetevo: “Ma non era meglio andare a mangiare al mare?“. Poi in campo spariva.” (…)
Lei chi è?
“Non lo so, però mi piacerebbe che la gente mi apprezzasse in quanto Simone e non come Perrotta.”
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Avercelo oggi un centrocampista che si sa inserire e segnare come faceva lui…
Quelli che lo criticavano sono gli stessi che oggi pontificano “quello è ‘na pippa”, “quello nun deve gioca’”, ecc.ecc.
Scienziati del pallone che non vedono oltre il naso, presi dal loro egocentrismo.
Frattesi è il nuovo Perrotta.
❤️🧡💛
La spiegazione data da un uomo del perché qua non si vince mai
Un infaticabile giocatore,gran professionista che non meritava di ritirarsi dopo la vergognosa sconfitta nella finale di Coppa Italia contro “quelli”
Giocatore serio e onesto. Consapevole dei propri limiti e delle sue qualità. Sono questi gli uomini che aiutano a costruire una vera squadra. Avercene oggi. I suoi inserimenti senza palla hanno fatto storia. E’ un campione del mondo tra l’altro. Grande Perrotta. FRS
Grande Simoneeee!!!
Perrotta bella persona, lo incontravo molto spesso qualche anno addietro, sempre gentile ed educato, Del Vecchio invece parcheggiava sempre la Brabus sulle aiuole davanti a scuola della figlia (e del mio).
Ecco qui, quando si parla dei “traumi” ricevuti da Pellegrini per mezzo di un ambiente ostile, le radio, “Guidone”…blablabla.
Simone Perrotta e Damiano Tommasi hanno attraversato mari ben più turbolenti, all’epoca non si rischiava un DASPO per circondare un giocatore in toni poco amichevoli fuori dai cancelli di Trigoria.
Ne sono usciti da vincitori…”come fischiano, un giorno ti applaudiranno”, lo sapeva bene Tommasi che usciva sempre per primo per il riscaldamento durante l’anno di Carlos Bianchi beccandosi una valanga di insulti, imperturbabile.
Fa parte del gioco, dei pochi effetti collaterali di essere un calciatore plurimilionario.
Lo sopporti oppure cambi mestiere.
Se leggi bene l’ articolo è specificato che Perrotta veniva fischiato il primo anno di Roma e come lui Tommasi se ti ricordi… magari è sbagliato lo stesso ma era più un modo di incentivare un giocatore, fare sì che reagisse e si desse una scrollata e spesso funzionava, ora invece si fischiano giocatori che vestono la maglia da 5-6 anni attribuendo a loro tutte le colpe di stagioni deludenti, facendone dei veri e propri capri espiatori. C’è una bella differenza… in pratica per farti un esempio a quei tempi uno come Dovbyk sarebbe stato sicuramente fischiato mentre oggi si fischierebbe piuttosto un Aldair o un Candela se sbagliassero qualche partita. Come è cambiato il tifo…
Qualche partita? Due anni di scena muta, tranne due mesi?
A malincuore, drastico, devo dirti che non condivido la tua posizione. Se Perrotta fosse stato ceduto come voleva dopo il primo anno, chi avresti applaudito? L’ambiente conta, qua non si vince niente proprio per colpa dei beduini contestatori, gregge di pecore manovrato come un pupazzo. Poi sul fatto che la contestazione sia forse l’unico “side effect” per questi coperti di bigliettoni, sono d’accordo. Ma deve essere ragionevole. Non tutti i calciatori hanno lo stesso carattere. Un caro saluto.
Sì, drastico, però mi pare di capire che, da quello che traspare dall’intervista, Perrotta non traeva nessuno stimolo se non delusione, dai fischi. E lo stesso sembrava valere per Tommasi, il cui consiglio è stato più un “resisti”. È stato l’allenatore a dargli fiducia, ed è sempre l’allenatore che ti fa capire di dover dare di più mettendoti stabilmente in panchina. Non sono per il sei politico, eh, né per il togliere un giusto strumento di critica ad un pubblico pagante, ma dubbioso sull’utilità dei fischi “appena metti piede in campo”.
Ma guardate che io non sono del partito per i fischi ad personam, non l’ho mai fatto allo stadio.
Si fischia tutti se è il caso ma non il singolo, quindi non traete conclusioni errata.
Però mi sono anche rotto erkà di giustificare tutto e tutti per arrivare sempre sesto.
Non considero giusti i fischi personali, a meno di mancanze gravi, ma caxxo, se hai personalità reagisci nel modo giusto anche se non possono farti piacere.
Altrimenti arrivederci e avanti un altro.
Dopo una festa a carnevale… Poi ci chiediamo perché si perdono gli scudetti alla penultima qui a Roma!
Simone e’ stato il prototipo del giocatore moderno che sfrutta tutti gli spazi disponibili per ricevere palla, dopo 15 anni staimo con mezza squadra ferma ad aspettare il passaggio di piatto del compagno, mi viene da piangere
Grande calciatore! Mio figlio tira in porta scivolando come te…
Avevamo Perrotta, Taddei, Mancini, Giuly, Pizarro ed oggi abbiamo baldanzi, soulè, l’ ucraino, elsha, l’ uzbeko…. I primi erano Campioni e segnavano gol a ripetizione con Vittorie esaltanti, i secondi ne sbagliano di clamorosi e si esaltano per successi per 1-0. Salvo Pisilli, Angelino, Konè. Come paragonare una lampada da 1’000 watt ad una torcia elettrica. Senza l’ eccelso Ranieri nemmeno questo. Parlano i numeri. Con quei giocatori si arrivava secondi o terzi e si facevano Finali di Coppa Italia. Oggi arrivare in C.-L. sarebbe un miracolo.
Per qualsiasi dubbio potete consutare il nuovo regolamento.